Le sconfitte bruciano sempre. Ce ne sono certe che però possono essere accettate e usate come antidoto per rinforzare gli anticorpi. Dopo l’ottimo pareggio del Tottenham in terra olandese, i tifosi interisti hanno potuto guardare alla partita contro il Barcellona con uno spirito più “disteso” del normale. Le partite da vincere per passare il turno non sono queste, va ricordato. Sarà determinante la sfida novembrina londinese. A quel punto la stagione potrà essere inquadrata con più lucidità.

Luzeiro

Lucentezza. Almir Sater, chitarrista/cantante brasiliano intitolava così nel 1985 un brano scandito da una chitarra guizzante e decisa. Ieri sera un altro chitarrista brasiliano “prestato” al futebol illuminava la notte del Camp Nou senza bisogno di artifici. Bastava il talento.

Probabilmente il più pericoloso dei catalani, Rafinha ha dimostrato (se ce n’era ancora bisogno) che i rimpianti estivi dei tifosi nerazzurri non erano così infondati. Inserimenti, velocità di pensiero e QI nei passaggi. Ciò che ci serviva e che il Barcellona ha ritrovato “quasi” per caso.

Dopo aver segnato il gol che ha aperto le marcature ha fissato a lungo lo sguardo verso l’alto, cercando probabilmente il settore ospite. Come a dire “forse sarebbe andata diversamente se…”. Ma queste sono solo congetture. Un’ultima tortura per farci del male: immaginate se al posto di un intangibile Borja Valero ci fosse stato Rafa.

Piccole crepe

Ci sono due giocatori nerazzurri che si sono messi in mostra stasera: Brozovic e Skriniar. Non che sia una novità: il primo ormai dopo la paternità è diventato un semidio; il secondo è il perno difensivo che fa innalzare la bile di migliaia di milanisti.

Stasera però Milan ha avuto qualche incertezza (il croato è stato uno dei migliori in campo). Sul primo gol perde la marcatura di Rafinha, non anticipando l’intervento, sul secondo arriva in ritardo su Jordi Alba. Giocare al Camp Nou non dev’essere una passeggiata, soprattutto contro un attacco simile. Nonostante gli errori però Skriniar ha dimostrato di essere già uno dei migliori difensori nell’uno-contro-uno.

Coutinho (traversa viziata da un tocco di mano di Rakitic) è stato messo in seria difficoltà; ogni tentativo di aggirare quei trampoli che ha per gambe si è rivelato infruttuoso.

Questa partita verrà incanalata dal nostro centralone in esperienza positiva. Ricordiamoci che è alla prima (e massima) competizione europea della sua carriera. Sono sicuro che ne uscirà rafforzato da questa serata.

Funky-Valzer-Merengue

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Un pensiero mi è passato per la testa durante il primo tempo: questa partita ci stancherà moltissimo. Le grandi squadre sanno gestire le partite sottomettendole ai propri ritmi. Il Barcellona è ovviamente tra queste. Primo tempo iniziato a ritmi molto alti da entrambe le squadre, che portavano un pressing molto alto. In questo il Barca mi ha stupito; pensavo iniziassero la partita in maniera più attendista.

I nostri ragazzi non si sono lasciati impressionare e sono rimasti concentrati, nonostante le danze folli degli avversari che facevano a volte dissolvere il pallone. Il direttore d’orchestra blaugrana è stato quel giocatore tanto odiato, ma così forte da sostituire all’epoca Yaya Tourè che risponde al nome di Sergi Busquets. Il principale metronomo della partita è stato lui.

Spalletti all’intervallo capisce che i catalani avrebbero approcciato il secondo tempo in maniera più blanda e dice ai nostri di aggredirli già in impostazione difensiva. Le principali occasioni del secondo tempo interista sono avvenute proprio per un atteggiamento troppo supponente degli avversari.

Dopo una quindicina di minuti però la sinfonia cambia e il Barca ricomincia a viaggiare a ritmi troppo folli per essere contenuti, a supporto di una mole tecnica devastante. Arriva così il secondo goal di Jordi Alba, uno che definire terzino è offensivo. Partita chiusa.

Esperienza/Pazienza

117. 111. Due numeri che indicano un fattore decisivo: il primo sono i gettoni europei complessivi della nostra rosa, il secondo del solo Piqué. In Champions l’esperienza conta moltissimo. Gestire la partita, tenere alta la concentrazione ed essere freddi nell’ultimo passaggio o tiro sotto porta. Tutto questo manca all’Inter e da partite come questa ci si rende conto della differenza tra una squadra che ogni anno lotta per vincere ovunque e un’altra che ha appena cominciato il proprio cammino verso traguardi prestigiosi.

Considerazioni

Nonostante la sconfitta considero la prova dei nostri ragazzi soddisfacente. Purtroppo l’avversario era aldilà della nostra volontà, forza; obbiettivamente Inter e Barcellona vivono su due pianeti differenti. Questo si sapeva. Ciò che dovevamo ancora provare è come avremmo affrontato una sfida simile. In questo il mister ha fatto (e continua  a fare) un lavoro esemplare: anche stasera i giocatori hanno dato tutto e hanno dimostrato (ancora una volta) di saper giocare e muoversi da squadra.

Luciano ha preso in mano un gruppo di individui senza un minimo di spina dorsale e li ha trasformati in 11 gladiatori. Continuando a disputare partite di questo tenore si arriverà un giorno anche ad affrontarle sapendo di poterne uscire vincitori.

Consuetudo est altera natura.