È strano dirlo se, da prima in classifica, affronti in casa la quinta forza del campionato, ma bisogna avere il coraggio e l’onestà intellettuale di farlo: è un punto d’oro. Perché questa Inter sta raccogliendo più di quelle che sono le potenzialità della propria rosa, e perché l’Atalanta è una storia a parte. I nerazzurri di Conte sono partiti ancora una volta con il pedale dell’acceleratore schiacciato alla massima potenza, l’approccio è stato ottimo ed il gol – l’ennesimo – realizzato nel primo quarto d’ora ne è stato prova lampante. Ancora una volta l’intesa Lautaro-Lukaku ha premiato l’Inter, ed il rientro da titolare di Stefano Sensi si è rivelato fondamentale in una prima frazione di gioco nella quale i nerazzurri di Milano hanno fatto meglio dei cugini cromatici bergamaschi. Già sul finire dei primi 45 minuti, però, la squadra di Gasperini ha mostrato di essere in crescita. Sensazione corretta, alla luce del secondo tempo dominato dalla Dea, che pareggia meritatamente e va vicina anche a vincerla. Per questo motivo, ringraziare Samir Handanovic per il rigore parato a Muriel nel finale di partita è un obbligo. All’Inter è andata bene, non perdere è stato psicologicamente importante. Analizzare il calcio, anche da tifosi, significa essere onesti quando i momenti lo richiedono. Ed è proprio l’onestà, la coerenza, la correttezza che manca a qualcuno sulla panchina dell’Atalanta. Ma di questo si parlerà a fine articolo.

PAGELLE INTER ATALANTA

PRODOTTO FINITO – Ma perché l’Inter prima in classifica è stata letteralmente dominata dall’Atalanta quinta nella seconda frazione di gioco? Alcune risposte sono arrivate dallo stesso Conte nel post-partita. Il tecnico ha messo in evidenza giustamente il fatto che la squadra di Gasperini “gioca insieme da quattro anni”. I bergamaschi giocano a memoria, sembrano recitare uno spartito, conoscono alla perfezione i movimenti da compiere sul campo, e conoscono soprattutto i propri limiti e i propri (tanti) pregi. Il tempo di lavoro gioca un ruolo determinante nell’assimilare schemi, princìpi di gioco, identità di squadra. Le due squadre più in forma del campionato, Atalanta e Lazio, hanno un comun denominatore: l’allenatore è in carica per la quarta stagione consecutiva. Non può essere un caso. Si tratta di prodotti fatti e finiti. L’Inter di Conte è nata soltanto sei mesi fa, non può ancora collocarsi sullo stesso livello di coesione. Tuttavia, è avanti di 11 punti sull’Atalanta stessa e di 1 (potenziale) sulla Lazio, oltre che probabilmente a soli 2 punti dalla vetta della classifica. Anche questo non va dimenticato. Ieri all’Inter mancavano quattro interpreti importanti: Skriniar, D’Ambrosio, Asamoah, Barella. Quella del sardo è stata indubbiamente l’assenza più pesante: proprio come pronosticato alla vigilia, il suo apporto – contro un centrocampo di puro agonismo e intensità come quello dell’Atalanta – sarebbe stato preziosissimo. Probabilmente, con Barella, l’Inter non si sarebbe fatta schiacciare in maniera così palese nella seconda frazione di partita. Da non dimenticare anche il fattore panchina, che ancora una volta si rivela tallone d’Achille per i nerazzurri. Se Gasperini ha inserito un talento come Malinovsky ed un attaccante come Muriel – che ha incantato tutti nel doppio 5-0 rifilato a Milan e Parma – Conte ha potuto contare su Borja Valero e Politano. Parliamo rispettivamente di un giocatore che fino a novembre non ha visto il campo, vedendosi buttato nella mischia solo per lo sciagurato infortunio occorso a Barella, e di uno che è già con le valigie in mano, quasi dichiaratamente sul mercato. E allora fa bene Conte a pretendere rinforzi: non lo dice esplicitamente, ma quando rimarca che prega “ogni giorno di non avere defezioni”, il segnale è chiaro. Così non si può continuare, servono almeno tre giocatori dal mercato invernale per poter continuare questa lotta, che allo stato attuale è impossibile sul lungo periodo.

CALCIOMERCATO INTER

COERENZA – Breve parentesi finale su un personaggio che ormai non si pone neanche il problema di salvaguardare la propria coerenza. Gian Piero Gasperini è un ottimo allenatore, ha trovato in Bergamo la sua dimensione ideale, sta facendo un lavoro eccezionale, oserei dire leggendario alla guida di questa Atalanta, che sicuramente sarà ricordata a lungo. Per questo motivo, appare quanto meno stonato il livore e l’astio che continua a dimostrare nei confronti dell’Inter, per un esonero (sacrosanto) datato 2011. La cosa peggiore, per questo personaggio, è come detto la totale incoerenza che traspare dalle sue dichiarazioni. Il 23 novembre, in occasione di Atalanta-Juventus, Cuadrado controlla la palla con le mani levandola letteralmente ad un giocatore atalantino e dà il via al gol dei bianconeri. Ricordate cosa dichiarò Gian Piero Gasperini in conferenza? Si lamentò, esatto. Ma non per questo episodio, bensì per un rigore (sacrosanto, come l’esonero che gli rifilò Moratti) assegnato alla sua squadra. E sull’episodio di Cuadrado tagliò corto: “Non mi lamento…”.  Ieri sera, questo stesso allenatore, per un rigore non concesso alla sua squadra, tira in ballo i valori dello sport, che vengono “messi in discussione da questi episodi”, e ritiene “inaccettabile” l’errore dell’arbitro. Proprio colui che, un mese e mezzo prima, giurava di non lamentarsi per gli errori arbitrali. Si commenta da solo. Fermo restando che il rigore c’era. Perché l’onestà, specialmente per un Interista vero – cosa che Gasperini per fortuna non è e non sarà mai – è un valore, questo sì, intoccabile.

 

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.