L’Inter non delude le aspettative e stende il Porto del grande ex Sergio Conceicao con una tap-in di Romelu Lukaku al minuto 86′, quando la partita sembrava essere inevitabilmente indirizzata verso lo 0-0. Con questa bella e complicata vittoria la squadra di Simone Inzaghi suggella il proprio ottimo periodo di forma, interrotto soltanto dall’amaro pareggio rimediato contro la Sampdoria dello scorso 13 febbraio.

Inter-Porto 1-0, il commento del primo tempo

Come da pronostico, i portoghesi si sono dimostrati una squadra rognosa e compatta, in grado di sfruttare la propria fisicità ed il proprio dinamismo per sovrastare numericamente gli avversari. La straordinaria intensità con la quale il Porto ha approcciato la gara, tuttavia, si è dovuta abbattere sulla classe e sulla cattiveria agonistica di Calhanoglu e compagni, che non si sono lasciati spaventare dalla caratteristica foga dei biancoblù.

È proprio il centrocampista turco che per primo si rende pericoloso dagli sviluppi di un calcio d’angolo, con Diogo Costa che al 19′ respinge in tuffo la sassata del 20 nerazzurro. Dopo un’ottima prima mezz’ora della compagine interista, il Porto guadagna metri e arriva alla conclusione con Marko Grujic, ma il tiro si spegne poco sopra la traversa. Al 36′ è ancora il serbo classe ’96 a rendersi pericoloso, con un tiro respinto da Onana che finisce sulla testa di Galeno, il quale clamorosamente non riesce a finalizzare il fortunoso tap-in.

Al 39′ è l’Inter che si riaffaccia dalle parti di Diogo Costa con una percussione di Darmian, che finisce per terra in area di rigore dopo uno scontro dubbio con Wenderson Galeno: per il direttore di gara Srdjan Jovanovic si può continuare, ma dal replay sembra rigore netto. Nel finale della prima frazione di gioco il portiere dei portoghesi compie un autentico miracolo su un colpo di testa di Bastoni, preservando una preziosissima e momentanea situazione di parità che consente ai suoi di rientrare in campo nella ripresa in maniera decisamente più tranquilla.

Inter-Porto 1-0, il commento del secondo tempo

Nel secondo tempo continua la pressione interista sulla difesa lusitana, con Barella che sfiora un goal da numero 9 dopo 7 minuti. I Draghi sembrano allora voler impostare il proprio gioco sulle ripartenze, una delle quali termina con una conclusione angolata ma debole del bomber iraniano Mehdi Taremi. L’ingresso in campo di Gosens e Lukaku al posto di Dimarco e Dzeko sembrano portare un po’ di brio delle transizioni offensive della Beneamata, con i subentrati che dimostrano fin dai primi minuti una buona condizione fisica ed una concentrazione più che apprezzabile.

Il ritmo della gara sembra non voler decollare, interrotto dai tanti falli e tempi morti, quando il trio Calhanoglu-Lukaku-Lautaro si inventa una triangolazione da paura, con l’argentino che non riesce per pochi centimetri a spingere il pallone in rete. L’episodio che modifica le sorti della gara arriva al minuto 78′ con l’espulsione di uno snervante e provocatorio Otavio: col Porto in 10, l’Inter prende coraggio e spazi che prima sembravano impenetrabili. All’86’ il belga fa venire giù San Siro con un tap-in dei suoi, dopo aver colpito il palo di testa su uno squisito cross di Barella. Da quel momento i padroni di casa cercano disperatamente il goal del raddoppio, con il numero 90 che all’88’ con una girata delle sue impegna un Diogo Costa decisamente in serata.

Dall’Inter delle goleade a quella del corto muso

Questa Inter non sarà bella, straripante, graziosa. Quando vuole esserlo, rischia di diventare leziosa e superficiale. Ci stiamo abituando a vedere una squadra esteticamente brutta ma concreta, lo dimostrano le numerose vittorie per 1-0 o comunque con un solo goal di scarto. Degli ultimi 10 successi, infatti, ben 8 sono arrivati con una rete di differenza, a testimonianza della nuova filosofia del “corto muso” che tende all’equilibrio e non più al rischio. E finché si vince, tutto sommato, va bene così.

Un ritorno da non sottovalutare: al do Dragao sarà un inferno

Il Porto ha ampiamente dimostrato di essere una squadra temibile, di quelle che non muoiono mai. In casa i biancoblù hanno numeri da capogiro, che non devono intimorirci ma che ci impongono di non sottovalutare la gara, di non pensare di avere già in tasca la tanto agognata qualificazione ai quarti di finale. Loro ci aspetteranno col coltello tra i denti, dopo tutto il nervosismo e le provocazioni che ci hanno fatto subire e che hanno accumulato ieri sera.

Avranno dalla loro un pubblico infuocato, come è giusto che sia in queste grandi occasioni. Il do Dragao sarà un inferno, ed i nerazzurri hanno troppo spesso toppato fuori dalle mura domestiche di San Siro, orfani della spinta degli oltre 70mila supporters nerazzurri. Toccherà a mister Simone Inzaghi toccare le corde giuste e motivare i ragazzi in quella bolgia, per una partita che sembra valere una stagione. Il 14 marzo ci giocheremo quei quarti di finale che mancano da troppo tempo, e che consentirebbero all’Inter di rientrare finalmente nell’élite calcistica dell’Europa che conta.