Fa male, male da morire uscire dalla Champions in questo modo, tuttavia diffido sempre dai fenomeni del movimento ‘su e giù dal carro’ in base a convenienza.

Era un girone di Champions difficile? Sì.

Si poteva fare meglio? Ovviamente sì.

Mi sarei mai aspettato di andare a Barcellona e dominarli per più di un’ora? No

Mi sarei immaginato l’Inter vincente e Dortmund? No, certo dopo essere andati in vantaggio per 2-0 tutto mi aspettavo tranne che di perdere ed è stato quello il problema. Detto questo, non è il caso di fare drammi.

Il lavoro del ‘Comandante’ Conte è sotto gli occhi di tutti, in mezzo a mille difficoltà con un organico ridotto all’osso la squadra c’è e lotta fino all’ultima goccia di sangue.

Ma quale Primavera del Barcellona

Negli ultimi 20 giorni stiamo giocando in totale emergenza sempre con gli stessi uomini ogni tre giorni. Difficile poter pensare di fare meglio.

In tanti si sono divertiti a ironizzare sulla sconfitta dell’Inter contro la ‘Primavera’ del Barcellona..peccato che in quella ‘Primavera’ ci fossero 6 della prima squadra: NETO, UMTITI, LENGLET, RAKITIC (dal 61’ DE JONG), VIDAL E GRIEZMAN ( dal 61’ SUAREZ). Peccato che contestualmente all’Inter mancassero 6 titolari, ma si sa è più semplice mistificare, raccontare solo quello che fa comodo.

Ma torniamo al Barcellona:

Umtiti vanta 27 presenze in Champions ed ha un valore di mercato che si aggira sui 50 milioni; Lenglet ne ha collezionate 28 di presenze in Champions (il 100%), mentre in campionato ha giocato l’80% delle partite da titolare. Inutile parlare di quelli più famosi che conoscono tutti.

Per fare due paragoni concreti e non fermarsi alle solite chiacchiere da bar, sapete quante presenze hanno in Champions Skriniar e De Vrij? 12 e 11, Brozovic 18, Lautaro Martinez 9. I giocatori con più presenze sono ovviamente Godin (64) e Lukaku (22). Qualcosa vorrà pur dire, perché l’esperienza serve  soprattutto in Europa. Al netto di un Barcellona che non è certo venuto a San Siro col coltello tra i denti, perché non saremmo onesti a non ammetterlo.

In un momento del genere non ci si deve abbattere, perché comunque la prestazione c’è stata. Come ha detto senza mezzi termini Conte a fine gara “bisogna buttarla dentro”, se sbagli 3 occasioni limpide da gol tutti i discorsi valgono poco.

Bisogna rialzare subito la testa, non perdere fiducia e ancora una volta stringere i denti perché a Firenze si potrà cambiare molto poco visto che dall’infermeria il tecnico salentino non potrà recuperare nessuno.

L’importanza del mercato

Ma la strada è quella giusta e a gennaio sarà fondamentale seguire le indicazioni del tecnico per rintuzzare una rosa che dev’essere necessariamente rinforzata. Il campionato è ancora lungo e bisogna mettere l’allenatore nelle condizioni migliori di poter lavorare. Anche per non gettare al vento quanto di buono fatto fino ad oggi.

Negli ultimi anni a dicembre, proprio in concomitanza delle festività natalizie, iniziava il periodo di crisi senza fine. Ma quest’anno l’aria sembra cambiata, tuttavia arriva una sfida delicata come la trasferta di Firenze dalla quale si capirà come e quanto ha inciso l’eliminazione dalla massima competizione europea.

Già, perché l’assalto alla diligenza era dietro l’angolo. In tanti hanno goduto per l’eliminazione dell’Inter dalla Champions, anche chi fino a qualche mese fa voleva insegnarci che quando gioca un’italiana in Europa bisogna sostenerla a prescindere dai colori. Anche chi in questi anni la canzone della Champions non la sente neanche da lontano, eppure è proprio per questo che bisogna andare a Firenze col coltello tra i denti per rimettere tutti al proprio posto, perché non siamo pronti a soccombere, non adesso. E il Comandante Conte non ammette altri scivoloni.

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