Cara Inter,
Venerdì hai compiuto 110 anni di storia, nei quali hai regalato gioie e dolori ai tifosi interisti che con tanta passione si sono sempre recati allo stadio per vedere dal vivo i tuoi campioni. I tifosi più anziani hanno avuto il privilegio di ammirare la Grande Inter del Mago Helenio Herrera, l’Inter di Trapattoni che conquistò lo scudetto dei record; i più giovani hanno potuto vedere grandi campioni giocare in nerazzurro, come Bergomi, Javier Zanetti, Vieri, il Fenomeno e, giusto per citarne alcuni tra gli ultimi arrivati, Ibrahimovic ed Eto’o. Le ultime gioie, purtroppo, sono targate 2010/2011, quando sei salita sul tetto d’Europa e del Mondo grazie ad una squadra fantastica, composta da veri campioni e veri uomini, ambiziosi quanto serve per lottare tenacemente per raggiungere degli obiettivi molto difficili come possono essere lo scudetto o la Champions League. Oggi ci ritroviamo in uno di quei periodi bui che ogni tanto ci regali senza alcun motivo, anche se, per quanto riguarda agli ultimi sette anni, si possono ricondurre agli sbagli delle ultime due/tre società che si sono succedute: chi può mai scordare i milioni spesi (pochi o molti non fa differenza) per giocatori mai scesi in campo, ammutinati, incapaci di difendere, fare interdizione, segnare goal o tutte e tre le cose? Chi può mai scordare i richiami all’anno zero, all’anno che doveva segnare la rinascita dell’Inter attraverso un piazzamento in Champions? Chi può mai scordare le cessioni di giovani promettenti che altrove stanno facendo più o meno bene? Chi può scordare la faraonica (o meglio, insensata) campagna acquisti dello scorso anno? Chi può scordare la campagna mediatica “#InterIsComing“?
La realtà dei fatti
Cara Inter, sono sette anni che dai l’illusione ai tuoi tifosi di poter lottare per qualcosa di importante per poi toglierla sul più bello; sette anni in cui sono stati promessi gli arrivi di giocatori più o meno importanti ma che invece hanno preferito altri lidi o sono rimasti nelle loro rispettive squadre, virando poi su calciatori (e uomini) che non sono altro che la parodia di un campione. Sono sette anni che aspettiamo questo fantomatico anno zero ma finora questo termine può essere conosciuto solo come l’anno in cui è avvenuta la nascita di Gesù Cristo o come il nome del programma di Michele Santoro. Sono sette anni che la società perde tempo acquistando e smontando la squadra ad ogni cambio di allenatore (dunque ogni anno), senza riuscire a valorizzare appieno i giovani talentuosi, se non Mauro Icardi (una magra consolazione). Sono sette anni che vengono spesi inutilmente fior di milioni per giocatori che si rivelano delle delusioni, mentre la nostra Primavera, ritenuta tra le migliori del calcio europeo, sforna giovani promesse che potrebbero rendere molto di più.
Prima che sia troppo tardi
Cara Inter, oggi 11 marzo 2018, si torna a giocare dopo lo stop forzato di domenica scorsa a causa di una tragedia che ha colpito tutto il mondo sportivo. L’avversario è una squadra che ha saputo sfruttare il nostro crollo negli anni precedenti per diventare una delle big del calcio italiano. Ciò nonostante, noi ti chiediamo di regalarci, in virtù dei 110 anni appena compiuti, una vittoria scaccia crisi, anche se dovesse avvantaggiare la nostra acerrima rivale. Perché, pur venendo in massa ogni qualvolta giochi in casa a prescindere da quale sia l’avversario, Benevento o Juventus, non ti abbiamo abbandonato e mai lo faremo. Proprio per questo nostro amore incondizionato, ti chiediamo di non tradirci per il settimo anno di fila ma di tornare a regalarci qualche gioia; non lo scudetto, virtualmente irraggiungibile, non la coppa Italia, da cui siamo stati eliminati poco più di due mesi fa da una squadra non irresistibile. No, noi ti chiediamo solo la qualificazione alla prossima Champions League. Per obiettivi più ambiziosi c’è sempre tempo. Non lasciare che la leggendaria crisi del settimo anno mini anche il nostro rapporto.
Con affetto,
il popolo nerazzurro