Alzi la mano chi credeva fosse anche solo possibile accostare un fenomeno del calibro di Modric all’Inter. Fossimo nel 2009 non ci sarebbe nulla di strano, eravamo abituati a certi colpi. Questa sessione di calciomercato si sta trasformando in qualcosa che fino a pochi mesi fa sembrava quasi impossibile. Colpi spettacolari, sia per caratura che per modalità di acquisto. Colpi pensati bene, per coprire le lacune della squadra, scevri da ogni influenza di potenti procuratori e quindi totalmente illogici.

La ciliegina sulla torta potrebbe essere un certo ragazzo senegalese di 23 anni che, prima di passare le Alpi, stregò la Serie A.

Un diamante allo stato grezzo

Ci sono giocatori che nascono pronti per palcoscenici importanti, che affrontano con naturalezza prove che a molti farebbero tremare le gambe. Keita Baldé Diao fa il suo esordio nella massima serie italiana a soli 18 anni nella Lazio. Era il 2013 e molti iniziavano a chiedersi chi fosse quel ragazzino con una tecnica e velocità fuori dal comune.

5 gol e altrettanti assist in sole 14 partite da titolare. Impatto devastante per un neo maggiorenne. In Europa League il bottino è di 1 rete e 4 assist in 8 partite. Le stimmate del campione le possiede tutte, tuttavia l’ingrediente principale non si era ancora formato: la testa di un professionista.

Con gli allenatori instaura rapporti complicati. Chi lo scopre e lo mette in luce è Edy Reja, che lo schiera ala sinistra. Con Stefano Pioli Keita collezionerà solo 21 presenze da titolare in campionato in due stagioni, contribuendo con 5 gol e 9 assist.

Il 2016 è l’anno dell’esplosione. Anche con Simone Inzaghi le cose non sono semplici, viene escluso dalla rosa nelle prime giornate dopo aver chiesto la cessione. A fine stagione i dati sono impressionanti: 21 partite da titolare, 16 gol e 5 assist.

Con Inzaghi venne anche impiegato nel ruolo di mezza punta, mostrando il meglio di sé. Nel Monaco di Jardim viene utilizzato maggiormente come ala destra, fornendo un totale di 8 gol e 11 assist.

L’importanza di essere ambidestro

Non posso fare a meno di accostare Keita a Perisic. Velocità, facilità di corsa e dribbling, non lascia punti di riferimento e gode di una qualità molto rara: non possiede un piede debole. A questo punto sorge un dubbio: destra o sinistra?

Essendo ambidestro può rendere al massimo su entrambe le fasce, svariare al centro e lasciare dubbi all’avversario sul piede da difendere. L’ha già fatto (con ottimi risultati) nel Principato, può ripetersi a Milano. All’occorrenza può essere impiegato alle spalle di Icardi. Ora proviamo ad immaginarci un ipotetico 4-3-3 (o 4-1-2-3) con l’eventuale (difficilissimo) arrivo di Modric.

Nascerebbe una squadra così:

Sulla carta una formazione così non avrebbe molti rivali e potrebbe veramente essere una contendente al titolo. Vrsaljko e Asamoah sanno fare entrambe le fasi, con il primo che avrebbe un’intesa già salda con gli altri croati della squadra. Abbiamo già ammirato la capacità di Asamoah di far bene da centrale quando la squadra sale, portando il numero dei giocatori offensivi a sette. Brozovic si troverebbe a supportare due mostri come Nainggolan (al netto di una preparazione parziale) e Modric, il centrocampista più forte del mondo.

Modric è stato forse l’uomo più determinante del Real negli ultimi anni. Nel mondiale che l’ha incoronato dominatore del torneo, ha mostrato oltre alla sua eclatante e smisurata qualità, anche una tenacia nascosta. In questo scenario Perisic e Keita possono scambiarsi i ruoli durante il match, per cercare la porta accentrandosi o servire Icardi dal fondo. Inoltre sono entrambi dei buoni esterni di ripiegamento (peculiarità soprattutto di Perisic). A differenza di Candreva, il senegalese negli ultimi anni è diventato anche pungente in zona gol.

Con questo arsenale di giocatori, Luciano avrà il compito più importante: impartirgli i movimenti nuovi e creare l’affiatamento giusto per amalgamarli in un unico essere. Il mister ha già mostrato in più occasioni di saper esaltare al meglio le caratteristiche nascoste dei suoi uomini, anche cambiandogli posizione.

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L’oro di Milano

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Si dice che Spalletti rimase molto colpito da Keita nel derby contro la Roma, in cui timbrò una doppietta determinante. E chissà che con lui non possa finalmente fa sbocciare tutto il suo talento e a maturare definitivamente.

In passato per raccogliere l’oro bastava immergere una rete nell’acqua e tornavi a casa con le tasche piene di pepite. Oggi è infinitamente più raro; il terreno va sondato bene, scavato molte di volte. Ma quando dopo tanta sofferenza si arriva a trovare quell’unico filone, la ricompensa è impagabile.