Era la notte di chi vuole crederci ancora, della speranza, della concreta possibilità di passare da lucidi ostinati sognatori a poveri illusi. L’Inter non ha tradito: è rimasta in vita, aggrappata al sogno della qualificazione agli ottavi di finale di Champions League grazie ad un’altra, ennesima grande prova da squadra vera. Se l’approccio, nelle due trasferte europee precedenti (Barcellona e Dortmund) era stato rabbioso e devastante, stavolta la squadra di Conte ha gestito diversamente l’avvio di partita, scegliendo un assetto più bilanciato nonostante l’assoluta necessità di vincere. La scelta della pazienza e dell’organizzazione ha pagato: approccio diverso, ma stesso risultato. Il solito gol del vantaggio firmato da Lautaro Martinez. Ma a colpire è stata la reazione ad un episodio psicologicamente devastante per chiunque, cioè il brusco passaggio dal potenziale gol del raddoppio firmato Lukaku al calcio di rigore per lo Slavia Praga, che porta al pareggio. Una legnata, una doccia gelida, una batosta al morale dei nerazzurri proprio sul finale del primo tempo. La ripresa, dopo tale episodio, rappresentava un grosso punto interrogativo sull’atteggiamento dell’Inter, che però si è rivelata ancora una volta capace di andare oltre le avversità che si pongono sul proprio cammino, sfoderando un secondo tempo di livello altissimo. Non solo: l’Inter, dopo essere passata dal gol al calcio di rigore subito, colpisce anche due clamorosi legni con Lukaku prima e Brozovic poi, ma non si arrende ad un destino che minuto dopo minuto sembra scrivere “partita stregata”, continuando ad attaccare e a creare ripetute occasioni da gol e trovando, alla fine, il meritato premio con due reti più un’altra, ancora annullata al belga.
PARADISIACI – Questo l’aggettivo giusto per descrivere le prove, anzi la prova – perché in campo giocano l’uno per l’altro e sembrano un tutt’uno – di Lautaro Martinez e Romelu Lukaku. La doppia L sforna la miglior prestazione stagionale, disegnando calcio all’Eden Arena di Praga. L’intesa fra i due, che nell’ultimo periodo sta toccando vette impensabili anche nelle più rosee aspettative, migliora ancora in Repubblica Ceca e nella notte più importante della campagna europea nerazzurra. Lautaro e Lukaku dialogano in continuazione, ma soprattutto sono tremendamente concreti e sincronizzati. Il primo gol nasce da un’azione insistita del belga, che si porta dietro di fisico l’intera difesa dello Slavia servendo al suo compagno di reparto l’assist che porta ad un gol fantastico del Toro. Il gol del potenziale 2-0 nasce da una palla recuperata da quest’ultimo: palla a Lukaku che trasforma a porta vuota, ma il Var – come detto – annulla beffardamente. E se si è parlato di reazione di squadra, è anche giusto sottolineare la reazione di Romelu. Alla vigilia, infatti, si era parlato molto del suo strano digiuno in Champions League, che stonava vistosamente con i 10 gol già realizzati in Serie A. Esultare, sentire di essersi sbloccati e poi vedersi annullato il gol, passando da 0-2 a 1-1, poteva portare sotto zero il morale di Big Rom. Ma neanche questo lo scalfisce: secondo tempo di livello perfino superiore al primo. Gol dell’1-2 realizzato dopo aver scartato il portiere e rete sfondata con un tiro di potenza e rabbia. Palla fantastica ancora a Lautaro (5 gol in 5 partite di Champions) che al volo segna un’altra rete fantastica. Gol dell’1-4 alla Lukaku, molto simile a quello realizzato a Torino sabato scorso, anch’esso annullato, stavolta per fuorigioco. Lukaku ne mette dentro tre ma sul tabellino ne risulta uno, oltre ad una sfortunatissima traversa. La coppia dei sogni arriva a 22 reti stagionali complessive a fine novembre, entrando di diritto nel libro dei record nerazzurro. È questo il tandem che proverà a portare l’Inter in paradiso.
GRUPPO – L’Inter riesce a sopperire alle numerose e pesantissime assenze con l’unità d’intenti, mettendo il “noi” davanti all'”io”, come chiedeva Conte già nella conferenza di presentazione. Manca l’anima del centrocampo, ovvero Sensi e Barella, ma Borja Valero gioca un’ottima (a dire il vero inaspettata) partita, dettando i tempi e mostrando che la tecnica non invecchia. Rimane la macchia della sanguinosa palla persa alla quale rimedia Handanovic con un grande intervento che mantiene l’Inter in Champions League, ma nel complesso la sua prova è ottima. Godin ritorna sui suoi livelli, risultando il migliore del terzetto arretrato (anche Skriniar e De Vrij, comunque, giocano la solita grande gara): sono le sue partite. Candreva esce alla distanza: dopo i primi 45 minuti sotto tono, gioca una ripresa ad alti livelli galoppando sulla fascia destra. Lo stesso fa Brozovic, che parte con alcune palle perse ma nel secondo tempo è decisivo anche in contropiede, da mezzala, colpendo la traversa. La forza di questa Inter è il gruppo, quello che troppo spesso è mancato negli ultimi anni: solo mantenendosi compatta dentro e fuori dal campo questa squadra può provare a scrivere la storia. E scrivere la storia, Conte dixit, “significa vincere”.
UNA FINALE A SAN SIRO – L’Inter, con la vittoria di ieri, si è guadagnata (e meritata) la possibilità di giocarsi tutto nell’ultima gara, a San Siro, contro un Barcellona già qualificato e matematicamente primo. Ma guai a pensare che i catalani regalino qualcosa a qualcuno: non l’hanno mai fatto, è agli antipodi della filosofia del club. Ciò non toglie che ci sarà spazio per qualche riserva in più e che le motivazioni, fisiologicamente e normalmente, non saranno al massimo. Quelle che invece all’Inter non mancheranno, anzi. Arriveranno oltre il massimo. La squadra di Conte deve dimostrare di meritarsi gli ottavi di finale, e può farlo soltanto battendo una big del calcio europeo come il Barça. Prima, però, ci sono altre due importantissime sfide casalinghe: Spal e Roma. Per continuare a credere anche nell’altro sogno.