Ieri è morto Giuliano Sarti, il portiere della Grande Inter di Helenio Herrera, il primo nome di uno splendido ritornello che è rimasto impresso nella mente di chi c’era allora e che si è tramandato di generazione in generazione con un suono semplice che farà per sempre così SartiBurgnichFacchetti. Così tutto attaccato, tutto d’un fiato, come quando si ha a che fare con una meraviglia. Oggi saranno celebrati a Firenze i funerali e questa mattina tutti i giornali Nazionali hanno parlato dell’ex giocatore nerazzurro. Proponiamo alcune parti degli articoli.
LA REPUBBLICA – “Il destino cattivo di Giuliano Sarti si è accanito su di lui per 50 anni esatti, poi ha smesso ma solo perché Giuliano Sarti è morto. Quasi non gli fosse servito a nulla vincere uno storico scudetto con la Fiorentina e poi altri due con l’Inter, quasi fosse una sciocchezza incarnare le prime due sillabe di una meravigliosa filastrocca (Sartiburgnichfacchetti…), quasi non avessero peso quelle due Coppe dei Campioni conquistate con la grande Inter di Herrera. Tutto è scomparso dentro la polvere crudele di un mezzo secolo patito nella carne, per la memoria di un solo errore: quando, in un pomeriggio a Mantova, un cross di Gegé Di Giacomo gli sfuggì dalle mani, togliendo lo scudetto ‘66/67 ai nerazzurri e consegnandolo alla Juventus. Nella quale Juventus, una manciata di mesi dopo, Sarti andò a chiudere la carriera facendo il secondo ad Anzolin. Dopo la beffa di uno sbaglio, l’onta di un sospetto: avere consegnato il tricolore proprio alla sua futura squadra. Quell’offesa a cui molti alludevano ferì Sarti per tutta la vita, segnata anche dal tremendo dolore della perdita di un figlio“.
CORSERA –“A guardarlo non avresti detto che faceva il portiere. In quel mondo dove i numeri uno avevano gli occhi spiritati, Giuliano Sarti sembrava un impiegato del Comune. Del resto lui al pallone si era avvicinato tardi. Con la sua scomparsa si stacca un altro pezzetto della Grande Inter. Il numero uno raggiunge il capitano Picchi e Facchetti. E anche Milani, Tagnin e Bicicli che di quella squadra facevano parte. Il suo nome il primo della filastrocca sartiburgnichfacchetti che sarebbe finita persino in un film di Nanni Moretti. Sulla maglia aveva il numero uno, ma preferiva passare per attore non protagonista. Si racconta che durante la finale del Prater contro il Real Madrid per tutto il primo tempo Nicolò Carosio lo scambiò per la riserva Bugatti. Era talmente bravo che passava inosservato“.
LA STAMPA – “Minuto di silenzio per Giuliano Sarti, che seguito da BurgnichFacchetti rinverdì nei primi ’60a la filastrocca d’anteguerra, Combi-Rosetta-Caligaris e anticipò quella degli ’80, ZoffGentile-Cabrini. Anticipò anche, Sarti, un modo nuovo di stare in porta, diverso da una tradizione che molto concedeva ai fotografi: piazzamento e sobrietà, laddove prima trionfavano voli plastici ed effetti speciali. Bolognese arioso, d’estate vendeva pesche, d’inverno caldarroste.Poi lo adocchiò la Fiorentina e arrivò nel ’56 il primo scudetto, dei viola e della sua grande carriera. Che ancor più grande sarebbe stata, una volta passato all’Inter nel ’63, se un altro bolognese arioso, Mondino Fabbri, non avesse coltivato in Nazionale un’insana passione per la difesa a puzzle: quando sarebbe bastato aggiungere a BurgnichFacchetti, e solo a tempo perso Guarneri, sia Sarti che capitan Picchi per replicare in azzurro il reparto più forte del mondo. Lo dimostrarono per anni, Sarti e i suoi, a colpi di scudetti, Coppe Campioni e Intercontinentali“.
IL GIORNALE – “Lui era essenziale,gran senso della posizione. Il suo bel finale di vita, appollaiato sulle colline toscane,gli hai insegnato che c’è altro oltre al calcio,oltre ad una papera: 4 figli, sette nipoti,una metà del cielo da scorgere nel fumo di un sigaro.A 71 anni si ritrovò con problemi al cuore, il medico gli disse: «Smetta di fumare, fa male».E lui:«La vita media di un uomo arriva a 78 anni,perché vuole togliermi il piacere di un sigaro per sette anni?». Il destino è stato più generoso. Fumo e calcio sono stati compagni di avventura. Otto anni fa, Sofia la nipotina di 11 anni, si classificò 16ª ad un concorso di ginnastica ritmica. Lei si spiegò: «Scusa nonno, mi è scappata la palla dalle mani». E lui la consolò:«Figliolina, è capitato anche a me. Tanto tempo fa. Non si può farci niente»“.
LIBERO – “Bisognerebbe ritrovarsi una sera con chi lo vide in campo e, seduti attorno ad un tavolo, ascoltare il loro racconto di Giuliano Sarti, uno dei più grandi portieri della storia del calcio italiano. Bisognerebbe farlo perché Sarti se n’è andato lunedì sera a 83 anni, per un malore improvviso, nella sua casa di Firenze. Ora, quindi, andrebbe (ri) spiegato ai più giovani che portiere fu, Sarti, e che uomo fu,Giuliano,e chiarire – o ribadire – loro i motivi per cui sarebbe necessario, questo racconto… Sarebbe quindi semplice spiegare ai più giovani dove l’avevano già sentito, quel nome. In quella formazione recitata come si fa per le cose sacre, risponderebbero i narratori, perché la Grande Inter lo è stata,perché una squadra di calcio può diventare un romanzo e un romanzo è una storia che unisce i padri, i figli e i nipoti ancora oggi a quel tavolo,per ricordare come iniziava. «Sarti, Burgnich, Facchetti…».Così, con Sarti prima di tutti“.