A pochi giorni dalla sfida con il Napoli e dal conseguente putiferio relativo ai fatti ormai noti a tutti, c’era il timore che l’ambiente nerazzurro fosse distratto dall’onda mediatica e dimenticasse la cosa più importante: concentrarsi sull’Empoli. Ed il timore è in qualche modo fondato, visto che l’approccio alla partita dei ragazzi di Spalletti è negativo. In generale, il primo tempo è uno dei più brutti della stagione nerazzurra, secondo soltanto a quello “imbattibile” e horror di Bergamo: squadra svogliata, deconcentrata, lenta, banale e imprecisa. L’assenza di Brozovic si fa sentire tantissimo, perchè il centrocampo formato da Vecino, Borja Valero e Joao Mario non funziona, si mantiene su ritmi lenti con gli interpreti che si limitano a passaggi scolastici. In avanti, Spalletti sceglie il tridente Keita-Icardi-Politano. L’italiano svolge una partita di sostanza ma commette qualche errore di troppo, mostrando di essere a corto di energie: la sosta gli farà bene. Il senegalese nel primo tempo non si mette in mostra, mentre il capitano corre tanto e si abbassa spesso per partecipare alla manovra, come fa sempre ultimamente. In difesa, invece, rispetto al Napoli cambia solo l’out di destra, con Vrsaljko al posto di D’Ambrosio: da segnalare, nel reparto, delle ottime chiusure da parte di Asamoah, che conferma il suo momento positivo dopo il provvidenziale salvataggio sulla linea contro il Napoli. Ce ne vorrà per far dimenticare quell’errore contro il PSV, ma il ghanese ce la sta mettendo tutta per farsi perdonare.

Come detto, comunque, il primo tempo scorre via senza emozioni, con l’unico tiro in porta dell’Inter targato Politano. Ciò che balza all’occhio è il consistente numero di volte in cui gli attaccanti nerazzurri vengono pescati in offside, prova di pigrizia e disattenzione in alcuni casi, ma anche dell’ottima preparazione tattica da parte di Iachini, che decide di neutralizzare mantenendo una linea alta la manovra nerazzurra.

La scossa

Il secondo tempo comincia con un brivido causato da una svarione della retroguardia nerazzurra dopo soli 20 secondi: Zajc si trova da solo davanti ad Handanovic, che stavolta è perfetto in uscita. Altro segnale, comunque, di scarsa concentrazione nel pomeriggio toscano. L’Inter non costruisce molto, a parte un gol giustamente annullato a Keita. Così Spalletti sceglie di dare presto una scossa, e lo fa con l’uomo più discusso dell’ultimo periodo: Radja Nainggolan prende il posto di Vecino con il preciso compito di prendersi i tre punti, ma soprattutto riprendersi l’Inter e con lei i suoi tifosi. Il belga non sforna una prestazione eccelsa, ma fa tutto bene e riesce a velocizzare la manovra. Manca però una scintilla, una spinta in più che porti al gol del vantaggio contro un Empoli sempre più arroccato in difesa ed occupato nel chiudere ogni spazio. E la scintilla viene pescata ancora dalla panchina, con Lautaro Martinez che prende il posto di uno spento Borja Valero (le due partite in tre giorni si fanno certamente sentire per lo spagnolo). E così diventa presto assedio, con De Vrij che intorno al minuto 70 pesca proprio El Toro: colpo di tacco e grande parata di Provedel, con Skriniar che non riesce poi a ribadire in rete. Prove generali, comunque, perchè la pressione è forte e l’idea è ancora una volta quella che l’Inter, se messa alle strette, dia prova di tutto il suo carattere. Due minuti dopo, infatti, un cross a prima vista un po’ arretrato di Vrsaljko trova Keita, che indirizza una parabola lenta ma molto angolata ed efficace a portare in vantaggio l’Inter.

Nerazzurri che però, ancora una volta (soprattutto in trasferta) non sono bravi ad “uccidere” l’avversario e la partita, sprecando malamente tante transizioni interessanti favorite dallo sbilanciamento dell’Empoli alla ricerca del pareggio. E se pure Icardi sbaglia un gol che 99 volte su 100 realizzerebbe si capisce che, ancora una volta, sarà sofferenza. Che novità, per l’Inter. Lo spettro della partita contro il Chievo si ripresenta nella mente e nei cuori di tutti i tifosi nerazzurri, Spalletti opta ancora per la difesa a tre come a Verona con l’inserimento di D’Ambrosio, ma stavolta il finale è diverso. Altri 3 punti, gli ultimi del 2018, che consolidano e rendono sempre più saldo il terzo posto nerazzurro.

Keita-Inter: è nato il feeling

E finalmente. Se il primo tempo non è stato da ricordare, il secondo tempo è eccezionale. Il suo contributo è ampio. Dentro ci troviamo un gol annullato subito, ma soprattutto il coraggio (dovuto alle sue ottime abilità tecniche e atletiche) di puntare costantemente il proprio avversario, proprio in una partita nella quale soltanto l’uno contro uno o il lampo individuale dava l’idea di poter scardinare l’organizzazione difensiva dell’Empoli. Il gol è più bello di quello che sembri, perchè il senegalese effettivamente cerca il tiro angolato ed efficace. La cosa più bella della sua partita, però, è quel recupero difensivo straordinario nel finale: Acquah avrebbe infatti tutto il tempo e la libertà di calciare a colpo sicuro, se solo non arrivasse lo stesso Keita dopo aver corso per tutto il campo in ripiegamento. Quel piede messo davanti all’avversario rappresenta la ciliegina sulla torta, perchè l’ala nerazzurra non solo è abile nel salvare il risultato senza commettere fallo, ma anche nel guadagnare una punizione a proprio favore. Si può dire quindi che Keita, ieri, di gol ne abbia segnati due. Ed il secondo è ancora più prezioso e significativo del primo, perchè funge da testimonianza dello spirito positivo da parte sua e delle caratteristiche da uomo-squadra.

A completare la sua splendida giornata, poi, ci sono le dichiarazioni ai microfoni di Sky Sport a proposito della vicenda Koulibaly, mostrando di essere un ragazzo totalmente spontaneo e sincero specialmente quando, con il sorriso di un ragazzo che ha sempre sognato di fare questo lavoro, afferma: “Certe cose non possono succedere oggi su un campo di calcio, questo sport è bello e non bisogna fare cose brutte. Per noi è dare anche una speranza”. Genuino. Da apprezzare, specialmente in questi giorni costellati da retorica e falso buonismo. Quella di Keita, invece, non è affatto retorica: a parlare è quel bambino che sogna ed ama questo sport.

Tempo di bilanci e buoni propositi

Si chiude quindi il 2018 dell’Inter, anno importante. Nel tracciarne un bilancio, non si può fare a meno di pensare al ritorno in Champions League dopo sei anni sancito dalla notte romana del 20 maggio, quando “l’ha presa Vecino”. Champions che ci ha consegnato a sua volta emozioni pazzesche, come quella del 18 settembre, quando “l’ha ripresa Vecino”. Dispiace ovviamente per come il girone si è concluso, ma rimane la consapevolezza di essere ritornati a respirare aria di grande calcio che da tempo mancava nella Milano nerazzurra. La classifica attuale, con un terzo posto che l’Inter ha conquistato presto e mantenuto per mesi rispecchia il livello attuale: grande distanza dalla Juventus, minima (se non nulla) dal Napoli, ma grande distanza (stavolta a nostro favore) dalle romane e dal Milan. Da qui si deve ripartire, come ha giustamente sottolineato Marotta parlando dei propositi per il 2019: “Ringrazio i nostri tifosi per l’amore dimostrato in questo anno solare. Da parte nostra c’è la volontà di regalare un qualcosa di importante nel 2019”. E soprattutto, come auspicato proprio dal nuovo amministratore delegato nerazzurro, che il nuovo anno possa riportare l’Inter ad alzare un trofeo. Con la consapevolezza che noi la ameremo anche nel 2019, a prescindere dai risultati. Perchè l’Interismo, si sa, non si può racchiudere in una sconfitta o in una vittoria.

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24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.