Le sensazioni post derby hanno lo stesso effetto di un pugno nello stomaco. Bloccano il fiato e demoralizzano, oltre a far male. Molto male. L’Inter vista ha dato tutte le sensazioni di una squadra in totale involuzione: scarica, ma, soprattutto senza idee. Ad oggi il futuro appare tenebroso. Quasi lugubre. I tifosi nerazzurri provano a “fare scudo” nei confronti della squadra e a sostenerla, ma occorre uscirne. Tutti insieme. In 3 punti ciò che, a mio avviso non sta andando.

Involuzione nerazzurra: quanto manca Pintus?

Il primo punto è strettamente collegato alla forma fisica. In estate l’Inter ha visto partire Conte, Hakimi e Lukaku. Perdite gravi nell’economia della formazione nerazzurra. La sensazione, in queste ultime settimane, però è che la perdita veramente veramente grave sia un’altra e sia da individuare nello staff tecnico. Alla voce preparatore atletico sono nascoste tante risposte legate a questo momento difficoltà. Non ce ne voglia chi sta svolgendo ora il lavoro. Ma con Pintus era tutt’altra cosa. L’Inter ebbe anche l’anno scorso un periodo di flessione, ma seppe uscirne con la padronanza della grande squadra senza lasciare troppo per strada. Parte del merito è anche del Sergente Pintus che tiro a lucido una squadra in grado di rendersi protagonista di una cavalcata pressoché perfetta.

Un aspetto tuttavia credo vada considerato. L’Inter dell’anno scorso, nella seconda parte di stagione, (da gennaio in poi), dovette pensare solo al campionato e alla Coppa Italia, (dove si fermò in semifinale). Ciò permise a Pintus di poter lavorare in una certa maniera. Maniera che poi si rivelò azzeccatissima. L’essere interisti si sa, vuol dire vivere tutti i giorni con situazioni paradossali. Qual’è quella di ora? Si nasconde a Liverpool. L’eliminazione, quasi certa, dalla Champions, in questo momento d’appannamento potrebbe rappresentare (quasi) più un bene che un male. La squadra, avendo finito gli infrasettimanali, giocherebbe una volta a settimana, avendo solo l’impegno di Coppa Italia, (max 2 gare da qui a fine campionato). Guarda a volte i paradossi.

 

Troppi giocatori sottotono

L’aspetto che salta maggiormente all’occhio di questa situazione paradossale dell’Inter è legata alle prestazioni molto opache fornite da certi giocatori. Detto e ridetto di Lautaro che, oltre a essere inconcludente, è anche molto nervoso, la lente d’ingrandimento è focalizzata su due pilastri della rosa nerazzurra: Barella e Brozovic.

Il centrocampista italiano è appannato. Il motorino che nella prima parte di stagione dominava in campo sembra ora un vecchio ciao arrugginito con la marmitta che emette un rumore tremendo. E’apparso nervoso il centrocampista sardo. Un nervosismo dichiarato dalla gestualità nei confronti dei compagni. La figura che una volta era una guida sicura si sta rivelando ora più un problema che una soluzione. Verso il rush finale di questa stagione che sta assumendo contorni macabri occorre recuperare appieno il numero 23, ovvero, Nicolino “motorino” Barella che manca oramai da 3 partite.

Il vicino di reparto croato non riesce a rendere sui livelli standard a cui ha abituato la platea nerazzurra. Troppa pressione tutta sul croato? Spiegazione lecita ma il faro Brozovic è un punto di riferimento vitale ed importante nella zona nevralgica nerazzurra. Quando Brozovic è in giornata a San Siro si suonano sinfonie melodiche e piacevoli. Se Brozo manca a San Siro è marcia funebre.

Loro come tanti, molti, troppi altri. La ripartenza dell’Inter passa anche da loro. Occorre svegliarsi.

E se il modulo?

Nel paradosso c’è da specificare che l’Inter corre, male, a tratti malissimo, ma corre. Un involuzione negativa anche in questo senso. Anche nel derby ha corso più del Milan, ma quasi sempre più per rincorrere che per farsi rincorrere. Occorre invertire questa tendenza disastrosa. Come?

Il calcio di oggi è, forse, caratterizzato da troppa presunzione. A volte bisogna essere più umili e ricorrere alle armi che questo calcio lo tengono in piedi. In questo caso? Un cambio modulo potrebbe aiutare tutti. Tra i moduli storici del calcio c’è il 4-4-2. Due linee da quattro aiuterebbe a coprire meglio il campo e a correre meno e, soprattutto, non inutilmente, garantendo lucidità nei momenti clou della gara. A volte un pizzico d’umiltà e di consapevolezza dei momenti è il modo migliore per uscire dalle crisi.

Venerdì, a San Siro, arriva la Salernitana. Sfida che improvvisamente sta assumendo i contorni di un Everest nonostante assomigli più, sulla carta, ad una collinetta, soprattutto per chi porta lo scudetto sul petto. Ma l’involuzione sta indirizzando tutti i giudizi. I tifosi ci saranno sempre, ma ora basta pugni nello stomaco.

Scrivere è bello. Farlo parlando della propria squadra del cuore credo sia la massima aspirazione per chiunque sogni di fare questa professione.