Tante partite in una. L’Inter scende in campo a Marassi con alcuni volti nuovi fra i titolari, come Bastoni Sanchez. Inaspettato il primo, mossa coraggiosa di Antonio Conte che testimonia una volta in più l’immensa fiducia che il tecnico ripone nei suoi uomini; atteso, e tanto, il secondo. “Finalmente Sanchez!”, hanno pensato o esclamato in molti.

La primi mini-partita del pomeriggio genovese dura 45 minuti e vede l’Inter dominare in lungo e in largo: totale controllo del match, movimenti di centrocampisti e attaccanti funzionali e intelligenti, coppia sudamericana davanti che viaggia a gonfie vele. Il Nino Maravilla entra in tutti e due i gol, Sensi è ovunque insieme alla sua classe, Brozovic è preziosissimo nello smistare palloni e nel fabbricare le iniziative nerazzurre, fornendo una materia prima di ottima qualità. All’intervallo, tutti soddisfatti per un primo tempo di livello altissimo, con la sensazione che la ripresa possa essere caratterizzata da serenità e tranquillità. Ma è proprio all’inizio del secondo tempo che il quieto stato d’animo di ogni tifoso nerazzurro viene bruscamente interrotto, e si rivedono alcuni residui di “Pazza Inter”, dando il via alla seconda mini-partita. Lautaro Martinez – che già nel primo tempo non era riuscito a firmare lo 0-3 – è bravissimo nel saltare Colley e nel presentarsi davanti ad Audero, ma fallisce ancora. Ed è qui che si verifica il (potenziale) cataclisma, lo spartiacque nella partita di Marassi: l’ingenuità di Sanchez con conseguente doppia ammonizione rischia di costar caro ai nerazzurri. Dal potenziale 0-3 al 10 contro 11, con la Samp che prende inevitabilmente coraggio e accorcia le distanze dopo 10 minuti di assedio con Jankto. I blucerchiati provano a cavalcare l’onda, ma vengono bloccati dalle mosse di Conte e dal suo coraggio. La terza mini-partita parte da qui e dura fino alla fine. L’ingresso di Lukaku e di D’Ambrosio fa sì che l’Inter si riorganizzi, smetta di subire le offensive dei rivali e rimetta la testa fuori dal guscio, segnando con Gagliardini un gol liberatorio, che permette ai nerazzurri di respirare e di gestire con rinnovata e ritrovata tranquillità l’ultima mezzora di gara in inferiorità numerica.

L’espulsione di Sanchez ha cambiato quindi l’andamento di una partita intera, scatenando svariati effetti negativi ma, paradossalmente, producendo anche alcuni pro in relazione alla consapevolezza e al carattere di questa Inter.

CONTRO – Come detto, tutti all’intervallo si auspicavano un secondo tempo diverso. Sarebbe stato importante dedicarsi alla gestione e all’amministrazione del match, aggiungendoci magari quel terzo gol che l’Inter nel primo tempo avrebbe ampiamente meritato (c’è da lavorare sul cinismo e sulla capacità di uccidere partita e avversari al momento giusto). Specialmente se consideriamo che fra tre giorni l’Inter sarà di scena a Barcellona, non la più semplice delle partite, e per alcuni uomini – Brozovic su tutti, ma anche lo stesso Lukaku, costretto ad entrare praticamente all’inizio del secondo tempo – un po’ di riposo sarebbe stato un toccasana. Dopo il Barça, infatti, c’è la Juventus. E proprio qui si allaccia un altro risvolto negativo dell’ingenuità di Sanchez: il cileno, infatti, dovrà saltare la gara contro i bianconeri per squalifica. Questo significa che Conte dovrà rinunciare ad un giocatore che, anche non da titolare, sarebbe potuto rivelarsi arma importante e preziosa nel secondo tempo. Infine, il gol subito. Che, siamo sicuri, senza l’episodio di Sanchez non sarebbe arrivato.

PRO – “Rosso e gol dell’avversario in dieci minuti: è successo l’imponderabile. Questa situazione avrebbe potuto ammazzare chiunque, anche un elefante, ma non noi“. Questo il passaggio più significativo delle interviste post-partita di Conte. Aver resistito all’impatto di un potenziale 0-3, che diventa espulsione, che a sua volta diventa 1-2, il tutto dopo aver dominato in lungo e in largo, è uno step importante nel processo di crescita di questa squadra. Quella dell’Inter di ieri è una prova di forza, di maturità, di capacità nella gestione di un momento potenzialmente devastante per tante Inter del passato. La squadra barcolla, ma barcolla e basta e soprattutto lo fa per poco: il tempo di riorganizzarsi grazie al suo direttore d’orchestra e riprende in mano la partita. E porta a casa altri 3 punti, uscendone addirittura fortificata. Adesso è 6 su 6: l’ultima e unica volta correva la stagione 1966-67, in panchina c’era Helenio Herrera e le vittorie sarebbero poi diventate 7. Complimenti agli interpreti di questo avvio sprint. Con la speranza, e la preghiera, che il livello resti alto fino a maggio. Il risultato negativo arriverà, la sconfitta arriverà: l’importante è reagire in maniera positiva alle avversità. Proprio come ieri. E proprio come solo i grandi sanno fare.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.