Inter Milan in testa alla classifica a Natale: non succedeva dal 2009. Quella volta i nerazzurri di José Mourinho erano davanti ai rossoneri di Leonardo, oggi la squadra di Stefano Pioli è davanti di un solo punto a quella di Antonio Conte. La sosta natalizia calcistica del 2020 (dieci giorni di durata) sarà certamente segnata dal ritorno di Milano al vertice. Ed è già una buona notizia. Ciò non toglie che i tifosi nerazzurri avrebbero sicuramente gradito che Theo Hernandez non realizzasse il gol del 3-2 all’ultimo minuto, ieri sera, che ha permesso al Milan di evitare ancora una volta – come domenica scorsa – il sorpasso dell’Inter.

I nerazzurri di Antonio Conte erano impegnati in una sfida dall’alto coefficiente di difficoltà contro il Verona di Ivan Juric. Il tecnico dell’Inter ha mantenuto il nuovo (ma vecchio, se pensiamo alla scorsa stagione) stile di gioco, adottato fin dalla sfida contro il Sassuolo di Reggio Emilia, che non a caso ha rappresentato la seconda delle sette vittorie consecutive centrate dall’Inter in campionato. Massima attenzione difensiva, la sensazione – specie nel primo tempo – è quella di una partita a scacchi, simile al match contro il Napoli del 16 dicembre. Juric, che nella passata stagione aveva imbrigliato due volte tatticamente Conte, strappando anche un pareggio al ritorno proprio al Bentegodi, è stato questa volta incartato da Antonio, che ha bloccato ogni fonte di gioco di una squadra che contro le big ha (aveva) un ruolino di marcia immacolato: 2 vittorie (Atalanta e Lazio) e 3 pareggi (Roma – poi vinta a tavolino -, Juventus e Milan). Conte sceglie un 3-4-2-1 con Perisic a destra e Lautaro a sinistra. Tatticamente il tecnico salentino riesce a costruire un uomo contro uomo a tutto campo con i rivali, non consentendo loro di disporre di superiorità numerica in alcuna zona del campo. I due forniscono risposte diametralmente opposte: il Toro gioca una partita di altissimo livello, il croato è invece un fantasma e la sua prova si rivela irritante. Il primo tempo, come detto, segue il canovaccio delle sfide con Napoli e Spezia: poche occasioni e quindi poche emozioni. Tuttavia, la si avverte che l’Inter abbia il controllo della situazione e che il copione della partita si stia svolgendo proprio come Conte vuole. L’Inter, infatti, veniva da 8 gol consecutivi segnati nel secondo tempo. E la tradizione non si interrompe.

La magia del Toro

Non segnava dal 22 novembre contro il Torino, ma durante questo mese non aveva mai fatto mancare il suo apporto ed enorme lavoro per la squadra, come testimoniano – per rimanere ai numeri – i 3 assist forniti ai compagni contro Sassuolo, Cagliari e Spezia. Quello di ieri è un gol da attaccante top: cross di Hakimi e girata da campione. Il Toro segna un gol dal peso specifico enorme per la partita ma anche per la sua stagione: da una parte sblocca un match complicatissimo in un campo ostico, dall’altro spezza l’incantesimo nel momento più adatto, prima della sosta natalizia. Affrontare queste mini-vacanze con il fardello del digiuno di gol addosso, specie per uno come lui – molto severo con se stesso – sarebbe stato psicologicamente pesante. Non c’è però solo il gol nella grande prova di Lautaro, che si destreggia alla perfezione e risulta uno dei pochi in grado di “strappare” con giocate di qualità all’interno di una partita chiusa da ambedue le parti. L’altro è sicuramente Achraf Hakimi, che disputa un secondo tempo straripante e che, quando l’avversario è alla ricerca di un gol ed inevitabilmente scoperto, si rivela una volta in più inarrestabile. Il marocchino è sicuramente uno degli uomini chiave per il prosieguo di stagione dell’Inter, da lui passano fortune ed ambizioni della squadra nerazzurra. Quest’ultima dimostra a Verona di avere acquisito carattere ed anche una discreta consapevolezza nei propri mezzi, nonostante gli episodi sembrino condannarla inesorabilmente.

Più forti della papera

Quando l’Inter sembra avere in mano la partita, come dimostrano le occasioni concesse al Verona (zero), arriva la doccia fredda: clamorosa papera di Handanovic, che aggrava ulteriormente il proprio errore quando – con la palla fra i piedi di Skriniar – non la fa propria, attendendo il corso degli eventi. Che, nello specifico, significano zampata di Ilic e gol del pareggio. Distrazione e mancanza di reattività: di peggio, Handanovic, non poteva proprio fare. Ed è qui che si manifesta una piacevole differenza rispetto alla passata stagione. Nel 2019-20, infatti, l’Inter sarebbe stata probabilmente incapace di riprendere in mano la partita, anzi avrebbe rischiato di perderla, facendosi sopraffare dagli eventi avversi. Il precedente di luglio – proprio a Verona – non è casuale (finì 2-2). Ma quest’anno l’Inter, come detto, ha una diversa consapevolezza nei propri mezzi: passano solo sei minuti ed è Milan Skriniar a firmare il suo primo gol stagionale che finisce dritto nelle reti più importanti della stagione. Vale tre punti a Verona, che in Serie A pesano tantissimo, se contiamo i già citati risultati negativi delle big contro la squadra di Juric. E vale anche la settima meraviglia che coincide, per una volta, con un dolce Natale calcistico a tinte nerazzurre. Piccola nota a margine: 108 gol nell’anno solare 2020, eguagliati i record del 1961 e 2007, allenatori Herrera Helenio e Mancini Roberto. Non esattamente due allenatori passati inosservati nella storia nerazzurra. Alla faccia del Conte catenacciaro e dell’Inter senza gioco.

Sarà una sosta produttiva?

L’Inter delle ultime 2-3 partite è apparsa stremata, questo è un dato di fatto. La sosta natalizia, da un punto di vista fisico, non potrà che far bene ai ragazzi di Conte. L’importante è che non si spezzi l’incantesimo vincente che sta segnando la stagione nerazzurra – almeno in campionato – dal 28 novembre in poi. Ma questi dieci giorni saranno fondamentali anche per il summit che si terrà fra Conte, la dirigenza e il presidente nel quale verranno delineate le strategie definitive in sede di mercato. L’impressione netta è che questa volta il tecnico, Marotta e Ausilio siano allineati – come testimonia la decisione ormai ufficializzata di cedere Eriksen – ma ci si augura che la proprietà “dica sì” (Conte dixit). Dal mercato passerà tanto del futuro della stagione nerazzurra e del bersaglio grosso. Troppi elementi della rosa attuale sono perennemente indisponibili (Vecino, Nainggolan), inadeguati (Pinamonti), “non funzionali” (Eriksen). Non è affatto ovvio che la rosa si possa rinforzare solo con fior di milioni spesi, possibilità che al momento pare inoltre preclusa dalla crisi economica Covid che ha colpito inevitabilmente anche il calcio. Esistono le scelte, quelle intelligenti. E funzionali a un obiettivo: la vittoria dello scudetto.

 

 

 

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.