In un campionato dove, in poco più di cento minuti, la capolista perde cinque dei sei punti di vantaggio accumulati, il Napoli sembra toccato da un furore agonistico vivace quanto il favore degli dei, la Lazio è sospinta da un attacco torrenziale e la Roma è galvanizzata dalla qualificazione alle semifinali di Champions League, l’Inter appare come l’elemento decisamente più sornione della parte alta della classifica, quello che ruba meno l’occhio, nonostante la mini-striscia di due vittorie. Il che potrebbe non essere un male. I nerazzurri arrivano ad affrontare la settimana che porta al match di San Siro contro la Juventus, gara inevitabilmente cruciale per entrambe le squadre, su un’onda prevalentemente positiva.
Parola chiave: prevalente revalente
Partiamo dallo schema di gioco. Spalletti ha trovato lo schema “prevalente” che è certamente il 4-2-3-1, confermato anche quando Karamoh ha preso il posto di Candreva (per scelta tecnica) e Borja Valero quello di Gagliardini (per infortunio) anche se nel dopo-partita di Verona il mister ha ammesso che Vecino sarebbe più adatto a stare di fianco a un ormai inamovibile Brozovic. Ma parliamo appunto di uno schema prevalente. Perché ormai abbiamo capito che Spalletti in questa fase non si tira indietro se c’è da introdurre qualche dose – fortunatamente non troppo corposa – di sperimentazione. Non certo le rivoluzioni che i soliti beninformati frequentatori della Pinetina preannunciano ogni volta (e che poi non arrivano) ma, dopo la difesa a tre del primo tempo di Bergamo, va segnalato anche il 5-4-1 dell’ultima mezzora del Bentegodi a cui non ci sentiamo di attribuire la mini sofferenza nel finale. A proposito: perché tanti giornalisti non hanno segnalato che l’unica chance di pareggio per il Chievo (all’ultimo secondo) era in fuorigioco di due metri e che l’eventuale rete sarebbe stata annullata?
#ChievoInter comunque se anche avessero segnato, non era regolare #var 👇👇👇 pic.twitter.com/aDzWPm8yB7
— Interfans (@interfansorg) April 22, 2018
Da un mese la squadra ha il giusto atteggiamento
Prevalentemente positiva è anche, da più di un mese, l’attitudine in campo della squadra, la cui valutazione ha ondeggiato tra il bene e il molto bene con Napoli, Sampdoria, Verona, Milan, Torino (al di là del risultato) e Cagliari. Prima e dopo la partita con i sardi, abbiamo assistito a due primi tempi opinabili con Atalanta e Verona, a cui hanno fatto seguito due secondi tempi decisamente migliori, il secondo dei quali coronato con due gol. Ora, se le grandi squadre si contraddistinguono soprattutto per la continuità e per fare bene per ottanta minuti (mentre le squadre più scarse fanno bene per venti o trenta) possiamo dire che l’Inter sta diventando prevalentemente una grande squadra, ma le manca ancora qualcosa a livello di continuità all’interno dello stesso match. A Verona è bastato un ottimo terzo quarto di gara, con la Juventus, anche con questa Juventus ferita, ci vorrà qualcosa di più. Riusciranno i nostri eroi a sentire l’odore del sangue? Va detto che finora, con le “grandi”, quest’anno i nostri hanno sempre tirato fuori delle prestazioni importanti. Ma dopo quelli di Simy e di Koulibaly non sarebbe divertente assistere a un gol decisivo di Karamoh per un trionfo del black (and blue) power?
Ausilio su Dalbert
Insomma: affrontiamo la dirittura d’arrivo della volata Champions partendo dalla quinta posizione, ma con sentimenti prevalentemente positivi. A questo punto non vorremmo che le trattative di mercato rovinassero nuovamente il buon momento come già è accaduto a dicembre-gennaio. Se l’uscita di Ausilio:
“Dalbert è il nostro giocatore più richiesto”
…per quanto paradossale, non dovrebbe turbare troppo lo spogliatoio (il brasiliano è da tempo ai margini della rosa), più complessa sembra la situazione relativa ai riscatti di Cancelo e Rafinha. Per il primo pare che possa essere decisivo, per ottenere lo sconto del Valencia, dover rinunciare al 25% sull’eventuale futura plusvalenza di Kondogbia: ora se gli spagnoli sono contenti del francese, i nerazzurri sono arcicontenti di Cancelo, nonostante il portoghese sia uno dei più “ripresi” durante il gioco da Spalletti. Se così stanno le cose non dovrebbe essere impossibile trovare un accordo per il doppio riscatto, ma un eventuale posticipo al primo luglio, per dribblare il fair play finanziario, potrebbe innervosire i protagonisti. Per Rafinha vanno interpretate con attenzione le parole di Spalletti: richiesto di commentare le prestazioni di altri giocatori (Brozovic, Karamoh) il mister ha virato elogiando il “Piccolo principe”, una investitura importante che speriamo venga colta dalla società.