Le risate non hanno più suono. Restano soffocate, lì, tra le discariche d'odio che perseguitano questi poveri passi blasfemi.
Le persone sono fatte di tradimenti, menzogne e malagrazia; il mare mi fa un inchino sublime mentre affondo il viso ed è un freddo conquistato.
Versamene un altro, anzi; faccio da solo.
Ho imparato il disincanto e non ho alcuna intenzione di tramandarlo: ho imparato la disgrazia e non ho nessuna voglia di mostrare gli occhi gonfi. Ho imparato la distanza dall'infinito e non ho proprio alcun desiderio di mescolare le carte.
Non è necessario inseguire la sincerità, non serve piegarsi al manifesto cattolico dell'altrui stupore; serve, invece, camminare senza méta, non avere inclinazioni né speranze fosse solo un attimo di ardére, lì, in sconclusionati emisferi di innocenza d'occhi persi.
Un uomo vestito di morte mi accarezza le gambe senza parlare. Un altro mi perseguita con la propria disamina vittimistica del creato. Non ho tempo, né voglia di perdonare nessuno.
Sono nato con l'odio nel petto e respiro più forte di quanto avrei mai potuto immaginare.
Costruirono una casa di legno, tempo fa, arricchita di rugiada, foglie pavimentali, racconti ignobili; la abitarono pazzi, drogati, filosofi dell'ovvio, mercenari di attenzioni e via dicendo.
Le foglie morivano giorno dopo giorno.
Sempre piu' deboli, sempre piu' inutili.
Nel tempo impararono il trucco della calce, l'arte di incollare, gli infiniti deliri tramandati da chissà quali Padri.
Non rimase nulla.
Se non i nostri occhi spalancati ed impotenti, a cercare, ad insistere, ad ardere.
Nel fuoco morto della notte più buia delle nostre stesse meraviglie.
Le persone sono fatte di tradimenti, menzogne e malagrazia; il mare mi fa un inchino sublime mentre affondo il viso ed è un freddo conquistato.
Versamene un altro, anzi; faccio da solo.
Ho imparato il disincanto e non ho alcuna intenzione di tramandarlo: ho imparato la disgrazia e non ho nessuna voglia di mostrare gli occhi gonfi. Ho imparato la distanza dall'infinito e non ho proprio alcun desiderio di mescolare le carte.
Non è necessario inseguire la sincerità, non serve piegarsi al manifesto cattolico dell'altrui stupore; serve, invece, camminare senza méta, non avere inclinazioni né speranze fosse solo un attimo di ardére, lì, in sconclusionati emisferi di innocenza d'occhi persi.
Un uomo vestito di morte mi accarezza le gambe senza parlare. Un altro mi perseguita con la propria disamina vittimistica del creato. Non ho tempo, né voglia di perdonare nessuno.
Sono nato con l'odio nel petto e respiro più forte di quanto avrei mai potuto immaginare.
Costruirono una casa di legno, tempo fa, arricchita di rugiada, foglie pavimentali, racconti ignobili; la abitarono pazzi, drogati, filosofi dell'ovvio, mercenari di attenzioni e via dicendo.
Le foglie morivano giorno dopo giorno.
Sempre piu' deboli, sempre piu' inutili.
Nel tempo impararono il trucco della calce, l'arte di incollare, gli infiniti deliri tramandati da chissà quali Padri.
Non rimase nulla.
Se non i nostri occhi spalancati ed impotenti, a cercare, ad insistere, ad ardere.
Nel fuoco morto della notte più buia delle nostre stesse meraviglie.