Hanno fatto parecchio scalpore le dichiarazioni di Antonio Conte dopo la sconfitta dell’Inter a Dortmund. Le sue dichiarazioni, come prevedibile, non sono piaciute alla dirigenza, che, come riporta La Gazzetta dello Sport, ha incontrato di persona il tecnico per fare chiarezza: “Ieri pomeriggio ad Appiano lo stesso Conte e la dirigenza dell’Inter – che pure si era confrontata anche al rientro alla Malpensa – sono tornati sulla questione, passaggio prioritario prima di affrontare il tema della partita. Lo strappo è stato importante, pur nella comprensibile voglia dei protagonisti di derubricare il tutto il giorno dopo, a mente fredda. Alcuni punti fermi vanno certificati: né la dirigenza né la proprietà hanno gradito le uscite pubbliche dell’allenatore. Al netto della comprensione per la delusione del risultato, a Conte è stato sottolineato come dichiarazioni di un certo tenore non siano positive, aggiungano tensione eccessiva al termine di una partita certamente importante, ma che non ha segnato un fallimento definitivo. Dal canto suo, l’allenatore ha ribadito la preoccupazione per il momento che sta vivendo la rosa. E si è detto preoccupato del calendario fino alla sosta di Natale, con il rischio di pregiudicare l’infinita rincorsa alla Juventus, a maggior ragione con due partite di Champions «vere» da affrontare tra Slavia e Barcellona.

I motivi dello sfogo

Ma perché Conte si è sfogato in quel modo? Tre risposte”, individua la Rosea. “La prima: ha voluto sottolineare che a suo dire la società non ha chiarito a sufficienza come l’Inter di quest’anno non sia chiamata a vincere. E che l’attuale cammino in campionato è frutto di un lavoro eccezionale, non preventivato. Così si spiega il riferimento ai dirigenti che dovrebbero parlare al suo posto. Secondo punto: il tecnico vuole vincere, non solo provare a. E ha capito che, se a gennaio davvero sarà fatto quel che non è stato completato in estate, la possibilità di dar fastidio alla Juventus sarebbero concrete. Terza risposta: quell’«ho sbagliato a fidarmi» nasconde tutta la delusione per l’attuale rendimento di alcuni elementi della rosa. E non si fa fatica a individuare i nomi di Godin, Gagliardini, Politano e Vecino. Di là c’è una società e i suoi molteplici attori, di cui Conte non ha condiviso tutti i passaggi. Dei nomi di Dzeko, Llorente e Vidal si può leggere nel pezzo a fianco. Ma anche qui qualche chiave di lettura va aggiunta. L’Inter è la società italiana col saldo mercato tra entrate e uscite meno positivo: -105 milioni di euro. E se sul fronte Dzeko il club ricorda come sia stato lo stesso Conte a propendere per Lukaku, una volta capito che tutte e due le operazioni non sarebbero state possibili, a lasciare perplessa la società sono stati i riferimenti a Sensi e Barella: nessuno disconosce i meriti di Conte sui due, ma i dirigenti ricordano come le due operazioni fossero condivise con l’allenatore”.

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