Simone Inzaghi nel corso di Lazio-Inter

Tutt’a un tratto, in un venerdì sera di fine agosto, l’Inter si scopre fragile. I nerazzurri scompaiono all’ombra del Colosseo, Lazio-Inter finisce 3-1, esattamente come nella passata stagione. Sarri, in casa propria, ingarbuglia nuovamente Inzaghi. Scelte sbagliate sia tra i giocatori che dalla panchina, atteggiamento poco corretto e un’ottima Lazio portano alla prima pessima sconfitta stagionale.

Le scelte di Inzaghi e il primo tempo

Era stato uno degli argomenti più trattati nella settimana che ha preceduto Lazio-Inter, e infine Simone Inzaghi ha esattamente optato per quella scelta. Mi riferisco a Roberto Gagliardini titolare nel ruolo di mezzala sinistra, al posto di Calhanoglu. I muscoli e i centimetri del centrocampista italiano vengono scelti dal mister per tenere a bada le sfuriate del fenomenale Milinkovic Savic e limitare in questo modo il gioco della Lazio, per cui il gigante serbo è fondamentale. Una scelta conservativa sicuramente, ma che alla vigilia per molti appariva sensata.

Per il resto in avanti viene confermata la LuLa, il trio di difesa è il solito, nel mezzo accanto a Gagliardini giocano Barella e Brozovic, e sugli esterni Dumfries è preferito a Darmian e Dimarco vince il ballottaggio con Gosens.

Sarri schiera i suoi biancocelesti con la formazione tipo, e i vari ballottaggi vengono vinti da Provedel (su Maximiano), Cataldi (su Marcos Antonio) e Vecino (su Basic e soprattutto Luis Alberto). Parte dalla panchina Pedro.

Il primo tempo si apre con il palleggio nerazzurro, che non riesce però a sfondare a causa della lentezza del fraseggio e della retroguardia laziale compatta. E soprattutto pronta a ripartire in men che non si dica, sfruttando il baricentro alto dell’Inter. Al 18′ proprio la Lazio sfiora il vantaggio con Immobile che nel cuore dell’area manda a lato un sinistro goloso. I ritmi sono alti da una parte e dall’altra, ma sono sicuramente i biancocelesti a confezionare le occasioni più pericolose. Ancora Immobile protagonista al 37′, quando nel cuore dell’area servito da Felipe Anderson spara su Handanovic.

Ma per il vantaggio laziale si deve aspettare ancora poco: al 40′ Dimarco sulla sinistra non riesce a tenere Felipe Anderson, come tre minuti prima, e sulla palla geniale di Milinkovic Savic (che ha eluso la marcatura di Gagliardini spostandosi sulla parte opposta del campo) il brasiliano appoggia di testa in rete. Pasticcio difensivo tra Bastoni e proprio Dimarco, che lasciano completamente libero l’esterno laziale. Retroguardia completamente da rivedere. Si tratta dell’ultima emozione del primo tempo.

Palleggio nerazzurro macchinoso, non abbastanza rapido da mettere in difficoltà la Lazio. Che dal canto suo sfrutta gli spazi lasciati dai nerazzurri per lanciarsi immediatamente in contropiede. Più di qualcosa non va, e l’intervallo potrebbe aggiustarla.

La storia del secondo tempo ed il declino definitivo: Lazio-Inter 3-1

Eppure Inzaghi decide di non toccare niente. Gagliardini resta al suo posto nonostante la scelta non abbia pagato, trovandosi sia in difficoltà a uomo su Savic, sia nel palleggio. Anche Dimarco, propositivo ma eccessivamente bucato in fase difensiva, resta in campo.

Riprende Lazio-Inter e la seconda frazione si apre peggio della prima, perché i padroni di casa ancora una volta con Immobile sfiorano il raddoppio, trovando Handanovic reattivo. Ma è l’Inter a trovare il pari al 51′. Su sviluppi da calcio da fermo i biancocelesti sono posizionati malissimo, Dumfries impatta di testa e Lautaro raccoglie l’assist infilando Provedel tutto solo nel cuore dell’area. Lazio-Inter è 1-1. Potrebbe cambiare l’inerzia della partita, dato che la Lazio nei minuti immediatamente successivi sbanda pericolosamente. Ma non succede. Anzi, tutt’altro. Provedel salva sull’incornata di Dumfries due minuti dopo il goal del pari, e la spinta nerazzurra si arresta qui.

Anche perché al 57′ Sarri opta per un doppio cambio: fuori Vecino (scelta che ha comunque pagato, si è mosso bene l’ex Inter limitando anche molto Barella), dentro Luis Alberto; fuori Zaccagni, dentro Pedro. Coloro che decideranno la gara. Inzaghi invece resta a guardare senza azzannare la partita, nonostante il momento fosse proficuo. Paura di perdere, probabilmente.

La Lazio si risistema e riprende la sua partita. Al 69′ cambi nerazzurri: dentro Dzeko, Darmian e Gosens. Fuori Dumfries (tra i più positivi), Dimarco e Lukaku. Tutti e tre i subentrati saranno inesorabilmente insufficienti. Calhanoglu nel mentre resta in panchina.

A un quarto d’ora dalla fine pesca il jolly Luis Alberto per il 2-1. Su servizio di Pedro il centrocampista spagnolo scaglia un destro strepitoso di prima intenzione sotto l’incrocio della porta difesa da Handanovic. E arrivano ora gli altri due cambi di Inzaghi: Calhanoglu e Correa per Barella e Gagliardini. Troppo tardi.

Entrano bene il turco e l’argentino, suonano la carica dimostrando di essere in forma con buoni strappi, e aumentando se possibile il rimpianto di questa sconfitta. Perché i nerazzurri si sbilanciano e ancora Pedro è protagonista, che tenuto malissimo da De Vrij insacca il 3-1. La partita finisce virtualmente qui, nonostante qualche giocata di Lautaro che si conferma come il più vivo dei suoi, e qualche ulteriore occasione per i biancocelesti.

Lazio-Inter, chi sale e chi scende

Inevitabilmente sul banco degli imputati ci va Simone Inzaghi. Probabilmente il peggiore dell’Inter nella serata di ieri sera. Sceglie Gagliardini al posto di Calhanoglu, ma la decisione non paga. Anche Dimarco, che preferisce a Gosens, è protagonista nel primo goal della Lazio: i suoi limiti difensivi sono evidenti. Ma l’errore più grave di Inzaghi è stato non saper rimanere aggrappato alla sfida e non saperne cambiare l’inerzia con i cambi, tardivi e sbagliati.

Anche l’atteggiamento della squadra va bocciato, come detto dallo stesso allenatore nel post partita. Non abbastanza cattivi nelle situazioni che avrebbero potuto far svoltare il match, pessimi nei goal subiti, in primis sulla rete di Felipe Anderson ma anche sul goal di Pedro, libero di calciare senza pressioni.

A livello individuale c’è poco da salvare. Va premiato Lautaro, l’ultimo ad arrendersi e l’unico in grado di segnare. Giusto l’atteggiamento e giuste spesso anche le giocate. Si dimostra sempre più un leader e un punto fermo della squadra. Anche Dumfries merita una menzione: suo l’assist a Martinez, suo il colpo di testa che stava per confezionare la rimonta. Spinge molto sulla destra, anche se spesso si mostra poco concreto palla al piede o in fase di cross. Comunque tra i migliori. Buoni anche gli ingressi di Correa e Calhanoglu, con poco tempo a disposizione però per ribaltare l’incontro.

Rimandati invece gli altri calciatori entrati dalla panchina, con un impatto totalmente superfluo sulla gara. Preoccupa la forma di Gosens, che si spera possa tornare il prima possibile in condizione per fare il titolare di quest’Inter. Tra i peggiori in assoluto va menzionato Bastoni, che ha dei gradi di colpa sulla prima rete subita e che si è spesso lasciato superare senza grandi difficoltà. Insieme a lui anche Dimarco, colpevole sulla prima rete e di più svarioni difensivi, e De Vrij, esageratamente morbido su Pedro in occasione del terzo goal. Già detto di Gagliardini, scelta non appagante di Inzaghi, in lecita difficoltà contro Savic e impreciso nel fraseggio. Ancora fuori forma Lukaku, che ha provato a battagliare senza successo, così come Barella, non apparso in palla.

Ora si gioca subito. Martedì c’è la Cremonese, sabato il derby. Non sono permessi passi falsi.