Tu giochi, tu no, tu sì, tu forse.
Si possono riassumere così le ultime 24(/48) ore del calcio italiano, mai come in questo momento in totale confusione tra Covid, arbitraggi, protocolli e chi più ne ha più ne metta.
La sensazione trasmessa è quella di una totale disorganizzazione, o semplicemente negligenza, verso uno degli eventi storici più importanti degli ultimi vent’anni almeno. Come se ci si fosse svegliati da un letargo lungo due anni e il 5 gennaio 2022 risvegliandosi, assonnati, si fosse venuti a conoscenza di una pandemia globale dalla quale prendere le distanze e correre ai ripari, così, come viene.

La variante Omicron esiste da più di due mesi, difatti le due giornate di Serie B del 26 dicembre e del 29 dicembre sono state rinviate proprio per tutela visto l’aumento dei contagi, e da ieri si vocifera stessa decisione per la Serie C; nella massima serie, invece, le Asl decidono autonomamente andando a creare situazioni paradossali e fantozziane vista la non coordinazione con la Lega Calcio.
Il Torino viene fermato con 6 calciatori positivi non potendo partire per Bergamo, idem l’Udinese con 9 non si incammina per Firenze e ancora Salernitana – Venezia e Bologna- Inter vengono rinviate. Fin qui sembrerebbe tutto nelle norme(?) e nel rispetto positività rilevate se non fosse che: al Napoli venga dato il via libera per la trasferta contro la Juventus con 6 positivi e solo mentre la squadra è in volo viene imposta la quarantena a RRahmani, Zieleinski e Lobotka (che il Napoli ha schierato lo stesso) ma non rinviata la partita; i giocatori dell’Inter, invece, sono costretti a scendere in campo ed attendere 45 minuti (con il Bologna impossibilitato a presentarsi) prima di poter tornare a Milano per non perdere la partita 3-0 a tavolino, nonostante la decisione di rinviare la partita fosse stata già presa il giorno prima.
Insomma: tante regole inutili, poche regole concrete e tanta impreparazione con la Serie A che nel frattempo è impantanata per la difficoltà del recupero delle partite tra Coppe e Nazionali.

Nuovo protocollo Covid, perché solo adesso?

Ieri pomeriggio, nel giorno dell’Epifania, dove a regnare sovrano non è di certo il controllo ma il caos è stato varato il nuovo protocollo che prevede di poter disputare le gare basta che in ogni squadra ci siano 13 giocatori non positivi (di cui almeno un portiere), decisione che è stata presa quindi in maniera a dir poco affrettata.
Possiamo dire però che la Vezzali (sottosegretario allo sport) ha centrato il punto volendo istituire una “cabina di regia permanente sui campionati” così da “creare un comportamento uniforme delle autorità sanitarie locali attraverso un coordinamento nazionale” in parole povere: far sì che il protocollo e le Asl (di tutte le regioni) agiscano di pari passo e non con venti criteri differenti.
Anche il nostro Marotta ha sottolineato che:

“Assistiamo ad una situazione confusa, laddove le Asl hanno potere di decidere. Sottolineo, la tutela della salute ha la priorità, ma assistiamo a scene dove le Asl decidono autonomamente”.

 

 

 

 

 

In tutto ciò, non ci sono buoni o cattivi o Asl contro Lega bensì carenza di chiarezza (per citare l’a.d. interista) che in situazioni delicate, come è sicuramente questa, porta solo ad acuire una confusione che già il Covid ci trasmette ampiamente.
La situazione era chiara da tempo ed è oggettivo che bisognava agire prima, ora l’importante è che Lega e Asl dialoghino per arrivare ad un punto d’incontro che possa far giocare le squadre in sicurezza e non portare i club allo sfinimento ed incertezze imperiture.
Una piccola critica però va anche ai giocatori. Nessuno chiedeva di non dover trascorrere le vacanze (meritate e legittime) ma da professionisti quali sono, ci si poteva aspettare che non girassero il mondo in lungo e in largo. Purtroppo, a volte devono essere fatte delle scelte e bisogna saper rinunciare a qualcosa, perché se non si è troppo giovani per guadagnare milioni non si è troppo giovani per fare un (piccolo) “sacrificio”.

Calha salta la Lazio?

In questo alone di caos e partite rinviate c’è la consapevolezza che per il prossimo match andrà a scontare la squalifica per somma di ammonizioni Calhanoglu. Sì, perché il turco avrebbe dovuto saltare la sfida contro il Bologna ma, per regolamento, a meno che la gara non venga terminata o dato un risultato valido (ad esempio 3-0 a tavolino), la squalifica scala alla prossima partita che, purtroppo per noi, è proprio contro la Lazio. La squadra di Sarri viene da una serie di partite al cardiopalma, ieri contro l’Empoli in casa è riuscita a strappare solo un pareggio ed è la sola a poter mettere la firma sull’unica sconfitta fin qui in campionato dell’Inter. Presentarsi senza Calhanoglu sarà uno svantaggio importante, soprattutto per l’incidenza che sta dimostrando di avere all’interno dei meccanismi nerazzurri l’ex-Milan: 6 reti, 7 assist e prestazioni oltremodo convincenti.
Mister Inzaghi sarà affamato di riscatto e non avere un giocatore del genere su cui contare potrebbe cambiare le strategie e con esse la preparazione alla gara.

Il recupero che può far male

Non giocare questa partita contro il Bologna oggettivamente è penalizzante per noi nerazzurri, e non solo per la vicenda Calhanoglu visti gli indisponibili dei rossoblu e l’ottimo stato di forma dei nostri (seppur di ritorno da una sosta). Inoltre, il recupero dovrebbe essere programmato per il 23 febbraio tra le sfide di Sassuolo (fuori casa) e Genoa (a San Siro), partite sulla carta gestibili ma impreziosite da questo mercoledì non previsto potrebbero risultare non più così scontate.
Il calendario ostile di gennaio lo conosciamo, per questo il Bologna poteva essere un’occasione per prendere gamba e tenere lontane le inseguitrici.
A proposito, il campionato per loro non si è fermato così il Milan gioca e batte la Roma di Mourinho avvicinandosi alla ciurma di Inzaghi che rimane in vetta a +1 dai cugini, mentre il Napoli pareggia a Torino contro la Juventus accorciando a -6.
Questi due giorni di calcio giocato e non(!) fanno male perché sono lo specchio della disorganizzazione di chi gestisce il tutto. Per l’Inter sicuramente sarà una situazione penalizzante, con un po’ di chiarezza in più la si sarebbe potuta affrontare meglio.

Le voci che Pif abbia rinunciato all’acquisizione dell’Inter passa anche da qui, quando a novembre Amanda Staveley dichiarava:

Volevamo comprare l’Inter, ma la Seria A è un disastro

…le ultime 48 ore hanno dimostrato che aveva ragione.
Peccato.