Se non ci fosse di mezzo una stagione buttata, se non ci fosse di mezzo un derby buttato, potrebbe tranquillamente chiamarsi mistero buffo. Ma la vicenda di Gabigol ha davvero poco di buffo e molto di misterioso. Il brasiliano, che tuttora è uomo marketing dell’Inter (il suo volto campeggia in molte locandine ed è stato speso anche in Cina per presentare la tourneé estiva), è nuovamente finito ai margini del progetto Pioli. Ma stavolta ai margini è davvero un eufemismo.
Dopo il gol vittoria contro il Bologna, infatti, Gabigol invece di spiccare il volo è stato letteralmente ancorato a terra. Da quel 19 febbraio, l’ex Santos ha giocato la miseria di 15 minuti contro la Roma a partita già compromessa e per il resto è sparito dai radar, facendo bella mostra di sé soltanto sui social e nei centri di tatuaggi. Nel derby, poi, si è arrivati all’incredibile: lui, finora naturale sostituto di Antonio Candreva, è stato lasciato in panchina in favore di un altro, autentico desaparecido, quel Jonathan Biabiany che aveva collezionato, fino a sabato, ben zero minuti in campionato.
Meglio far esordire Biabiany che far giocare Gabigol. Si è arrivati a questo. Le risposte che finora hanno inanellato tecnici, compagni e dirigenti dell’Inter, ormai, non bastano più. “Gabigol è giovane, si sta ambientando, il calcio brasiliano è molto diverso da quello italiano, si farà trovare pronto, ci sarà utile, sarà importante per il futuro dell’Inter”. Un disco rotto che cozza terribilmente con il minutaggio concesso al brasiliano. Il suo agente è tornato a “tuonare” (in realtà più un miagolio stavolta che un ruggito) e a chiedere garanzie, i tifosi invece vorrebbero solo una risposta credibile a un mistero da 29,5 milioni di euro e 3,5 milioni di ingaggio.