Continua l’acceso dibattito riguardo al futuro di San Siro. Da una parte, Inter e Milan sembrano irremovibili sulla loro decisione di costruire un nuovo impianto con la successiva demolizione del Meazza, ma tanti altri hanno idee diverse. Da una parte il consorzio architettonico Manica/Sportium, scelto dai club come finalista con Populous per il suo progetto di costruzione sul nuovo impianto, ospite a Radio Deejay ha spiegato i perché della volontà delle due società; dall’altra, però, parte della politica milanese e delle istituzione non sembrano affatto d’accordo. Ecco quanto riporta Tuttosport:

PERICOLO INQUINAMENTO – “Per rendere meno impattante il problema, la proposta di Manica/Sportium prevede quanto pensato per Cagliari: «Data l’imponenza della costruzione, la demolizione richiederà un po’ di tempo – ha ammesso l’architetto Giovanni Giacobone – La cosa bella che abbiamo studiato, così come per lo stadio di Cagliari (che costruirà sempre Sportium, ndr), è quella di riutilizzare il cemento armato della demolizione per costruire tutto il resto dell’area, così da evitare di avere migliaia di camion a fare carico e scarico». Altri accorgimenti per rendere meno inquinata l’aria e invivibile la situazione per la gente del quartiere saranno l’utilizzo di pannelli fonoassorbenti e di lance nebulizzatrici per le polveri“.

BALENA ARENATA – “‘Lo stadio oggi sembra una balena arenata su una spiaggia d’asfalto quando non si giocano partite, però, ovviamente, è un simbolo forte – ha spiegato Massimo Roj di Sportium in un’ospitata a Radio Deejay – Noi abbiamo un progetto di rigenerazione urbana, per ricollegare un lembo della città escluso dalla città stessa visto che, quando l’impianto era nato nel 1926, non aveva nulla intorno’“.

ALTRI PARERI – “Non la pensa esattamente allo stesso modo l’Architet’s Journal che a luglio ha definito “una pazzia” l’idea: “la demolizione di un edificio enorme per fare spazio a uno più piccolo ha poco senso come scelta di design. Se ciò si unisce alla rinuncia del campo di calcio più storico d’Italia, la perdita è devastante. Questi edifici, totem del cambiamento nei decenni, devono indicare come le costruzioni possano essere conservate e riadattate”. Parere peraltro non dissimile a quello del Sovrintendente Ranaldi: “La demolizione non è l’unica opzione per il Meazza: lo stadio è un’icona dello sport, valutate ipotesi alternative come l’adeguamento e la trasformazione dell’impianto””.

(Fonte: Tuttosport)

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