Nell’ultimo giorno del 2019, vi proponiamo valutazione e giudizio approfondito di giocatori e allenatore dell’Inter. Visto l’importante stravolgimento della rosa effettuato in estate, al fine di favorire la leggibilità e la linearità verranno presi in considerazione soltanto gli interpreti della stagione 2019-20 e, quindi, dei primi cinque mesi stagionali della squadra di Conte. Ecco di seguito il pagellone di fine anno:

Handanovic 7,5 – L’Inter ha subito 23 gol in 23 partite stagionali, ma al capitano nerazzurro non si possono imputare errori decisivi. Fra i pali è sempre una sicurezza, qualche limite continua a palesarsi nelle uscite, ma il bilancio è ampiamente positivo. La sua miglior partita della prima parte di stagione è senza dubbio Inter-Lazio di settembre, nella quale ha protetto l’1-0 firmato D’Ambrosio con almeno quattro interventi prodigiosi. E vedendo la Lazio attuale, questi punti possono pesare parecchio e portano incisa a chiare lettere la sua firma. La speranza per il 2020 è che Handanovic, all’Inter dal 2012, possa sollevare al cielo finalmente un trofeo.

De Vrij 8 – Il difensore olandese è senza dubbio alla miglior stagione in carriera. Sicuramente è stato facilitato – rispetto a Skriniar e Godin – dal fatto di aver già giocato, alla Lazio, da centrale in una difesa a tre, ma il suo rendimento è stato davvero eccezionale. Straordinario non solo in fase di copertura, ma preziosissimo inoltre in quella di impostazione, come dimostrano i 4 assist già forniti: numeri da playmaker. Impreziositi, peraltro, dal gol a Torino. Ci auguriamo che mantenga questi standard elevatissimi fino alla fine.

Skriniar 7 – Nel giudicare lo slovacco, molti dimenticano tre fattori determinati. Il primo è che, come accennato, non ha mai giocato in una difesa a quattro; il secondo è che ha giocato tutti i minuti stagionali, senza mai tregua; il terzo è che tutti siamo abituati a cose eccezionali da parte sua, e spesso si tende quasi ad ignorare tutte le ottime cose che mostra, concentrandosi sulle (poche) disattenzioni. Quella di Firenze sul gol di Vlahovic, indubbiamente, pesa molto, ma non è l’unico responsabile. Molti però dimenticano le sue grandissime prestazioni, su tutte quelle di San Siro contro la Roma. Continua ad essere quasi infallibile nell’uno contro uno, e il suo adattamento alla difesa a tre può portare soltanto a dei miglioramenti.

Godin 6 – Onestamente ci si aspettava di più. Per lui, però, vale il discorso di Skriniar sull’adattamento alla difesa a tre. Ora come ora sembra prossimo a perdere il posto a favore di Bastoni, ma le sue doti di leadership sopperiscono in molti casi ad un fisico che non è più quello dei tempi d’oro. Pesano alcuni errori, come quelli al Camp Nou e contro la Fiorentina stessa. El Faraon non ha dato l’impressione di essere insuperabile, ma in alcune partite pesanti si è comunque esibito sui suoi standard, vedi derby e Juventus. Sarà comunque prezioso sia da titolare che come rincalzo, per questo ci auguriamo che le voci di un ritorno all’Atletico Madrid siano false.

Bastoni 7 – Conte ci ha creduto fin dal primo giorno di ritiro, bloccandone la partenza. E ha fatto bene. Bastoni è già a quota 8 presenze, tutte in campionato, e la sua crescita è costante e graduale. Partito da un errore sul gol di Higuain a San Siro, è passato dalla splendida apertura sul gol di Vecino contro il Verona alla grande partita di fine anno contro il Genoa. Ha enormi margini di crescita, e già a 20 anni mostra una personalità non indifferente. Sa impostare, sa farsi sentire come un veterano. Deve migliorare sul posizionamento ma, appunto, ha 20 anni. E se c’è Conte a farti sentire la fiducia e a mettersi a disposizione per il tuo miglioramento, si può essere tranquilli e ottimisti.

Ranocchia 6 – Lo si è visto poco, soltanto nei primi 180 minuti di campionato contro Lecce e Cagliari, ma è stato impeccabile da centrale nella difesa a tre.

D’Ambrosio 7 – Il jolly di Conte, impiegato sinora in tre ruoli differenti: difensore, esterno destro ed esterno sinistro. Sappiamo che le doti tecniche non sono il suo forte, ma è ammirevole il fatto che il suo rendimento cresca di stagione in stagione. Basti ripensare a quanto sia migliorato dal suo arrivo all’Inter nel gennaio 2014. Per lui anche il gol preziosissimo già citato contro la Lazio, in mezzo l’infortunio che lo ha costretto a saltare sei partite e poi il rientro, con la solita sicurezza.

Candreva 7,5 – La sua trasformazione rispetto alla passata stagione ha qualcosa di mistico. Sarà il nuovo ruolo, sarà l’iniezione di fiducia nel sentirsi nuovamente fondamentale, sarà il tocco magico di Antonio Conte, ma Candreva è uno degli uomini migliori di questa prima parte di stagione. Fischiatissimo e deriso lo scorso anno, applaudito e meritevole di ovazioni quest’anno, fin dalla prima magia stagionale all’esordio contro il Lecce. Quello che sembra incredibile è che, quando non c’è stato, la sua assenza si è sentita eccome, pesantissima, mentre l’anno scorso il campo praticamente non l’ha visto mai. 2 gol e 4 assist in campionato (il cross per Lukaku contro il Genoa è ancora negli occhi), 1 gol e 1 assist in Champions nella doppia sfida contro il Borussia Dortmund. A destra, almeno per i prossimi cinque mesi, è una certezza assoluta.

Lazaro 5 – Dopo una pessima prova in Champions League da subentrato contro lo Slavia Praga, ha aspettato il 20 ottobre a Reggio Emilia per rivedere il campo. E lo ha fatto ancora peggio. Tuttavia, si ricordano due ottime prestazioni da titolare a Brescia e contro il Verona (con cross pennellato per Vecino). In Champions altro assist, stavolta per Lukaku. Poi, un altro calo. L’impressione è che soffra molto la pressione di San Siro, come testimonia lo sciagurato retropassaggio nell’ultima – da subentrato – contro il Genoa. Non è una scusante, semmai è un grave limite di personalità. Deve darsi una scossa per non essere ricordato come l’ennesimo esterno flop.

Asamoah 6 – Quando c’è stato ha sempre fatto il suo, ma gli infortuni sono veramente troppi per non pensare che il problema alla cartilagine del ginocchio sia preoccupante (il fatto che l’Inter stia cercando un esterno sinistro non è casuale). L’auspicio è che nel 2020 possa finalmente trovare continuità, perché il suo apporto spesso sottovalutato – al netto di qualche leziosismo in zone pericolose del campo – può essere determinante.

Biraghi 5,5 – Altro esterno arrivato (anzi ritornato) in estate, altri dubbi. Rispetto al collega della fascia opposta Lazaro non ha fatto danni in fase difensiva, non è costato gol alla squadra, ma il suo apporto in fase propositiva è spesso nullo. Attaccare non è il suo forte. Spesso i suoi cross sono sballati o innocui, ma in due occasioni è riuscito ad essere efficace: contro la Lazio per D’Ambrosio e a Torino per De Vrij.

Brozovic 8 – Insostituibile, indispensabile. Più di chiunque altro. In molti, nel giudicare qualche errore dovuto alla scarsa lucidità (vedi Parma), dimenticano che il regista dell’Inter non ha mai riposato, meno che nell’ultima contro il Genoa per squalifica. E se sei il giocatore che corre di più in Serie A, se dai tuoi piedi passa praticamente ogni costruzione dell’Inter, la stanchezza è fisica e psicologica. Nonostante questo, il suo rendimento è stato ottimo: un maestro quando c’è da palleggiare dal basso, ottimo anche nei lanci lunghi a servire le punte. Per non farsi mancar nulla, anche 2 gol e 4 assist totali. In Champions, nel suo ruolo, ha retto il confronto con i big del centrocampo avversario. Nell’ultima partita contro il Barça, costretto a giocare mezzala, ne ha risentito. Ormai il suo ruolo è lì in mezzo, da play. Ed è lì che è decisivo.

Sensi 7,5 – Entrato come un uragano nel mondo Inter, fino al 6 ottobre – data nefasta del suo infortunio contro la Juventus – è stato eccezionale. In rete per tre volte in sei partite di campionato prima dell’infortunio, in Champions ha disegnato calcio nel primo tempo del Camp Nou insieme ai suoi compagni di reparto, con una costruzione del gioco che si è meritata tributi dai social ufficiali della UEFA. Purtroppo, visto il precoce infortunio, non è possibile valutare la sua continuità di rendimento sul lungo periodo. I 19 minuti giocati contro il Genoa, salutati da un boato che San Siro riserva solo ai suoi idoli, sono la grande speranza del nuovo anno.

Barella 7,5 – Stesso voto del suo gemello Sensi, rispetto al quale ha giocato un mese in più prima di cadere nell’ennesimo pesantissimo infortunio che ha afflitto il centrocampo di Conte. Vero anche che ci ha messo un po’ di tempo in più ad inserirsi nei meccanismi. L’unico aspetto positivo dello sciagurato pareggio in Champions contro lo Slavia all’esordio è stato il suo gol. Da quel momento in poi non si è più fermato: se nelle prime presenze era rimasto in panchina o era stato sostituito all’intervallo, dopo è stato eccezionale. Tantissima corsa, sostanza, qualità: centrocampista moderno e completo. Segna poco, ma quando segna…basta riguardare la prodezza di San Siro contro il Verona. Non vediamo l’ora di poter riammirare le sue qualità, finalmente insieme a Sensi.

Vecino 6 – Non ha qualità, è risaputo. In Champions è apparso inadeguato. E a volte sembra nascondersi in campo. Poi, però, ci mette sempre lo zampino (anzi, la testa) nei momenti che contano: a Dortmund per firmare il 2-0 – poi tristemente rimontato – e contro il Verona per farla partire, questa volta, la rimonta. In tempi recenti, uno dei pochi superstiti dell’epidemia di infortuni a centrocampo. Apprezzabile l’impegno, ma non può essere un titolare.

Gagliardini 6 – Stesso discorso di Vecino sulla qualità, onesto mestierante che garantisce legna e corsa. Non può essere un titolare…ma con le genoane sì. 2 gol in campionato, manco a dirlo, contro Samp e Genoa. Afflitto anche lui da problemi fisici, ha rischiato nell’ultima del 2019, mettendosi a disposizione della causa in maniera ammirevole.

Borja Valero 6,5 – Il mezzo voto in più rispetto alle altre due riserve di centrocampo si spiega così: fino al 23 novembre non era mai stato chiamato in causa. Subentrato a Barella dopo l’infortunio di Torino, non ha per nulla sfigurato, anzi ha mostrato tutta la sua qualità ed intelligenza calcistica, sintomo che non si è mai perso d’animo continuando a lavorare in maniera impeccabile. L’età avanzata, inoltre, non gli permette di poter reggere i 90 minuti, ma è stato la prova che la classe non invecchia. Ed il gol di Firenze è il giusto premio per un professionista eccezionale.

Lautaro 8 – Doveva essere la stagione della consacrazione, finora lo è stata. Nella prime partite stagionali non ha mai fatto mancare il suo apporto di grinta e tenacia, segnando anche a Cagliari, ma lo spartiacque è stato uno: la notte di Barcellona. Lì, con il gol dopo 3 minuti, il Toro ha capito di avere delle potenzialità enormi. E le ha sfruttate in pieno, non fermandosi più. Rendimento eccezionale in Champions, con 5 gol in 6 partite. In aggiunta, 8 centri in campionato. È il volto della stagione nerazzurra, oltre che la speranza più grande di successo. Ma il suo nome è accostato anche alla paura maggiore. Quella di poterlo perdere in estate.

Lukaku 7,5 – Il suo impatto con la Serie A è stato devastante. Non solo i 12 gol già all’attivo, ma anche una minaccia costante per le difese avversarie, che faticano a contenerne il fisico straripante. In Champions, dopo un digiuno durato quattro partite, è andato in gol nelle ultime due contro Slavia e Barcellona. Già, proprio la Champions gli costa un voto in meno rispetto al compagno di reparto: pesano i gol falliti costati all’Inter l’eliminazione. Per onestà intellettuale, occorre però dire che Lukaku e Lautaro le hanno giocate praticamente tutte, arrivando stremati a Natale, e la lucidità può venir meno. Gli errori sotto porta, così come la poca consistenza nei big match, sono i principali difetti su cui Romelu deve lavorare per entrare definitivamente nell’Olimpo. Nonostante questo, è ampiamente promosso anche per la sua capacità di leadership, vedi il rigore lasciato ad Esposito contro il Genoa e lo straordinario rapporto instauratosi con tutti i compagni di squadra. In cinque mesi non era facile.

Sanchez 6 – Nei pochi minuti stagionali disputati ci sarebbero i margini per andare oltre la sufficienza, ma si è visto veramente troppo poco per formulare un giudizio obiettivo. Solo due partite da titolare, a Barcellona e a Genova contro la Samp, nelle quali ha comunque mostrato di poter essere ancora determinante andando anche a segno in campionato. Il fatto che sia tornato ad allenarsi e che possa andare in panchina a Napoli lascia speranzosi. Merita di fare i prossimi cinque mesi nelle condizioni migliori, per dimostrare di cosa è capace e per consentire ai tifosi e alla dirigenza – in chiave riscatto – di giudicarlo.

Politano 4,5 – Si può giocare male, perdere palloni preziosi, sbagliare gol pesanti sotto porta. Ma anteporre il bene della squadra a quello individuale (che poi, in realtà, dovrebbero essere una cosa sola) è fondamentale. Ed è proprio quello che Politano non ha fatto nel momento in cui è stato messo un po’ da parte da Conte. Entrato spesso nei finali di gara, ha giocato per se stesso e mai per i suoi compagni, mai per il risultato finale e il bene collettivo. Sembra voler dimostrare di non essere una riserva, ma le rivalse personali dovrebbero stare fuori. Specie se ci si sta giocando ancora un obiettivo importante. Basti ricordare le sfide contro Parma, Barcellona e Fiorentina (pallone sanguinoso perso per tentare un dribbling, quando si poteva portare saggiamente palla alla bandierina). Se gioca poco e se è stato scalzato nelle gerarchie addirittura da un 17enne dovrebbe farsi delle domande. La decisione di cederlo è ormai nota a tutti. Ed è più che giusta.

Esposito 6,5 – 17 anni e tanta, tanta voglia di emergere. D’altronde, se al tuo esordio in Champions ti guadagni un calcio di rigore dominando fisicamente un veterano come Hummels, non sei uno qualunque. In campionato, anche quando è entrato per degli spezzoni, ha dato una mano risultando spesso pericoloso. Fino al dolce epilogo del suo 2019 meraviglioso: prima da titolare in campionato, a San Siro, con gol su rigore concesso da Babbo Lukaku.

Conte 8 – Cominciamo chiarendo una cosa: l’eliminazione dalla Champions gli nega il 10 costandogli due voti. Perché in campionato il suo lavoro è stato perfetto, portando questa rosa al di sopra di ogni aspettativa. Nella prima parte di stagione, quando non era ancora subentrata l’emergenza infortuni, ha perso con la Juventus – ancora nettamente superiore – ed ha pareggiato con il Parma in casa, unico vero passo falso. Per il resto, le ha vinte tutte. Poi, la situazione precaria di uomini è diventata insostenibile, e nonostante questo l’Inter ha perso soltanto 4 punti, contro Roma e Fiorentina. Nella prima gara meritava di più, nella seconda si è fatta agguantare in extremis in maniera ingenua. Di più, almeno in Italia, non gli si poteva chiedere. È rimasto aggrappato alla Juventus a Natale, restando anche per alcune settimane in testa solitaria, nonostante un gap tecnico enorme e l’epidemia di infortunati. I rientri dei vari Barella, Sanchez e Asamoah gli consentiranno di avere più scelta, sperando che non si verifichi nuovamente una tale emergenza. Conte, però, oltre ai rientri ha bisogno anche di aggiunte: Vidal, un esterno sinistro e un attaccante in caso di partenza di Politano. Sarebbe ingiusto non metterlo nelle condizioni migliori, specie per il credito che ha accumulato in questi mesi, spazzando via ogni perplessità di fronte al suo ingaggio. Solo così Conte può provarci.

Non ci resta che augurare un buon 2020 a tutti i tifosi nerazzurri!

 

 

 

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.