Aggiungo quanto scritto da una pagina bellissima che merita di essere seguita sui social (non é mia e non ci guadagno niente eh) che si chiama "Romanzo Calcistico":
Mi sono sempre chiesto di che sostanza fosse fatta la vita e onestamente una risposta precisa non me la sono mai riuscita a dare.
Forse quella che ha più senso, di risposta, è che in fondo nonostante le difficoltà, nonostante i problemi che ognuno di noi affronta quotidianamente... Viviamo per emozionarci.
Noi uomini viviamo per emozionarci, andiamo sempre alla ricerca di qualcosa che ci possa regalare un’emozione nelle nostre esistenze frenetiche, di un qualcosa dove poterci rifugiare, dove poterci sfogare.
La famiglia, l’amore, l’amicizia sono alla base di tutto ciò, ovviamente.
Ma poi c’è tutto quello che io chiamo “àncora vitale”, l’insieme di tutte quelle “arti” pensate e create ad hoc dall’uomo per sfuggire dalla routine quotidiana.
Ecco perché il teatro, il Jazz, i riff di Jimi Hendrix o di Keith Richards, la voce fatata di Freddie Mercury.
Ecco perché le gesta di Pelé o Maradona, il calcio totale di Cruyff, le accelerate palla al piede di quella supersonica “murciélago” del Fenomeno.
Ecco perché la sinuosa danza di re Roger Federer sul prato verde di Wimbledon, o l’eccitante leggiadria di Muhammad Alì sul ring del Madison Square Garden.
Ecco perché l’incantata magia di MJ che schianta il canestro al Chicago stadium...
O degli assoli di quell’ira di Dio di Kobe Bryant allo Staples Center di Los Angeles.
Loro ti aiutano a vivere, a dimenticare. A sognare.
Perché ci sono uomini e uomini, artisti e artisti, sportivi e sportivi, ognuno con la propria storia.
Poi ci sono quelli come Kobe.
Sì, le leggende.
Quelle sono immortali.
Mi sono sempre chiesto di che sostanza fosse fatta la vita e onestamente una risposta precisa non me la sono mai riuscita a dare.
Forse quella che ha più senso, di risposta, è che in fondo nonostante le difficoltà, nonostante i problemi che ognuno di noi affronta quotidianamente... Viviamo per emozionarci.
Noi uomini viviamo per emozionarci, andiamo sempre alla ricerca di qualcosa che ci possa regalare un’emozione nelle nostre esistenze frenetiche, di un qualcosa dove poterci rifugiare, dove poterci sfogare.
La famiglia, l’amore, l’amicizia sono alla base di tutto ciò, ovviamente.
Ma poi c’è tutto quello che io chiamo “àncora vitale”, l’insieme di tutte quelle “arti” pensate e create ad hoc dall’uomo per sfuggire dalla routine quotidiana.
Ecco perché il teatro, il Jazz, i riff di Jimi Hendrix o di Keith Richards, la voce fatata di Freddie Mercury.
Ecco perché le gesta di Pelé o Maradona, il calcio totale di Cruyff, le accelerate palla al piede di quella supersonica “murciélago” del Fenomeno.
Ecco perché la sinuosa danza di re Roger Federer sul prato verde di Wimbledon, o l’eccitante leggiadria di Muhammad Alì sul ring del Madison Square Garden.
Ecco perché l’incantata magia di MJ che schianta il canestro al Chicago stadium...
O degli assoli di quell’ira di Dio di Kobe Bryant allo Staples Center di Los Angeles.
Loro ti aiutano a vivere, a dimenticare. A sognare.
Perché ci sono uomini e uomini, artisti e artisti, sportivi e sportivi, ognuno con la propria storia.
Poi ci sono quelli come Kobe.
Sì, le leggende.
Quelle sono immortali.