E' evidente che hai ragione, ma....
...ma in verità ci sarebbero a mio avviso delle precisazioni da fare.
La più evidente è che il suo è sempre stato un calcio tutto sommato ripetitivo e scolastico e in virtù di ciò portato ad una sorta di perfezione che ne è sia il pregio che il limite. Ed è con quest'idea che si è fatto strada nella giungla del calcio di provincia e che lo ha poi lanciato nel calcio "che conta".
Il suo modo ostinato e inflessibile di vedere il calcio dal punto di vista tattico gli ha consentito di sviluppare un'architettura di gioco inconfondibile e solida ma, proprio perché ottusa, intrinsecamente priva di sviluppi.
Per me lui è veramente l'espressione, a suo modo moderna, di una visione del gioco ormai anacronistica, soprattutto a certi livelli, e di una cultura sportiva rinunciataria che comunque, anche questo è vero, rappresenta in qualche modo l'impronta catenacciara del nostro calcio che tanto ci ha dato dal punto di vista dei risultati ma, a volte, altrettanto ci ha tolto dal punto di vista della stima internazionale. Ne è prova il fatto che hanno avuto evidentemente più estimatori il Barca di Guardiola e il Milan di Sacchi che non l'Inter di Mourinho (che a onor del vero proprio catenacciara non era).
E comunque hai ragione, il suo più grave difetto è proprio l'aver portato la propria autostima talmente sopra le righe da portarlo a convinzioni e presunzioni di sé del tutto errate.
In quest'ottica però va anche capito. I suoi risultati in realtà calcistiche più modeste sono innegabili. Anche alcune "imprese" sono innegabili. Ciò lo ha via via condotto a un delirio di onnipotenza che ne ha offuscato la capacità di giudizio. E quindi, quando è arrivata
"la chiamata" questo processo ha raggiunto il suo climax e tutte le frustrazioni troppo a lungo represse si sono materializzate in autobiografie farneticanti e in inopportune autocelebrazioni.
Naturalmente la realtà delle cose era tutt'altra e quando ha bussato alla porta presentando il conto lo ha trovato totalmente impreparato. E allora via con la fiera delle scuse e con la continua e spesso risibile ricerca di attenuanti e alibi che ne hanno proiettato un'ombra sinistra e sgradevole e che alla fine si è tramutata in una sostanziale incompatibilità con l'ambiente nerazzurro in genere.
Va beh, mi fermo qua altrimenti il post assomiglierà sempre più alla "Fenomenologia di Mike Bongiorno" di Umberto Eco e questo personaggio mi spiace ma non merita tanto