Nessuna novità. La gara di andata e il suo esito si sono rivelati troppo pesanti e determinanti ai fini della qualificazione alla finale di Coppa Italia. L’Inter è stata eliminata nel momento in cui si è suicidata a San Siro dopo aver disputato una prova migliore rispetto alla Juventus. Il momento spartiacque è stato segnato dalla scellerata uscita di Handanovic che ha permesso alla bilancia di pendere definitivamente verso il bianconero. Ieri l’Inter ci ha provato a tratti, andando più vicina al gol nel primo tempo – quando passare in vantaggio sarebbe risultato fondamentale – rispetto alla ripresa. Nei secondi 45 minuti, la squadra di Conte non ha mai dato l’impressione di poter trovare lo spunto decisivo, risultando piatta e annullata dalla linea difensiva molto bassa della Juventus. I bianconeri, d’altronde, hanno preparato la partita – giustamente – in funzione del risultato d’andata. E hanno interpretato una gara incline alle loro caratteristiche: difesa e ripartenza. Tanto è bastato.

Nulla di nuovo…

Era francamente utopistico pensare di conquistare la finale dopo la gara di andata. Per tre ordini di motivi. L’Inter non vince a Torino da nove anni: riuscire a superare la Juventus con ben due gol di scarto era già di per sé obiettivo molto ambizioso. Se a questo aggiungiamo la tipologia di partita – difesa avversaria chiusa ed obbligo di trovare un modo per scardinarla -, la meno adatta alle caratteristiche dell’Inter, diventa improbabile. Inoltre, perdere la sfida d’andata per 1-2 in casa ti costringe a raggiungere un livello  di cinismo e di freddezza sotto porta che rasenti la perfezione nella gara di ritorno. Non esattamente un pregio dall’Inter 2020-21, che si diverte a sprecare una quantità innumerevole di occasioni in ogni partita. E così, raggiungere la finale diventa irrealistico.

Il campo, d’altronde, ha pienamente confermato i timori della vigilia. Buffon non si è dovuto impegnare in parata alcuna, mentre l’Inter nel primo tempo è riuscita a buttare le ortiche quelle occasioni che le avrebbero permesso di poter tentare un arrembaggio convinto alla ricerca della finale. Una su tutte: Lautaro che calcia malamente al volo con la porta sguarnita. Sia lui, sia Lukaku disputano una pessima prova. Il belga, fra l’altro, va per l’ennesima volta in bianco contro la Juventus: i precedenti cominciano a diventare troppi. Ed estremamente preoccupanti, poiché Lukaku si spegne con inquietante puntialità ogni qualvolta la pressione sale. Sia il Toro che Big Rom, tuttavia, appaiono stanchi, ma dovranno fare di necessità virtù: non esistono veri attaccanti in rosa oltre a loro. Per il resto, il coesistenza Eriksen-Brozovic si rivela ancora una volta altamente infruttuosa: entrambe le prove risultano gravamente insufficienti. Mentre Hakimi e Barella, soli contro tutti, non riescono a fare il miracolo. All’Inter, fra l’altro, mancava l’unica verta carta a disposizione in rosa da buttare nella mischia dalla panchina: Alexis Sanchez. L’unico in grado di creare sconquasso nelle difese avversarie. Per il resto, la leggenda della rosa lunga si conferma, ancora una volta, una leggenda.

Piccolo inciso a proposito di due episodi: uno comico, l’altro squallido. Il primo vede coinvolto Leonardo Bonucci che, nei primi minuti del match, dice ad Antonio Conte “devi rispettare l’arbitro”. Sì, avete letto bene, il mittente del messaggio è proprio quel Leonardo Bonucci. Quello che nella gara d’andata, per ogni presunto fallo, sbraitava dalla panchina contro il direttore di gara reclamando fischi o ammonizioni per 90 minuti più recupero. Il secondo vede coinvolto addirittura il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, che al fischio finale insulta volgarmente lo stesso Conte. Sarà interessante, più che altro, capire se la criminalizzazione dei comportamenti di Ibrahimovic e Lukaku andata in scena nel post-quarto di finale andrà in scena anche in questo caso, oppure se la morale cambierà colore a seconda della bandiera. Ogni altro commento sarebbe superfluo, ma ci limitiamo a dire che episodi del genere qualificano correttamente ed esattamente lo stile Juventus, la loro reputazione, eternamente compromessa, e la loro storia, irrimediabilmente macchiata.

È già Inter-Lazio

Adesso la squadra di Conte avrà a disposizione quattro giorni per preparare il match contro la Lazio di Simone Inzaghi. Sarà un match dall’enorme coefficiente di difficoltà contro la squadra più in forma del campionato, che assomiglia sempre più a quella vista nel pre-lockdown nella scorsa edizione. Poi sarà tempo di derby, questa volta con una settimana per preparare la gara. Saranno due impegni decisivi contro due grandi avversari. L’Inter, che per ora è riuscita ad isolarsi dagli enormi problemi legati al caos societario, dovrà continuare a mantenere alte le mura del bunker costruito in quel di Appiano Gentile. E superare la delusione di Coppa Italia, esattamente come ha fatto dopo l’eliminazione dalla Champions League. In quell’occasione inanellò addirittura otto vittorie consecutive. Adesso di partite ne mancano diciassette: i nerazzurri dovranno giocarsi il tutto per tutto e provare a realizzare l’impresa.

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.