Sabato pomeriggio contro il Genoa, l’Inter era chiamata a confermare la grande prova di Roma con la Lazio, dove la squadra di Spalletti aveva vinto una partita dominata dall’inizio alla fine contro una diretta avversaria per la zona Champions.

I nerazzurri, in vista anche della partita di Champions contro il Barcellona in programma domani, si schierano in campo con un robusto turnover: Handanovic tra i pali, la linea a 4 di difesa con D’Ambrosio, Skriniar, DeVrij e Dalbert, il centrocampo a 3 come a Roma con l’insostituibile Brozovic in cabina di regia, il confermato Joao Mario e con Gagliardini al posto di Vecino. In attacco Perisic e Politano supportano Lautaro Martinez che fa rifiatare Mauro Icardi.

Devo essere onesto, leggendo la formazione ho avuto cattivi pensieri. Il più cattivo riguardava Gagliardini, chiamato a sostituire un Vecino semplicemente stellare e MVP della sfida dominata con la Lazio. Fortunatamente sono stato smentito dal campo e soprattutto dallo stesso Gagliardini, autore di una prova magistrale e, addirittura, di una doppietta, la sua prima in carriera in Serie A.

Discorsi analoghi se ne possono fare anche per Joao Mario e Dalbert.

Il portoghese è stato addirittura il migliore in campo, con una qualità ed una quantità di giocate a dir poco impressionanti, oltre ad aver realizzato un gran gol e servito 3 assist. Mica male per uno che fino a 10 giorni fa era praticamente ai margini della rosa ed inviso al 99% del pubblico interista, lo stesso pubblico che, dopo essersi stropicciato gli occhi, gli ha tributato applausi a scena aperta.

Lo stesso Dalbert ha disputato forse la sua migliore partita in nerazzurro, sempre attento in marcatura, concentrato, anche cattivo nello sguardo, il che vuol dire aver combattuto la paura che lo attanagliava ogni volta che entrava in campo. Stavolta è stato pressoché perfetto, ha coperto ed ha spinto, si è reso autore di qualcosa come 7 recuperi, con una precisione nei passaggi dell’81%. La strada è quella giusta.

Vorrei soffermarmi sulla prova complessiva del centrocampo interista.

Lo schieramento a 3 sembra aver dato una marcia in più a tutti gli interpreti chiamati in causa. Gagliardini, Joao Mario e Brozovic sono i tre giocatori dell’Inter ad aver percorso la distanza maggiore nel corso della partita: 12,2 km per l’italiano, 11,9 km per il portoghese e 11,7 km per il croato. Un altro dato interessante da rimarcare è il numero di palle giocate da Brozovic, ovvero 75: un numero insolitamente basso per lui che è abituato ad andare sempre sopra le 100. Questo numero si spiega andando a verificare che Joao Mario ha giocato ben 81 palloni. Ciò sta a significare che, con un giocatore in campo dalle caratteristiche come quelle del portoghese, lo stesso Brozovic è sgravato da una parte di costruzione della manovra nerazzurra, a tutto vantaggio della squadra che ha più frecce al proprio arco per far viaggiare la palla.

Per il resto abbiamo assistito ad una partita dove tutti sapevano cosa fare, con un pressing asfissiante fin dalla prima costruzione di gioco del Genoa.

Da rimarcare anche la prova di Politano, autore di un gol e di una serie di azioni ad alto tasso di pericolosità. Rispetto alla primissima parte di stagione, stiamo assistendo ad un upgrade nel modo di stare in campo dell’ex Sassuolo. Molto spesso infatti lo vediamo convergere verso il centro per cercare la conclusione, come in occasione del gol ad esempio. In questo modo si vengono a premiare le caratteristiche di finalizzatore dell’esterno nerazzurro, dotato peraltro di un ottimo tiro dalla distanza.

Monumentale la prova dei centrali di difesa: De Vrij e Skriniar non lasciano scampo agli avversari, sempre puntuali nelle chiusure, abili anche in fase di prima costruzione di gioco (84 palle giocate per lo slovacco e 81 per l’olandese, entrambi con oltre l’80% di passaggi riusciti).

Nota di merito per Borja Valero: in 17 minuti tocca 15 palloni mettendoli in banca (ne perde solo 1) ma soprattutto si rende autore di un recupero da applausi a scena aperta dimostrando un’attenzione ed uno spirito di abnegazione alla squadra che deve servire da esempio per tutti.

In conclusione il plauso maggiore va riservato a Luciano Spalletti, a cui vanno ascritti anzitutto i meriti di aver recuperato giocatori che sembravano persi definitivamente. Nelle sue dichiarazioni il mister aveva sempre detto che per lui nessuno doveva sentirsi escluso, ma alle parole ha fatto seguire i fatti, ed i giocatori hanno dimostrato di seguirlo ciecamente.

La strada è quella giusta, non esaltiamoci e programmiamo il futuro una partita alla volta. La prossima è quella di domani con il Barcellona. Sarà importante dare seguito alla crescita come squadra, indipendentemente dal risultato.

Forza Inter!