Al fischio finale di Banti a Torino la netta sensazione che ogni tifoso nerazzurro ha provato è stata che anche la più flebile ed ardita speranza di centrare per il rotto della cuffia una qualificazione ai preliminari di Champions League fosse svanita definitivamente. Si sapeva sin dall’insediamento di Pioli che sarebbe stata impresa durissima recuperare lo svantaggio creatosi in autunno, si sapeva che sarebbe stata una corsa affannata, una condanna, quasi a mo’ di spada di Damocle, a dover sempre vincere contro tutti. Pochi erano i margini di errore e nell’ipotetica tabella di marcia stilata tra buon senso e necessità di recuperare punti a Torino era contemplato solo un risultato: la vittoria. Questo campionato a dire il vero da diverse settimane ha ben poco da dire con una soglia Champions League schizzata a livelli impensabilmente alti ed una quota salvezza crollata a minimi storici. Un tempo si diceva che per salvarsi servivano 40 punti, questa volta ne bastano molti meno. Tutto ciò fa sì che tutti si decida negli scontri diretti, premesso che non è concesso sbagliare nulla contro le squadre già teoricamente retrocesse e quelle che stanno “nella terra di mezzo”.

Sabato i ragazzi hanno affrontato un Torino sicuramente combattivo e tenace che anche grazie al calore del suo meraviglioso pubblico riesce sempre a fare bene tra le mura amiche. A dire il vero all’Inter non è mancati la voglia di fare bene, l’impegno e l’intensità, quanto semmai la più semplice precisione: il match è stato pesantemente macchiato dall’inusuale imprecisione nei passaggi in fase di impostazione e e delle conclusioni sotto porta in fase di finalizzazione. Davvero quasi non sembrava possibile pensare che la stessa squadra che aveva annientato l’Atalanta, sorpresa di questa serie A, non fosse capace di mettere assieme 3 passaggi precisi consecutivi senza perdere palla e scoprire il fianco alle ripartenze veloci dei granata. Esemplificazione della partita dell’Inter è stato Geoffrey Kondogbia che, seppure sia stato uno dei più positivi recuperando tantissimi palloni, ha comunque sbagliato un’indicibile ammontare di passaggi, anche dei più banali, non appena rubava palla. Ed in questo marasma non è neppure stato aiutato dal suo compagno in mediana, Roberto Gagliardini, per lui invece solo errori ed una prova negativa, la prima da quando veste il nerazzurro di Milano. A dire il vero l’Inter, soprattutto nei 10 minuti finali ha creato importanti occasioni da rete ma ad Ivan Perisic è mancata quella freddezza e precisione necessaria per poter battere Hart, pure lui di certo non in serata di grazia.

Dunque la pausa nazionali si conferma una speciale di kryptonite per l’Inter che come spesso accade stecca il match appena precedente. Il prossimo impegno sarà il match casalingo di lunedì 3 aprile contro la Sampdoria. Cosa resta ora? La corsa al quarto posto per l’accesso all’Europa League sperando di giocarla e di giocarla meglio della vergognosa campagna europea di questa stagione.

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