Gli sceriffi nella serata di martedì di Champions a Milano siamo stati noi.
Quella di ieri sera è una vittoria che col senno di poi potrebbe sembrare scontata ma l’Inter strappa di prepotenza tre punti allo Sheriff che le danno ossigeno non solo in chiave Champions (fondamentali, vista la manita del Real Madrid in quel di Donetsk) bensì anche in fase pre-Juventus: un qualsiasi risultato che non fosse stato questo e soprattutto arrivato senza questo surclassare l’avversario avrebbe causato non pochi mugugni in vista del derby d’Italia.
L’Inter supera uno Sheriff organizzato che si presenta a San Siro da imbattuto nelle ultime 19 gare ufficiali disputate, con un 4-3-3 più difensivo che offensivo ma particolarmente propenso alle ripartenze che, in determinate occasioni, hanno anche provocato delle difficoltà alla difesa nerazzurra.
Inzaghi, in cerca di un terzo centrocampista che possa dargli serenità, rilancia Vidal dal primo minuto e schiera Dimarco come terzo a sinistra due scelte che si rileveranno determinanti per la vittoria finale: il primo segna la rete che cambia la partita riportando l’Inter in vantaggio ed il secondo è nettamente il miglior in campo per i nerazzurri fino al fallo ingenuo da giallo dal quale nascerà la punizione che farà pareggiare gli ospiti.
Finalmente possiamo tornare a raccontare di un San Siro colmo e rumoroso che a tratti ha dato l’idea di essere trascinatore proprio come tempo fa prima dell’inizio, tragico, della pandemia.

Gli scricchiolii in una serata dominante

Nonostante sia arrivata una vittoria oltremodo convincente, azzarderei dire dominante, siamo lontani dal veder risolti i problemi emersi nelle ultime partite nerazzurre, evidentissimi nello scontro dell’Olimpico contro la Lazio. Dietro, ahinoi, delle volte si balla soprattutto nelle ripartenze e anche se in maniera contenuta lo Sheriff è riuscito ad intavolare qualche contropiede pericoloso, la modesta capacità realizzativa dei moldavi ci ha dato una mano.
Altro problema è il non riuscire a chiudere la partita quando la si ha in mano, esattamente come nella partita contro la Lazio di cui sopra. La prima frazione di gioco si chiude con un bottino misero rispetto a ciò che si è creato e ad una occasione non troppo allarmante su punizione veniamo puniti rischiando di metter a repentaglio la qualificazione e la stagione intera.

Handanovic. Alti e bassi. Sulla punizione non è ineccepibile ma purtroppo bisogna abituarcisi, o forse ci saremmo già dovuti abituare da un po’, in alcune circostanze non fa più la differenza a nostro vantaggio.
La reazione immediata e la netta supremazia (quasi trenta tiri verso la porta dello Sheriff) hanno avuto la meglio ma non possiamo ogni volta tener in vita anche l’avversario più innocuo.
Speravamo nel riscatto di Calhanoglu, Dumfries e Correa. Dei tre citati solo l’olandese ha solcato il campo uscendone con gioie (poche) e dolori (un po’ di più). L’esterno scelto da Inzaghi non può essere rimproverato sotto il punto di vista dell’impegno, la voglia di fare e di mettersi in gioco non è messa in discussione mentre la riuscita delle sue giocate e la capacità di prendere le scelte giuste ancora non hanno convinto. Male nella fase difensiva, l’unico grande rischio (sempre in contropiede) che l’Inter subisce è per una sua errata diagonale, in quella offensiva regala spunti, un assist e tanta confusione. Deve dare meno spazio all’impeto ed imparare a controllarsi di più, la stoffa c’è. In due parole è ancora: caotico e acerbo.
De Vrij segna il gol che chiude definitivamente la partita e insieme ad un paio di chiusure importanti prende una sufficienza abbondante. Ma il periodo non roseo non è passato e si è visto anche contro lo Sheriff, capita soprattutto a giocatori che hanno sempre reso tantissimo e che non siamo abituati a vedere in difficoltà, il momento no passerà e questa rete non può che aiutare.

Gioielli

Dimarco, Brozovic e Barella dominano il primo tempo.
L’esterno fresco di convocazione da parte di Mancini in Nazionale ha un dono: ogni pallone che immette verso l’area avversaria è una potenziale occasione da gol.
I primi quarantacinque minuti sono eccezionali, peccato sia un esterno sinistro perché in questo momento storico uno come lui avrebbe fatto comodo averlo a destra. Corsa, intensità, piede ha tutto per essere una pedina importante di questa Inter e lo sta dimostrando, tant’è che gli si perdonano alcune sciocchezze che a volte risultano anche essere incisive, il fallo dal quale scaturirà la punizione dell’uno a uno dello Sheriff è assolutamente evitabile. Uscirà subito dopo al posto di Bastoni ma la prestazione complessivamente è stata ottima.
Brozovic e Barella hanno disputato una partita eccezionale. Non è una novità sia chiaro ma una volta che Inzaghi avrà trovato tra i suoi uomini colui che possa affiancarli al meglio (oggi Vidal è stato prezioso ma l’allenatore spera di veder il miglior Calhanoglu) potrebbero non avere limiti.
La continuità del croato per tutti i novanta minuti ha fatto sì che riuscisse a strappare il Man of the match a Dzeko (gol e assist il bosniaco), lucido, preciso, cosa che non sempre gli riesce, attento nel mantenere la posizione Brozovic ha disputato una gara sontuosa.
Marotta prima della partita ha detto, in sintesi, che all’Inter è il benvenuto solo chi vuole restare e che Brozovic sembra uno al quale Milano piaccia parecchio. Vedremo se arriverà il rinnovo (insieme a quello di Lautaro) ma dalle parole del dirigente nerazzurro si presume possa esserci la fumata bianca a breve.
Idem Barella, meno appariscente rispetto ad altre partite ha, come sempre, giocato una partita senza sbavature contribuendo a reggere un centrocampo che in una partita come questa doveva solo stare attento a non farsi trovare impreparato nelle ripartenze. Non esce praticamente mai, gioca tutte le partite e ad oggi è insostituibile.
Piccolo inciso su Dzeko.
In alcune partite non dovrebbe uscire mai anche quando non sta dando il meglio (ad esempio con Lazio), in altre tipo ieri sera, prende la squadra in spalla e la porta dove vuole. Non sempre è performante sotto porta come un nove, non sempre tiene fisicamente i novanta minuti ma in alcune partite se alza il livello è decisivo, che piaccia o no.

Ed ora.. avanti così

Il Real Madrid incontrerà di nuovo lo Shaktar e stavolta a Madrid dove si presume non lascerà punti per strada. Ma l’Inter deve continuare per la propria, sdoganato il tabù dei tre punti ora la vittoria al ritorno contro i moldavi del Tiraspol Sheriff è propedeutica per cercare quegli ottavi di Champions che mancano da troppi anni.
Questo 3 a 1 è stato straripante, dominante, eccessivo perché la differenza in campo è stata netta, perché non c’è stato un nerazzurro che non abbia preso almeno il sei in pagella, insomma Inzaghi può tornare a sorridere dopo sabato scorso ma purtroppo non basta, purtroppo non ci si può fermare qui, in Champions come in campionato.
La partita di domenica diventa probabilmente già fondamentale per le sorti di Inter e Juventus e l’unico modo per vincere il big match o perlomeno per non aver rimpianti per non averci provato è affrontarlo con questo approccio.
Perdere Lukaku, Eriksen, Hakimi e Conte tutti insieme e rimanere competitivi non sarà facile, l’Inter ci sta provando non avendo la certezza di riuscirci. Un avversario come lo Sheriff non è un’unità di misura con la quale valutare il possibile andamento stagionale, ma serviva una vittoria e una vittoria è arrivata.
Ci si poteva perdere e non è successo, non è cosa da poco se si viene da una sconfitta che ancora brucia e si è alla vigilia di una partita decisiva per la classifica e il cuore.