Sedici giorni dopo lo schiacciante successo in campionato, l’Inter affronta di nuovo la Juventus. Lo fa senza due dei suoi uomini migliori, Hakimi Lukaku, mentre i bianconeri recuperano interpreti fondamentali quali Cuadrado, McKennie e Alex Sandro. Per questi motivi, tutti – in ambienti nerazzurri – erano consapevoli che ripetere la prova del 17 gennaio sarebbe stato arduo. L’aspetto più fastidioso, tuttavia, è che i ragazzi di Conte avevano incanalato sin da subito il match sui giusti binari, grazie a un gol da rapace d’area del neo-papà Lautaro Martinez. L’Inter è compatta, nei primi 25 minuti disputa una partita ordinata, riuscendo a sopperire all’assenza dei due totem. Tuttavia, la grande differenza rispetto al match di campionato sono i regali che i giocatori nerazzurri decidono di concedere agli avversari, con dei blackout imperdonabili quando si affrontano match e avversari così importanti.

L’ingenuità di Young

Il primo arriva da Ashley Young. Il motivo non è il contatto in sé, visto che interventi di intensità simile all’interno dell’area di rigore sono all’ordine del giorno e solitamente non vengono reputati da calcio di rigore. E pure nel caso in cui l’arbitro decidesse di decretare il penalty, la decisione arriva nell’immediato, da parte del direttore di gara stesso. Il Var richiederebbe il “grave e chiaro errore“, circostanza che non pare essere applicabile al contatto Young-Cuadrado. L’inglese dell’Inter, tuttavia, doveva essere ben conscio che il colombiano della Juventus non deve essere mai toccato, neanche per sbaglio, poiché da sempre reincarnazione calcistica di Tania Cagnotto. Sul campo, trascorre la maggior parte del suo tempo per terra, disteso al suolo, e sarebbe stato impensabile da parte sua non sfruttare un contatto con l’avversario per non ricorrere alla sua specialità: il tuffo seguito da due o tre rotoli. In sostanza un rigore regalato per un’ingenuità di Young. Ma l’Inter è altresì brava a non scomporsi neanche dopo il rigore segnato da Ronaldo, a ricominciare a macinare gioco e a disputare la sua partita. Nei 10 minuti che intercorrono tra il gol del portoghese e la nuova follia nerazzurra, è la squadra di Conte a rendersi più pericolosa, restando – eccome – in partita. Poi, però, il nuovo harakiri. E questo fa male.

Samir Handanovic è ufficialmente un problema

Il portiere interista è da sempre mediocre nelle uscite e per questo rimane ormai costantemente inchiodato in porta, conscio del suo grande limite. Ieri, tuttavia, ha deciso di avventurarsi addirittura fuori dall’area senza senso alcuno, mentre Bastoni gli indicava e chiedeva a gran voce di rimanere in area per ricevere il passaggio all’indietro. Fra l’altro, sarebbe stata l’unica opzione disponibile per il difensore nerazzurro, che era pressato da Ronaldo e che si è visto cancellare la possibilità di servire Handanovic, poiché in porta – senza alcun senso – non c’era più nessuno a causa di una folle decisione assunta dal portiere sloveno. Che, per limitare il danno ormai commesso, avrebbe quanto meno potuto urlare “mia!”. No, silenzio assoluto. Irredimibile, ingiustificabile, inaccettabile. C’è da sottolineare a sua discolpa, la parata sul tiro dal limite di Bernardeschi, deviato da De Vrij e che Handanovic riesce a toccare in calcio d’angolo con un grandissimo riflesso che salva l’Inter dal 1-3 che la condannerebbe del tutto.

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Non è la prima volta che Handanovic costa all’Inter dei punti in stagione, ed ormai il popolo nerazzurro è unanime nel riconoscere che la Beneamata abbia un problema portiere. Si tratta di un ruolo fondamentale, come abbiamo potuto spiacevolmente constatare ieri, in grado di determinare inerzia ed esiti in una competizione ma, in generale, di una stagione. Battere la Juventus ieri, o quanto meno non uscire sconfitti, sarebbe stata una dimostrazione di forza in grado di galvanizzare ulteriormente gli uomini di Conte e di sbriciolare la fiducia che i bianconeri avevano acquisito nel periodo successivo alla sconfitta contro l’Inter in campionato, nel quale hanno battuto il Napoli in Supercoppa oltre che Bologna e Sampdoria in campionato. Sarebbe stata un’ulteriore svolta decisiva bidirezionale: positiva per l’Inter, negativa per la Juventus. E invece no. Peraltro, la tradizione di Handanovic contro i bianconeri parla chiaro: nel corso dei nove anni senza titoli trascorsi dall’Inter, si sprecano gli errori e i regali che ha gentilmente offerto ai rivali. La sensazione è che l’Inter, per vincere, dovrà sopperire alle mancanze di un portiere che – anche nei suoi personalissimi anni migliori – nelle partite decisive ha spesso e volentieri lasciato a desiderare. Pensare a un girone di ritorno in volata scudetto, quando le partite peseranno sempre di più, con questa situazione portiere, è francamente preoccupante, inquietante e sconfortante.

Sanchez – I numeri sono impietosi

Nel secondo tempo l’Inter, che era apparsa sotto shock sul finire della prima frazione, si ricompatta e ricomincia a dominare. La Juventus si chiude a riccio nella propria area di rigore e i nerazzurri non riescono ad abbattere il muro, complice la solita mancanza di cinismo sotto porta che non fa più notizia, ma che viene ulteriormente amplificata dall’assenza di Lukaku e Hakimi, due dei tre migliori realizzatori nerazzurri. L’Inter, in particolare, paga l’ormai storica, deleteria e imperdonabile lacuna strutturale: l’assenza di un centravanti in rosa in grado di segnare con regolarità nei momenti in cui viene a mancare Lukaku. Sanchez spreca e dimostra ancora una volta di essere un trequartista più che una punta: 2 gol in questa stagione per lui, peraltro segnati entrambi praticamente a porta vuota. Come ha sottolineato Conte nel post-partita, i suoi numeri “sono impietosi”. È francamente assurdo che l’Inter non possa contare su un vero centravanti di scorta, risorsa di cui si dotano con regolarità anche le piccole.

Ma tant’è, purtroppo. L’andamento del match non è stato poi così diverso da quello andato in scena in campionato, ma stavolta l’Inter concede due regali e la strada diventa una salita ripida. Ci sarà da segnare almeno due gol al ritorno, a Torino, martedì prossimo, per sperare. La Juventus, giustamente, preparerà la partita in funzione dell’immeritato vantaggio accumulato in quel di San Siro e, in caso di accesso alla finale, ringrazierà chi le ha consentito di qualificarsi. Ed è beffardo che probabilmente rintraccerà il mittente del regalo nella rosa dell’Inter.

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24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.