Ancora una volta, ci si trova a commentare un’Inter che ha raccoglie molto meno di quanto seminato. Milan, Borussia Monchengladbach, Shakhtar Donetsk, Parma, adesso Real Madrid: non può essere un caso. All’Inter manca sempre il cosiddetto centesimo per fare un euro. Errori individuali, scelte sbagliate nei momenti clou, mancanza di cattiveria e di killer instinct, dettagli che girano a sfavore (vedi conclusioni di Lautaro  Perisic sul 2-2 che finiscono a lato di pochi centimetri): sono particolari che fanno la differenza, perché alla fine contano i risultati e questi non stanno affatto premiando la squadra di Conte, invischiata in una situazione molto difficile nel girone di Champions League così com’è attardata in campionato. E questi match rischiano di diventare un enorme rimpianto nel prosieguo della stagione, un po’ come successo l’anno scorso a Dortmund, quando l’andamento della partita fu diverso ma l’epilogo fu il medesimo.

Quella tendenza suicida…

Dopo la doppia ingenuità di Vidal contro il ‘Gladbach all’esordio in Champions e i molteplici sprechi sotto porta in Ucraina (su tutti l’errore a porta vuota di Lautaro), l’Inter continua a mostrare una inquietante tendenza suicida. Ieri a Madrid i nerazzurri sono partiti tutto sommato bene, giocandosela alla pari con i Blancos, ma la partita è cambiata ancora una volta con un clamoroso errore individuale, da chi non ti aspetti: Achraf Hakimi, ex di giornata, che regala la rete del vantaggio a Benzema con uno sciagurato passaggio all’indietro.

PAGELLE REAL MADRID – INTER

L’inerzia della partita inevitabilmente cambia, e i nerazzurri sotto shock subiscono anche il raddoppio da Sergio Ramos, la cui capacità nel gioco aereo – specie da situazioni di corner – è ormai arcinota. Tuttavia, svetta di testa in maniera quasi incontrastata: troppo facile, per un campione come lui. Sono errori che costano caro, carissimo, specialmente quando giochi in una competizione chiamata Champions League e contro chi – in questo palcoscenico – sta come nel salotto di casa.

Resurrezione

Uno degli aspetti positivi da cogliere nella notte di Madrid è che i nerazzurri potrebbero sportivamente morire sul 2-0 in preda allo sconforto, ma non lo fanno. L’Inter resuscita e reagisce già due minuti dopo la rete di Ramos, grazie a due dei suoi uomini migliori: Nicolò Barella Lautaro Martinez. Colpo di tacco del primo, grande girata del secondo. Il concetto di resurrezione, in particolare, si può applicare proprio al Toro argentino, a secco da 5 partite e apparso particolarmente nervoso nell’ultimo periodo. La speranza è che il gol e la buona prestazione in un match così importante possano avergli restituito fiducia e serenità per il prosieguo della stagione: l’Inter non può fare a meno della sua versione migliore. Il numero 10 è inoltre fondamentale anche in occasione del gol del pareggio, siglato da Ivan Perisic, che non gioca nel suo ruolo, non brilla particolarmente ma sul cui impegno non si può sollevare dubbio alcuno. La sua conclusione a incrociare in occasione del 2-2 è di difficile esecuzione e per questo particolarmente apprezzabile. Poi, però, l’Inter è di nuovo vittima dei suoi difetti, della sua ingenuità, della sua immaturità.

L’equilibrio non è un difetto

Sia chiaro: voler vincere a Madrid non accontentandosi del pareggio è di per sé un ottimo segnale. Dimostra senza dubbio ambizione, anche perché – vista la situazione di classifica – il pari non sarebbe stato affatto da buttare. Questa sana voglia, però, deve essere necessariamente accompagnata da altrettanto sana lucidità. E l’Inter, dopo il 2-2, non ne ha mostrata, specialmente con il passare dei minuti. Sì, è andata vicina a vincerla con Lautaro e Perisic, ma l’assetto con il quale ci ha provato è risultato scriteriatosquilibrato, a tratti folle. In alcune occasioni, specie quando parliamo di un girone con altre tre partite a disposizione, bisogna anche adattarsi alla situazione contingente. Il che non significa non provare a vincere, ma farlo – appunto – con criterio. Pressare l’avversario fin nella sua area di rigore al minuto 80 è un atteggiamento che presta il fianco troppo facilmente a delle ripartenze, che possono essere letali – come infatti si è verificato – visto che il Real aveva a disposizione due ali velocissime appena entrate come Vinicius e Rodrygo, mentre i tre centrali difensivi dei nerazzurri non hanno nella velocità il loro punto di forza. Anzi. Per questo, un atteggiamento tattico più prudente avrebbe impedito di subire un gol in contropiede quando il tabellone di Valdebebas segnava 2-2. In contropiede, a Madrid, sul 2-2. L’Inter si è dimostrata immatura, poco equilibrata e poco intelligente.

Non è finita

La sconfitta di ieri è sicuramente pesante, non per il risultato ma per il contraccolpo psicologico che comporta. Un difficile avvio stagionale avrebbe potuto incontrare uno spartiacque con una vittoria a Madrid, alla quale l’Inter è stata dannatamente vicina. I nerazzurri, invece, si trovano a dover fare i conti con un ko e con l’ennesima beffa che alimenta un senso di frustrazione, specie se consideriamo che il Real affrontato ieri non è apparso affatto irresistibile ma che, nonostante questo, l’Inter sia uscita da Valdebebas con zero punti in saccoccia più per demeriti propri che per meriti altrui (cosa che invece ci si aspetterebbe, in un contesto e contro un avversario del genere). La sconfitta si porterà dietro sicuramente delle scorie e aprirà ulteriori critiche sull’operato di Antonio Conte. L’atteggiamento ambizioso ma allo stesso tempo scriteriato mostrato nel finale è senza dubbio figlio di disposizioni dello stesso tecnico, finito sul banco degli imputati anche per i cambi tardivi, visto che il Real appariva sulle gambe ormai fin dalla rete del 2-2.

Nulla, però, è ancora perduto. Nonostante i 2 punti nelle prime 3 giornate farebbero ad un’Inter già con un piede e mezzo fuori dalla competizione, i nerazzurri con il punteggio pieno nelle ultime tre gare sarebbero certi della qualificazione (con un paio di combinazioni positive, ci sarebbero ottime speranze anche pareggiando contro il Real a San Siro e vincendo gli ultimi due match). Di certo, però, servirà una squadra più matura, che non si perda in ingenuità e che sappia anzi essere più furba degli avversari. Fra due settimane a San Siro sarà già tempo di verdetti. L’Inter non può più sbagliare.

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24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.