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L’Inter continua il processo di crescita e l’arrivo di Conte è stata una sorta di accelerata da parte di Suning nella scalata al vertice. Il tecnico era un pallino della famiglia Zhang che non vuole certo fermarsi ora.
“La linea maestra l’aveva tracciata papà Zhang Jindong a fine marzo a Roma, nel bel mezzo del vertice Italia-Cina, parlando con i due amministratori delegati Beppe Marotta e Alessandro Antonello: «Riconquistiamo la Champions League e continuiamo a crescere: l’Inter deve avere un futuro al top nel mondo». Riprendersi la coppa più prestigiosa, che in dote porta un tesoretto di circa 63 milioni (sponsor compresi) solo per la qualificazione, è stato il nuovo punto di partenza. L’Inter che vuole continuare a crescere e a correre verso l’eccellenza ricomincia da qui, con la famiglia Zhang al timone sempre più convinta e decisa a investire nel club, rilanciando il suo impegno. Finora Suning, che è entrata nell’Inter nel giugno 2016, ha messo sul piatto nerazzurro oltre mezzo miliardo di euro. Una bella cifra, certo, ma a pochi giorni dalla firma di Antonio Conte sembra davvero che qualcosa sia cambiato. Anche mediaticamente. Prima il presidente Steven si è preso un ruolo di primo piano nell’affare Conte, comparendo nei video di presentazione e scherzando sulla panchina con Antonio e il tifoso vip Alessandro Cattelan; poi Zhang senior ha chiamato a raccolta la dirigenza e l’allenatore a Madrid per il primo incontro ufficiale. Per tutti foto di rito, video social, dichiarazioni «pesanti» per tornare ad avere visibilità e stare più vicini alla gente nerazzurra”, si legge su La Gazzetta dello Sport.
“Ma soprattutto l’okay dato dalla proprietà alla spesa extra per l’ingaggio di Antonio è un segnale importantissimo per i tifosi. L’ex c.t. dell’Italia era il pallino di Zhang Jindong, che invano aveva provato a prenderlo due anni fa. Ora che «finalmente» (copyright Steven) Conte è nerazzurro, lo scenario cambia. Anche perché ha firmato un contratto da paperone della panchina: 11 milioni netti per 3 stagioni, più del doppio di quanto prendeva Spalletti (4,5 milioni all’anno). Non solo: la voglia di avere uno degli allenatori top d’Europa ha spostato in secondo piano anche i tanti soldi che l’Inter ha dovuto mettere a budget per il licenziamento di Luciano, che costerà 25 milioni a meno di futuri accordi con il tecnico. Prima della sfida contro l’Empoli si diceva che l’Inter chiedeva a Spalletti la Champions League e i suoi soldi per arrivare a Conte: non c’è la controprova, ma di certo quei 63 milioni garantiti tra premi di partecipazione, market pool e bonus legati agli sponsor hanno reso più semplice la trattativa con l’ex allenatore del Chelsea, che da sogno è diventato rapidamente realtà. Adesso, però, si comincerà a fare sul serio per dare al «top coach» Conte la migliore rosa possibile, al netto dei circa 40 milioni di plusvalenze che l’Inter dovrà fare entro il 30 giugno per rientrare nei paletti del fair play Uefa. Guardando le ultime tre estati, quelle con Suning al timone della società nerazzurra, i soldi spesi nel mercato sono sempre scesi, anche se forse nel tempo sono stati investiti meglio”, aggiunge il quotidiano.
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