In un campionato in cui tutto è deciso da mesi e dove tutte le squadre sono uguali ma una è più uguale delle altre, l’ultima vera eccitazione è vedere cosa si inventeranno Inter, Milan e Fiorentina per non terminare al sesto posto, visto che ormai la quarta e la quinta posizione sono un miraggio lontano. Bisogna ammettere che i nostri gloriosi eroi stanno dando fondo a tutte le loro forze per assicurarsi vacanze serene, viaggetto estivo in Asia e classica preparazione estiva, poco importa se i tifosi continuano a spendere denaro ed energie sperando di vedere uno straccio di gioco e di impegno. La prova inqualificabile contro il Genoa, a cui farà seguito prossimamente un’altra performance da vomito contro il Sassuolo, è solo l’ultima di una lunga serie, un precipizio dal quale, parole dell’illustre professor Danilo D’Ambrosio, siamo precipitati dopo il pareggio a Torino contro il Torino, quando cioè i giocatori hanno deciso che il campionato era finito e non era cosa lottare e dare tutto per la maglia e per i tifosi fino alla fine.

Ormai parlare di Inter è diventato sforzo triste ed assai doloroso, sicuramente imbarazzante e per certi versi strano perché uno vorrebbe parlare di calcio giocato e di prodezze dei singoli ma poi si trova a dover deprecare un gruppo di esseri viventi che senza un briciolo di mentalità ha deciso di buttare via un’annata prima giocando contro un valente allenatore olandese, poi facendo sembrare un mago un mediocre allenatore italiano ed in fine sabotando definitivamente la stagione perché essersi impegnati leggermente  per 4 mesi era più che sufficiente per appagare il proprio ego di calciatore.

Se la mentalità non cambia (rectius: se la mentalità non viene creata, perché qui proprio non c’è nulla) viene difficile pensare che anche il prossimo anno possa essere diverso da questo. L’essere un uomo con la schiena dritta e con il cervello ben funzionante o ce l’hai o non ce l’hai ed in questa squadra evidentemente la schiena dritta è elemento assai manchevole. La presenza di uomini veri è la prima componente di un gruppo vincente e l’unico uomo vero in squadra si chiama Walter Samuel, assistente di Pioli. In una situazione così drammatica come quella di oggi diventa difficile fare valutazioni ponderate e razionali anche perché ogni settimana si raschia il barile sia sul campo sia nelle interviste di giocatori, allenatore e dirigenti che sembrano vivere una realtà diversa da quella che tutti noi percepiamo.

E soffriamo.