Inter così non va

La sconfitta con l’Udinese, la terza in campionato da inizio stagione, ha aperto delle crepe nel mondo Inter. Crepe da saldare al più presto prima che tutto diventi irreparabile. In tal senso la pausa, per quanto caratterizzata dalla partenza per le nazionali, arriva al momento giusto per riordinare le idee. Alla ripresa ci sarà lo scontro con il vecchio amico Mourinho, (prima del Barcellona). E’ allora ecco qualche consiglio (da tifoso) all’allenatore e ai giocatori su come ripartire.

Inter dov’è la fame?

C’è confusione nell’ambiente Inter. Allenatore e giocatori sembrano essersi smarriti lungo il loro percorso. Se il tecnico ha sicuramente le sue colpe, anche i giocatori non sono da meno, ma, in generale, ciò che sta mancando è la fame che ha contraddistinto gli ultimi due anni.

Inzaghi sembra essere la brutta copia dell’originale che già lo scorso anno non era perfetta nella sua espressione, (basta pensare a partite come il derby di ritorno). I giocatori han perso il mordente che li ha portati, (la maggior parte), a vincere lo scudetto con Conte e, l’anno scorso, a vincere due titoli contro gli acerrimi rivali della Juventus. Ora, alla prima difficoltà, nonostante una rosa comunque ampliata, la squadra si sgretola e si disunisce.

Il primo aspetto da ritrovare è, dunque, la fame di sbranarsi l’avversario dopo che, magari, si è pure in vantaggio, (come a Udine o nel derby), o quando l’inerzia gira a proprio favore, (a Roma con la Lazio). A.A.A cercasi fame, da ritrovare al più presto. L’appetito, si sa, vien mangiando, ma se manca la fame è dura.

Dopo la pausa riecco Big Rom

Se la fame è discorso generale applicabile a 360 gradi, sicuramente il ritorno di un pezzo da novanta, (e non solo per il numero di maglia), come Romelu Lukaku potrà aiutare l’Inter a scavallare al più presto possibile questo brutto periodo, soprattutto per quanto concerne il campionato.

 

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Un giocatore da solo non fa la squadra, ma un giocatore come il centravanti belga potrà essere utile alla causa e alla risalita dei nerazzurri a partire dalla sfida contro il vecchio amico portoghese che incombe sul Meazza.

Lukaku rappresenta la boa a cui appoggiarsi durante le situazioni districate. Quando la squadra si abbassa, (di ciò parleremo meglio dopo), e gli avversari vengono a pressare, Lukaku rappresenta la soluzione giusta. Gli spazi lasciati liberi dai difensori avversari verrebbero attaccati immediatamente dal numero 90. E’ stato ciò che è mancato nel periodo buio della scorsa stagione, (dopo il derby perso in 5 minuti).

Il ritorno di Romelu sarà una soluzione importante anche per l’amico fraterno Lautaro. L’importanza della LuLa nella stagione dello scudetto è oramai arcinota. Con Inzaghi, seppur all’interno di un gioco diverso, la coppia d’oro prova a ripetere le gesta che sono valse il tricolore, questa volta per scucirlo dalle maglie rossonere dei cugini.

Se questi primi punti hanno avuto un’accezione generale, gli altri riguardano un po’ più da vicino il mister, Simone Inzaghi, primo, ma non unico capo espiratorio di questa situazione

Dov’è finita l’umiltà? A volte serve

Va bene tutti i concetti di questo mondo sul fatto che l’Inter deve fare sempre la partita, tuttavia ci sono alcuni aspetti che vanno presi, seriamente, in considerazione.

A prescindere dal fattore Lukaku che in questo momento non sta incidendo per forza di cose, a Simone Inzaghi è mancata, specie a Udine, l’umiltà di saper accettare di avere meno fiato di chi ti sta di fronte e quindi disporsi in maniera tale da poter fare “meno fatica possibile”.

Nel momento in cui riesci ad andare in vantaggio, sarebbe intelligente difendere da squadra invece da farsi sopravvalere dagli avversari. Un conto è rintanarsi consapevolmente di ciò che si fa, un conto è lasciare il centrocampo in balia degli avversari e creare un vuoto nella terra di mezzo, da sempre e per sempre nevralgica.

Giocare in casa con Cremonese e Spezia è un certo tipo di discorso, andare a Roma oppure a Udine, (contro questa Udinese), è tutt’altro. A partire dalla sfida del 1 ottobre con la Roma vorremmo vedere una squadra più umile che sappia compattarsi e far male quando serve.

Preparazione sbagliata?

La squadra è sulle gambe. Ad ora la maggior parte dei giocatori non ha i 90 minuti delle gambe e ciò, considerando il fatto che questa prima parte di stagione sarà di fatto una crono veloce fino al mondiale, è abbastanza inquietante.

Allenatore e staff, (al netto di ciò che sarà il post pausa), hanno toppato la preparazione, quest’anno più che mai importante per arrivare a novembre il più in alto possibile in classifica. Ciò che lascia ben sperare per il futuro è che la società si è accorta di quanto questo aspetto sia da rifondare in casa nerazzurra.

In tal senso la figura di Roberto Sassi, che ha già lavorato con Marotta alla Juventus, potrebbe essere un innesto di spessore equivalente ad un giocatore top nel suo ruolo.

Di sicuro sbagliare la preparazione è stato un autogol bello e buono in casa Inter, ma oramai la frittata è fatta, l’importante è mangiarla in tempo e non farla bruciare troppo.

Certezze e ammoniti, come usarli!?!

L’ultimo aspetto comprende due componenti. Da un lato le certezze, (in questo momento poche), da cui ripartire come fondamenti della squadra, dall’altra la gestione degli ammoniti.

Obiettivamente, guardando la partita di Udine, si fa fatica a scegliere 3 certezze nella rosa nerazzurra. Se guardiamo più in generale questa prima parte di stagione è probabile che a 3 arriviamo.

La prima? Lautaro Martinez. Il toro ha toppato solo in Friuli. Fino a qua è stato l Mvp della stagione nerazzurra. Ha tirato la carretta prendendosi, in attesa dell’amico belga, la squadra sulle spalle. Attaccante straordinario, ma anche un grande uomo spogliatoio che ha saputo far da capogruppo ad una squadra in difficoltà.

La seconda certezza? A nostro modo di vedere Federico Di Marco versione esterno. Federico, quando chiamato in causa è stato capace di essere l’uomo in più dell’Inter. Fluidità di gioco, capacità tecniche nell’ 1vs1, ma anche capacità nel battere i calci piazzati in modo da poter far male agli avversari. Da esterno, ad oggi, il titolare deve essere lui.

La terza già è più complesso trovarla. Brozo e Barella sono lontani parenti di quelli ammirati nella scorsa stagione. In difesa si balla. Si potrebbero mettere sullo stesso piano due nomi: Edin Dzeko e Henrikh Mkhitaryan. Il primo sta giocando per via dello stop di Lukaku, ma la sua classe potrà e dovrà essere più centrale da qui in avanti. Il secondo, aldilà della sostituzione di Udine, ha dimostrato di saper entrare bene quando chiamato in causa. Considerando un Chalanoglu ancora in ombra, potrebbe e forse dovrebbe trovare più spazio da qui in avanti.

La sostituzione di Mkhitaryan apre l’ultimo capitolo della nostra “storia”. La gestione degli ammoniti. Lo sviluppo di questo punto potrebbe essere scritto sotto forma di una lettera indirizzata a Simone Inzaghi. Caro mister, a calcio si può giocare anche da ammoniti. Non è sempre necessario sostituire un giocatore ammonito, specie se questo ti può dare qualcosa in più rispetto ai sostituti, (lo stesso armeno rispetto a Gagliardini). Il calcio è da sempre uno sport di contatto e come tale implica e concede i cartellini gialli o rossi che siano. Rimanere in 10 non è bello e lo capiamo, ma una maggiore calma, una maggiore lucidità e, soprattutto una maggiore riflessione rispetto alle tue scelte crediamo tu la debba fare mister.

La strada è lunga, ma fino ad ora Inter così non va. Tempo per cambiare c’é né. Un buon inizio potrebbe essere riflettere su questi aspetti.

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Scrivere è bello. Farlo parlando della propria squadra del cuore credo sia la massima aspirazione per chiunque sogni di fare questa professione.