“Sonajji, pennolini, ggiucarelli, E ppesi, e ccontrapesi e ggenitali, Palle, cuggini, fratelli carnali, Janne, minchioni, zebbedei, ggemmelli. (…) Cusì in tutte cquattordisci l’urioni, (…)
Se sò cchiamati a Rroma li Cojjoni” (G.Belli).

Ha iniziato più di due settimane fa il Cholo, esponendo i suoi attributi al proprio pubblico in un’immagine che è diventata immediatamente iconica. Effettiva fabbrica di spermatozoi e testosterone, i testicoli sono il simbolo ideale del machismo di cui il calcio di Simeone si fa testimone, ma si portano dietro un’ambivalenza figurativa in quanto anche emblema della vulnerabilità dell’uomo. E così, a guardar bene, si può notare come il leitmotiv della scorsa settimana siano stati proprio loro: gli zebedei.

MARTEDI’

Che il Cholo avesse scatenato una reazione a catena lo si è capito martedì, con una serata troppo gloriosa per i colori bianconeri per non essere infausta per i cuori nerazzurri. Cristiano Ronaldo segna l’ottava tripletta in Champions della sua carriera, elimina l’Atletico e risponde a tono al gesto di Simeone di qualche settimana prima, chiamando in causa i suoi corbelli e abbinando un inquietante ondeggiare di bacino di cui probabilmente avremmo fatto a meno. Coglioni di marmo. Troppo duri da digerire.

MERCOLEDI’

Nonostante una squadra distrutta da infortuni, squalifiche, giocatori non convocabili e epidemie d’ebola, Icardi decide di continuare la sua terapia al ginocchio e rifiuta la convocazione. Sola, l’ha lasciata, questa volta. Quando è divenuto chiaro che l’uomo dei centoventidue gol in nerazzurro aveva deciso di abbandonare la barca alla deriva in una delle partite fondamentali della stagione, un fragoroso rumore ha risuonato in tutta la nazione: erano i coglioni degli interisti che si frantumavano all’unisono. A colpirli con un martello era l’ormai ex capitano nerazzurro.

GIOVEDI’

L’ultima possibilità di conquistare un trofeo sfuma alla conclusione di una partita, quella di ritorno con l’Eintracht Francoforte, talmente brutta da risultare amaramente coerente con la storia delle rovinose cadute dei nerazzurri. Al termine della telecronaca lo zio Bergomi nel fuorionda si lascia andare ad un “che palle, che palle ragazzi”. Si riferiva ad altro, ma è come se attraverso una trasfigurazione collettiva l’eterna bandiera nerazzurra parlasse a nome di tutti gli interisti. Con quel tono sfinito dopo l’ennesima delusione dalla donna amata. Ancora loro: i testicoli, questa volta talmente gonfi da aver bisogno di una carriola per portarseli dietro.

DOMENICA

Anche archiviando come verità rivelatrice sull’inafferrabilità del calcio quella dello sfavorito favorito al Derby, nemmeno il più ottimista dei tifosi poteva immaginare che una squadra che sembrava aver ridefinito il concetto di “accanimento terapeutico”, potesse surclassare un Milan con il vento in poppa come quello di Gattuso. Una partita giocata talmente bene, che solo una squadra con degli squilibri mentali nel proprio Dna poteva sfornare dopo la tragedia di giovedì. E allora ti ricordi perché la ami. Alla fine, paradossalmente, il risultato finirà per essere anche ingannevole rispetto a quanto visto in campo, dove solo degli episodi hanno nei fatti riaperto una partita stravinta ai punti.

Il periodo negativo era pronto a regalarci la beffa definitiva quando al ’95 minuto la palla finisce sul secondo palo con Handanovic fuori posizione e trova Cutrone libero. Il milanista tira una sassata di collo piede diretta nella porta sguarnita, ma D’Ambrosio decide di immolarsi alla causa lanciandosi in una scivolata a rischio lussazione multipla delle spalle (perché costretto dagli ultimi regolamenti dell’Aia sui nerazzurri a legarsi le braccia dietro alla schiena) e para il pallone letteralmente con i suoi coglioni. Qualunque altro essere umano sarebbe corso a piangere in un angolo, ma il numero 33 nerazzurro in clamorosa botta agonistica si alza ed esulta in modalità Lucio pieno di fomento. Arriva il fischio finale e dopo una serata del genere l’unica preoccupazione è per l’intatta capacità fecondativa del Danilone nazionale. Ci pensa sua moglie a postare una foto tranquillizzante che lo ritrae baciare suo figlio in serata, come a dire “tranquilli, il più è fatto”. Ancora loro, i coglioni, a far la differenza.

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