Il tempo delle illusioni

Erano rimasti pochi treni, probabilmente nessuno, ma l’Inter non crea dubbio alcuno e decide di auto-eliminarsi dalla corsa scudetto compiendo un suicidio vero e proprio nel monday night del Meazza. Nulla ha rubato l’Empoli che fa festa con il gioiello di casa Baldanzi. Il tempo delle illusioni è finito. 5 giorni dopo la Supercoppa servono risposte.

Il tempo delle illusioni finisce oggi

Non serve più illudersi, nessuna rimonta verrà scritta negli annali di storia del calcio. Il risultato del Milan contro la Lazio dirà se i rossoneri potranno essere l’antagonista, da lontano, del Napoli. L’Inter, con stasera, esce dalla “corsa scudetto” senza mai esserci entrata veramente. Non è bastata la serata di gala, dopo la vittoria in Arabia. Son bastate tante scelte buttate per aria a inceppare la macchina di Simone Inzaghi.

C’è tutto nel calderone. Formazione titolare, cambi e atteggiamento. Le colpe della sconfitta di stasera sono di tutti, nessuno escluso. Società, squadra e allenatore. Il primo a finire sul banco degli imputati e, sicuramente, con quelli tra più colpe per alcune scelte sbagliate sia prima che durante la sfida.

La vittoria con il Napoli aveva illuso una piazza abituata a credere alle cose impossibili. 20 giorni dopo quella stessa piazza si ritrova sbattuta in faccia la realtà da una squadra che non ha rubato nulla e che ha espresso il proprio calcio senza alcun timore referenziale. A volte l’umiltà paga.

Correa all’inizio e poi i cambi, Inzaghi sbaglia!

I tifosi interisti sperano, in cuor loro, che l’harakiri di stasera abbia contribuito a levare alla vista dei loro occhi l’argentino Joaquin Correa. Le statistiche, o per meglio dire il tabellino, racconta che il numero 11 sia stato in campo nella prima frazione. Probabilmente, anzi quasi sicuramente, in molti non se ne sono accorti. Pochi palloni toccati, ma, soprattutto quei pochi toccati sono stati gestiti male senza idee e senza il mordente necessario per poter far male alla formazione avversaria. Lui è improponibile ma, forse, chi si ostina a dargli chance è più improponibile di lui. Avrebbe, a questo punto, più senso Valentin Carboni che quantomeno, da giovane ha tutta la volontà di mettersi in mostra.

Anche il capitolo cambi desta più di qualche sospetto. L’essere rimasto in 10 poteva portare, per forza di cose, a qualche cambiamento di natura tattica. Gli uomini inseriti, però, non contemplano appieno la legalità del gioco del calcio. Il primo cambio, non può mai essere un esterno buttato all’avventura con così pochi minuti giocati. Non deve esserlo. Nell’illogicità della situazione avrebbe avuto più senso non cambiare nulla, se non l’inutile Correa con Dzeko, abbassare Darmian e Di Marco e avevi la possibilità di esprimerti in un 4-3-2 che avrebbe potuto dire meglio la propria. Va bene qualche finale vinta, ma nel percorso a tappe caro Simone stai toppando alla grande.

Il resto dei cambi è dettato dall’illogicità del primo e son venuti di conseguenza. Gli unici due che han provato a dar manforte sono stati Asllani ed il solito Dzeko ma anche loro si son dovuti arrendere di fronte a chi la storia stasera se l’è meritata di scriverla tutta.

 

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Chi vuole andare è ora che vada

Non ricordo un difensore espulso a San Siro, nella prima frazione, dai tempi delle manette di Mourinho. Due falli nel giro di 40 minuti, di cui, soprattutto il secondo, fuori dal confine della logicità hanno segnato la fine della storia tra Skriniar e la Beneamata. Se per anni ha tirato la carretta ora il centrale slovacco ha fallito l’appuntamento che poteva aiutarlo a lasciare un ricordo ancora migliore. Da qualche parte nel mondo, il suo procuratore ha aggiunto un carico felice quasi in contemporanea all’espulsione stessa. Robe da far venire i brividi. Ma di chi sono le colpe?

Del ragazzo sicuramente. Una gamba tesa al 40′ con la fedina macchiata già da un giallo è roba da Felipe Melo, (non ce ne voglia il centrocampista). La gestione della situazione sarebbe stata cosa buona e giusta invece che intervenire in maniera scomposta. Colpe solo sue? In campo si, ma fuori….

Probabilmente Skriniar con l’Empoli non doveva essere in campo. Troppo difficile emotivamente la situazione che sta vivendo, (per colpe anche sue). Avrebbe dovuto capirlo l’allenatore, ma, forse, avrebbe dovuto ordinarlo la società che, evidentemente, non è ancora stanca di gettare tutto alle ortiche a gennaio.

Il tempo delle illusioni è finito. Non rimane che la Coppa Italia e un ottavo di finale per racimolare qualche euro in più.