Werckmeister Harmonies

Siamo qui spogli
come alberi o grano
a pretendere un vento
che ci lasci addolcire
le miserie oltraggiose
che impigriscono i canti
siamo stanchi di avere
senza mai poter dare;
siamo stanchi di sguardi
in disunite stagioni
che ricongiungono al grembo
depravati mercanti
io lo so, tu lo sai,
siamo fatti di niente
e speriamo ignoranti
luminosi bagliori.

Siamo qui derelitti
come carni spietate
per la bocca dei porci
che ci leccano il culo
mentre stiamo fingendo
un'emerita patria
povera solamente
per chi la sa cantare

piuttosto che erigere
statue o stazioni
clavicembali sghenghi,
malfamate intenzioni,
tentativi di sguardi
da un po' già lacerati
come certe, offuscate,
presunzioni cretine.

AH! Vedi Obdulio, t'ha ascoltato... Ora te la vedi tu...
 
Ode al pivello

se tu vuoi davvero constatare lo squallore
di sinneddotiche frasi irruenti
permetti che ti canti, con negazionato amore
le sbarre che ti porgerei nei bianchi;
-manifesti denti

finanche mostrati, non servono
a servire, il futile, asserito,
patetico squallore
con quale anteponi il diritto garantito
di giudicar sopito
il mio diverso dissapore

Enea lo scrisse imperterrito
a caratteri ancestrali
considerando Afrodite
cagion di tutti mali;
Priamo per l'orecchio
lo riprese dumbeggiando
Anchise di ques'ovvio
ne fece un grigio vanto.

Perdonami l'anafora, patetico Scipione
all'ombra di Cartagine
figura di un ********;
perdonami l'assenza
di altre stolte rime
finanche il buon Annibale
si diede alle suine.
 
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