Nella testa di molti interisti, da qualche tempo a questa parte, un interrogativo si è fatto vivo: ma Keita vale i (non pochi) i 40 milioni del suo cartellino? Questa domanda, fino a sabato pomeriggio, avrebbe probabilmente trovato risposta in un secco no dalla maggior parte di noi; ma la prestazione da MVP sfoderata sabato sera dal senegalese ha probabilmente rimescolato le carte in tavola. Certo, il Frosinone non è il Barcellona, e il contesto tattico venutosi a creare è stato ideale per le sue caratteristiche, ma a sembrare diversi, a parere di chi scrive, sembrano proprio l’atteggiamento in campo, la cattiveria e le scelte di gioco operate.

Keita: lo riscatteresti?

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Il personaggio

Keita Balde Diao, ricordiamolo, è un ragazzo classe 1995, neanche ventiquattrenne, ma che ha saputo sempre far parlare di sé, in un modo o nell’altro: ai tempi della Masia, il settore giovanile del Barcellona. si rese autore di uno scherzo ai danni di un compagno di squadra che gli costò il trasferimento forzato al Cornellà, dove mise a referto ben 47 gol in stagione. Al ritorno da quella esperienza si consumò il divorzio da Guardiola, andando alla Lazio praticamente per ripicca. E celebri sono i numerosi screzi tra il giocatore e la dirigenza laziale, con la parziale attenuante della proverbiale scontrosità di Lotito, mai particolarmente accomodante nei confronti dei suoi tesserati. Senza contare che in seguito è arrivato in un Monaco in forte ridimensionamento, dove ha comunque fatto più che bene considerata la non titolarità (8 gol in 23 presenze, mica male). Fa quasi uno strano effetto, vedere come all’Inter non abbia (ancora) dato segni di insofferenza nonostante l’effettivamente scarso impiego fattone da Spalletti, e si sia anzi prodigato in lodi sperticate all’indirizzo del mister; di tutt’altro segno rispetto alle recenti dichiarazioni di Lautaro Martinez, in cui non ha fatto mistero di non gradire il ruolo di vice-Icardi. Sotto il profilo caratteriale, insomma, ci siamo.

Il dualismo con Perisic

Dal punto di vista tecnico, come accennato, Keita non aveva fatto molto per sciogliere le riserve sul suo valore. Al debutto da titolare contro il Bologna si è fatto notare più per le clamorose occasioni ciccate che per altro: è apparso piuttosto spaesato e a disagio nel ruolo di centravanti unico cui è stato costretto in quella occasione (complici le assenze di Icardi e Martinez per infortunio). Qui sta il busillis; per quanto Keita veda facilmente la via del gol, ha bisogno di partire da più lontano, magari in progressione palla al piede, in modo da sfruttare le sue doti di velocista e nell’uno contro uno, forte anche di una capacità di spostare rapidamente il pallone in un fazzoletto degna del miglior Salah. Il primo gol col Frosinone è un saggio lampante di questa capacità. Inoltre, da quando veste i nostri colori ha quasi sempre giocato al centro o a destra, data l’inamovibilità nelle gerarchie spallettiane di Ivan Perisic (sulla quale ci sarebbe molto da discutere), quando il suo ruolo naturale sarebbe l’esterno di sinistra: posizione che gli consente di rientrare sul piede preferito per tirare o scodellare palloni in mezzo, come dimostrato dall’assist per Lautaro sul 2 a 0.

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Vale 35 milioni?

A ogni modo, qualsiasi giudizio sull’opportunità di riscatto del giocatore è senza dubbio prematuro. Bisogna concedergli il beneficio d’inventario, avendo giocato relativamente poco (e maluccio, aggiungerei) perlopiù entrando a gara in corso. Sembrerebbe mancargli quella capacità di spaccare la partita dalla panchina per cui è stato chiamato a Milano a gran voce negli ultimi giorni dello scorso mercato, spingendo peraltro la dirigenza a mettere mano al portafoglio per il prestito oneroso di 5 milioni. Potrebbe giovare, sia a lui che a Perisic, qualche partita in più da titolare, per quanto i due non siano poi così sovrapponibili tatticamente; il croato è sicuramente un giocatore più duttile e prono al ripiegamento difensivo, doti imprescindibili per un allenatore così attento agli equilibri come Spalletti, al costo di una ridotta produzione offensiva, ai limiti dell’asfittico. Keita, invece è semplicemente un esterno prettamente offensivo dalla vena realizzativa più prolifica, e naturalmente meno votato a compiti di contenimento e raddoppi. Se si rivelerà decisivo anche contro avversari di cartello non possiamo ancora dirlo, ma la doppietta di sabato ci lascia davvero ben sperare.

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