Finalmente il campo ha parlato. Per ora è sicuramente un sussurro, una parola detta sottovoce, perché una rondine non fa primavera e una partita è un elemento insufficiente per valutare il lavoro di squadra e allenatore. Il segnale importante, però, rimane comunque. Al debutto dell’allenatore e di diversi elementi della formazione schierata domenica, ci sarebbero stati mille alibi che avrebbero giustificato un risultato non favorevole. Non ce n’è stato bisogno. L’Inter ha regolato con un netto (e meritato) 3-0 una Fiorentina fisica e briosa, ma non ancora rodata e difensivamente inguardabile.

Nei primi venti minuti i nerazzurri hanno subito indirizzato la gara sul doppio vantaggio, grazie a una doppietta di Icardi e a una gestione del pallone magistrale. I viola non hanno sicuramente assistito al palleggio interista senza provare a porvi rimedio, al contrario hanno portato un pressing molto intenso sui giocatori avversari. Quello stesso pressing che l’anno scorso ha mandato in crisi l’Inter in più occasioni. Stavolta, però, l’Inter poteva contare su un regista che manovrasse l’azione con lucidità, senza perdere palloni banali. Non un fantasista alla Banega, con i suoi sprazzi di genio e i suoi lanci filtranti, ma un vero e proprio metronomo del centrocampo, sempre presente nel gioco. Borja Valero ha infatti confermato quanto di buono visto nel precampionato e si è dimostrato fin da subito fondamentale per una gestione del pallone più oculata. Con lui in mezzo al campo, sono aumentate a dismisura le triangolazioni e i movimenti senza palla degli altri giocatori, che finalmente possono ruotare come satelliti intorno a un vero fulcro di gioco. E così “pianeta Borja” si è distinto come perno delle triangolazioni, punta di un compasso che è andato a disegnare le geometrie del gioco nerazzurro. Per chi poi avesse avuto dubbi sulla sua solidità a centrocampo, i numeri sono la risposta: ben sei palloni recuperati (a fronte di soli due persi) e cinque falli subiti. L’unico limite potrebbe arrivare dalla condizione fisica, apparsa ormai non più ottimale soprattutto in termini di minutaggio, ma probabilmente la situazione è destinata a migliorare non appena i carichi estivi saranno metabolizzati. In mezzo è piaciuto anche l’altro esordiente, Vecino. Di lui hanno convinto fin da subito la grande fisicità portata in mezzo al campo, l’intesa con Borja (affinata in due anni di Fiorentina) e l’intelligenza tattica. Da rivedere, invece, le conclusioni a rete.

L’altra grande novità dal punto di vista del gioco riguarda le due ali, in particolar modo Perisic. Se infatti avevamo già visto, con Pioli, i movimenti ad accentrarsi di Candreva, è invece una novità il ruolo a tutto campo del croato. In questa prima partita, Spalletti gli ha chiesto di giocare da porta a porta come ha sempre fatto, ma anche di svariare lungo tutto il rettangolo di gioco. Così abbiamo visto Perisic andare al cross per il 2-0 dalla fascia opposta a quella di sua competenza. Un ruolo un po’ alla Nainggolan per intenderci. Attenzione, non stiamo paragonando le caratteristiche tecniche dei due giocatori, ma semplicemente accostando un compito tattico piuttosto simile. Così, come nel 3-4-2-1 della Roma spallettiana, il belga era il primo a difendere e il primo a partecipare a una manovra offensiva e aveva libertà di azione in ogni zona del campo, esaltando così il suo strapotere fisico, allo stesso modo Perisic è chiamato a essere l’uomo in più in ogni zona del campo. Questo nuovo ruolo, piuttosto dispendioso, lo ha reso meno lucido in alcune occasioni, ma ne ha esaltato le qualità e la polivalenza.

Altra nota positiva della partita di domenica è stata senza dubbio la difesa. Messa in difficoltà poche volte, ha dimostrato di essere già abbastanza oliata nei suoi meccanismi. Skriniar ha confermato le qualità viste nelle amichevoli estive e ha formato una coppia solida con Miranda, restituendo sicurezza anche al brasiliano. La parola chiave, anche in questo settore del campo, è stata “lucidità”. Niente più tentativi di anticipo alla “la va o la spacca”, niente più contrasti folli alla Murillo. Tutti i membri del reparto arretrato hanno mantenuto una strategia di temporeggiamento e un atteggiamento cauto, preferendo concedere il tiro da fuori. In questo meccanismo, si è mosso malino solo Nagatomo, quando ha lasciato alcuni varchi sulla fascia sinistra, prontamente tamponati da Perisic o Vecino. Insomma, anche la difesa ha passato la prima prova, aspettando però test più impegnativi.

E proprio per questo, Roma sarà una verifica importante di quanto visto finora. Per Spalletti sarà probabilmente la sfida più coinvolgente dal punto di vista emotivo, per l’Inter il primo scontro diretto, in cui dare un netto segnale al campionato. Al mister nerazzurro non manca il materiale per poter lavorare sulla partita dell’Olimpico, vista anche la risposta convincente dei subentrati Gagliardini, Eder e soprattutto Joao Mario. Sarà fondamentale, però, non lasciarsi andare a facili entusiasmi dopo la prima vittoria e rimanere concentrati. I giallorossi, infatti, pur avendo stentato più dei nerazzurri all’esordio, rimangono i favoriti e hanno anche il fattore campo dalla loro parte. Certo è che finalmente all’Inter si respira una nuova aria.