Prova di maturità superata. I test contro Genoa Parma – che Antonio Conte aveva così definito subito dopo il derby vinto – hanno prodotto sei punti d’oro per i nerazzurri, seppur ottenuti in modalità diverse. Contro il Grifone, l’Inter aveva messo in chiaro nel giro di 35 secondi quale sarebbe stato l’esito del match; ieri, il Tardini di Parma si è confermato campo storicamente ostico per i nerazzurri. La squadra di Conte ha dovuto sudare la vittoria fino all’ultimo secondo, dopo un brutto primo tempo ma sfruttando due guizzi per mettere in discesa la partita. I gigliati, però, in una situazione di classifica disperata, non si sono arresi, hanno accorciato le distanze (primo gol subito dall’Inter su azione in campionato dal 10 gennaio) e così gli uomini di Conte sono stati costretti a stringere i denti per conquistare tre punti fondamentali, sfruttando il passo falso del Milan e portandosi a +6 sui rossoneri secondi e +7 potenziali sulla Juventus terza. Un buon vantaggio, che però non è foriero di uno scudetto già vinto come in molti vorrebbero far credere: mancano 13 partite e, in un campionato così imprevedibile, può ancora succedere di tutto.

Bloccati

Se nei primi due minuti l’Inter sfodera il consueto approccio arrembante, sfiorando subito il gol, il Parma successivamente riesce a imbrigliare i nerazzurri grazie – ancora una volta – alla bravura tattica di Roberto D’Aversa, che come nella stagione passata riesce a bloccare le principali fonti di gioco di Conte. E così ci si affida solo agli strappi di Hakimi, che sporadicamente riesce a rompere gli schemi grazie alla sua velocità, e all’inventiva di Barella. A mancare nel primo tempo, però, sono gli altri due centrocampisti, Perisic e i due attaccanti: Sanchez appare spaesato nonostante la corsa e la grinta non gli manchi, mentre Lukaku sembra in difficoltà fisica – visto che Valenti riesce a fermarlo in velocità per tre volte consecutive – oltre che impacciato tecnicamente. Servirà sicuramente un altro Lukaku lunedì sera, anche se nel secondo tempo – anche ieri – è riuscito a fare la differenza con una sola, vera accelerazione. Il primo tempo, comunque, scivola via per 35 minuti senza particolari emozioni, con l’Inter che alza il livello soltanto nelle battute finali. Troppo poco.

Ci pensa Alexis

Nel secondo tempo l’approccio è differente, sintomo che Conte deve aver parlato ai suoi in maniera decisa negli spogliatoi. Lo stesso tecnico in conferenza stampa, mercoledì, aveva evidenziato che Alexis Sanchez è nella miglior condizione psicofisica da quando è arrivato all’Inter“. E il cileno, che nel primo tempo aveva fatto poco per dare ragione al suo allenatore, nella ripresa legittima le sue dichiarazioni e conduce l’Inter per mano verso una vittoria dal peso specifico imponente. Sullo 0-1 sguscia alle spalle di un difensore e piega le mani a Sepe, sbloccando una partita che stava diventando problematica. Da sottolineare il grande recupero palla da parte di Marcelo Brozovic che serve subito Romelu Lukaku. Poi, sullo 0-2, è lo stesso Big Rom a regalare ai suoi la prima, vera giocata “da Lukaku” della partita e, con la consueta lucidità, mette Sanchez davanti a Sepe nel momento giusto, col tempismo giusto. Un gol che ha ricordato quello segnato da Lautaro contro la Lazio, sempre ben servito da Romelu, con la differenza che questa volta il Nino Maravilla aveva il portiere davanti da battere. Compito portato a termine con successo, visto che Sanchez prende Sepe in controtempo e segna sul primo palo.

E proprio il cileno dell’Inter, a fine partita, rilascia dichiarazioni da vero leader. Lo fa quando parla dei progressi compiuti da tutti i giocatori sotto la gestione Conte, lui che di spogliatoi importanti ne ha vissuti parecchi e anche da protagonista. Poi, quando parla di se stesso e della sua situazione, lo fa con l’aria di chi freme per dare il suo contributo alla squadra: “Sono sempre al 100%. Se non gioco, sono un leone in gabbia: più gioco e meglio mi sento“. Conte ne è ben consapevole e soprattutto estremamente soddisfatto, come si evince dalla sua conferenza stampa: “L’anno scorso dovevo farmi il segno della croce, avevo solo Lukaku e Lautaro. Quest’anno loro sanno che c’è anche Alexis e io posso contare su di lui“. Ineccepibile. In un reparto che resta incompleto per l’assenza di un vice Lukaku, la presenza di un giocatore come Sanchez a tempo pieno è fondamentale. Se poi ricomincia a segnare con regolarità, come dimostrato con Genoa e Parma, allora può rappresentare un’ulteriore svolta positiva. Sanchez ha dimostrato di avere ancora il cosiddetto fuoco dentro, nonostante una carriera che a livello personale gli ha garantito tante soddisfazioni. Oggi è in una veste diversa, quella del dodicesimo uomo in campo che però si mette in gioco con grinta, con voglia, con entusiasmo: quello di un Nino, appunto. È un altro dei volti di questa Inter che lotta per il suo obiettivo, sola contro tutti.

Sofferenza

Tuttavia, non ci si può aspettare che l’Inter domini ogni singola partita senza lasciare scampo agli avversari, specie se si gioca in trasferta dopo tre giorni dall’ultimo impegno. E se nel primo tempo non è riuscita a trovare il varco per bucare Sepe, al 70′ subisce la rete di Hernani che la condanna a un finale da batticuore, segnato dalla strenua difesa del vantaggio. Lukaku avrebbe la possibilità di chiuderla ma non ci riesce, mentre dall’altra parte il Parma non impegna Handanovic ma butta la palla in mezzo con regolarità tentando di sfruttare i centimetri dei subentrati Inglese e Pellè. Niente da fare, non si passa: la difesa nerazzurra alza il muro e alza il livello. Skriniar sfodera la consueta concentrazione, De Vrij sfrutta il suo straordinario senso degli anticipi, Bastoni recupera palloni corpo a corpo da veterano, guadagnandosi anche falli preziosi. L’Inter è costretta a indossare nuovamente l’abito della sofferenza, dopo qualche partita senza patemi eccessivi, ma dimostra che non le sta più stretto: è una squadra che ha imparato a soffrire. Ha ragione Skriniar quando dice che “negli anni passati questa partita l’avremmo pareggiata“. La squadra nerazzurra sa che, per ambire a traguardi gloriosi, deve passare attraverso questi momenti per diventare ancora più forte. L’emblema della serata emiliana, l’istantanea che resta negli occhi, è quella che vede protagonisti Conte Hakimi. Il tecnico nerazzurro sprona il suo esterno prendendolo dalla testa e riservandogli un buffetto affettuoso: il suo modo di ringraziarlo per una fondamentale rimessa laterale guadagnata a 40 secondi dalla fine. È emblematica, appunto, perché coinvolge un giocatore che, quando è arrivato, era deficitario in fase difensiva ma che, passando attraverso il lavoro, ha imparato anche a “sporcarsi” e a lottare nel fango. Una caratteristica che accomuna tutti i vincenti.

Il test Atalanta

Non c’è troppo spazio per crogiolarsi nel successo, anzi, non ce n’è affatto. Lunedì a San Siro arriva la squadra di Gasperini, che come al solito vivrà il match contro l’Inter in maniera differente dagli altri. Le due squadre nerazzurre sono quelle che hanno ottenuto più punti negli scontri diretti: non è un caso. Sono quelle meglio organizzate di tutta la Serie A. Sarà una sfida totale, perché si affrontano i due migliori attacchi del campionato (62 gol per l’Inter, 60 per l’Atalanta) e moduli simili, seppur declinati in maniera diversa. La squadra di Gasperini è alla ricerca di punti fondamentali per la corsa Champions, l’Inter vuole ardentemente la settima vittoria consecutiva. Per l’obiettivo che tutti conoscono e che in molti vogliono esorcizzare affermando che “il campionato è finito”. I tifosi nerazzurri, tuttavia, sono coscienti delle difficoltà con le quali l’Inter sta convivendo e che storicamente la accompagnano verso le grandi vittorie. Tutti uniti, tutti insieme, si può.