La scintilla

La serata che l’Inter e i suoi aspettavano si é presentata, con un po’ di ritardo nella notte di San Francesco D’Assisi. Una serata da cara vecchia Inter, una serata da leoni pronti a lottare su ogni pallone. E’ la scintilla che innesca la nuova Inter? Sassuolo, in primis, lo dirà.

La scintilla? Che reazione da Inter!

Se sarà scintilla giusta lo sapremo. Di Inter-Barcellona potremmo parlare a lungo della reazione. E’ questa la parola che fa da cornice, da titolo, alla serata del Meazza.

L’Inter era chiamata ad una reazione che potesse portare ad una prestazione da grande squadra contro il Barcellona, indipendentemente da quello che sarebbe stato il risultato finale. L’Inter ha fatto tutto ciò ed è andata addirittura oltre se stessa e a vincere una partita che le permette di fare un passo importante verso il proprio futuro.

La reazione della squadra muove attraverso la voglia matta di lottare su ogni pallone contro una squadra che fa del possesso palla un must. L’Inter ha accettato la carta d’identità di squadra inferiore e si è difesa. Ecco la prerogativa mancata all’Inter quest’anno. La fase difensiva che parte dagli attaccanti e arriva al portiere. Il Barcellona delle palle basse e veloci era, o per meglio dire é, ulteriormente completato dalla presenza aerea di un certo Robert Lewandowski, uno qualunque insomma. Il muro nerazzurro ha retto di fronte agli avanti avversari che riversavano palloni in ogni maniera. Ha saputo soffrire da squadra compatta e a gestire le occasioni che si sono presentati. Se la prima volta Chala ci va vicino, la seconda é un mon cherì dolce che si scarta all’angolino alla destra di Ter Stegen, poco prima del thé caldo. Momento importante. Importante come la capacità di saper affrontare la sofferenza finale dettata da un avversario in pressione e, soprattutto, con una discreta capacità di tocco palla che, nel calcio fa tutta la differenza del mondo. Il concetto di guarita lo riserviamo ai posteri. Per stasera teniamo il concetto di reazione, titolo di questa serata di Coppa.

Barella, riecco il motorino

L’Inter, in mezzo al campo, ha un motorino in costante moto perpetuo. Ebbene questo motorino, questa fonte inesauribile d’energia, in questi primi mesi si era ingolfato. Girava a vuoto. La presenza, dall’altra parte del campo, dei azulgrana ha riaccesso l’interruttore del giocatore in maglia numero 23.

Finalmente, quest’anno, una prestazione da Nicolò Barella. Sia chiaro, non al 100% di ciò che può dare, ma un 75% di ciò che Nicolò é, nella serata di S.Siro si é visto. Lotta e corsa, quantità e qualità da dare al servizio della squadra e dei propri compagni. Già i compagni. Il primo Barella di stagione in versione non insofferente ha portato ad una prestazione da 7 in pagella. Sarà un caso? Probabilmente, anzi sicuramente, no. La rinascita, la scintilla di una nuova Inter deve passare assolutamente anche da lui che potrà portare la squadra verso nuove prospettive azionando il motorino che sa essere, un motorino non più ingolfato, ma che sembra essere tornato a girare con i giri giusti.

Onana, il titolare

La maggior parte, anzi la quasi totalità, dei tifosi nerazzurri ha pensato che, forse, un portiere sul pezzo l’Inter c’é l’ha. André Onana si è mostrato sicuro, affidabile e soprattutto completo. Palle alte, palle basse e reattivo quando chiamato in causa

Sicuro, a parte una piccola sbavatura, nelle palle alte provenienti dai cross per Lewandowski. Reattivo quando c’é stato da bloccare le iniziative palla a terra delle furie blaugrana che, ad un certo punto, si presentavano davanti a lui da tutte le parti.Un’altra capacità di Onana, saltata all’occhio di tutti, è la precisione nei rilanci che spesse volte arrivavano precisi dalle parti degli attaccanti che, però, nostro malgrado, non sempre si son mostrati efficaci nel proteggere la sfera passata dal compagno in maglia arancio evidenziatore.

Stilisticamente e balisticamente, probabilmente, non é bello da vedere, ma questo ai tifosi importa relativamente: l’Inter un portiere sul pezzo c’é l’ha. Vien da pensare, caro Inzaghi, che il tempo dell’alternanza sia terminato e che Handanovic debba avere la capacità di “essere capitano” anche da fuori campo, perché noi siamo convinti che tra i pali ci debba essere il numero 24, André Onana.

 

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Tra sofferenza e stanchezza, era pur sempre il Barcellona

La parola Inter e la parola sofferenza hanno stretto amicizia da anni. Ancor prima di quando i social hanno risaltato, mettendo in voga, l’utilizzo del termine, (soprattutto Facebook). Dici Inter e pensi sofferenza, dici sofferenza, in ambito calcistico e pensi Inter. Un connubio indissolubile. Ma perché quella finale di stasera si può accettare? I motivi sono principalmente due

Il primo è legato all’avversario. Il Barcellona é un avversario di tutto rispetto. E’ avversario più forte della nostra Beneamata ed é giusto accettarlo. La pressione che ha prodotto la squadra di Xavi ha causato la sofferenza dei nostri. Probabilmente altri avversari, soprattutto in Italia, non avrebbero portato a così tanta sofferenza la squadra di Simone Inzaghi.

Il secondo motivo è legato la stanchezza. Il tipo di gioco a cui l’Inter é stata costretta in questa partita é stato molto dispendioso. La squadra nerazzurra ha corso tanto, bene, ma tanto. Ancor più di corso ha, per forza di cose, rincorso gli avversari a cui ha lasciato il possesso palla accettando tutto questo. Nonostante i cambi, per una volta giusti, di Inzaghi, la squadra non ha avuto la capacità di uscire dal guscio nei concitati minuti finali. Son venute a mancare le risorse buone di contropiedisti come Barella e Lautaro e di conseguenza é stata vana anche la freschezza di Dzeko, Dumfries e Gosens.

La chiosa conclusiva va tutta alla prestazione immensa di Stefan De Vrij capace di oscurare Lewa attribuendogli un ruolo di semplice comparsa in un film che, nella notte di San Francesco, ha come titolo reazione nerazzurra.

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