La storia di Perisic e l’Inter finisce. Il croato chiude la porta e se ne va dopo quattro anni, senza fare troppo rumore, senza sprecare lacrime e nell’indifferenza generale. Alla fine dalle parole si è passati ai fatti e ad essere messa alla porta è tutta la coppia d’attacco dell’Inter degli ultimi quattro anni. Ma se per l’ex capitano l’addio ha assunto i contorni di quelle storie d’amore passionali e sanguinose che finiscono a lanciarsi i piatti, dopo osceni tradimenti e messaggi galeotti svelati nel cellulare, quella di Perisic finisce con una glaciale stretta di mano.

UN GRANDE ACQUISTO

Uno degli aspetti più sottovalutati nella storia di Perisic e l’Inter è la bontà dell’operazione per portarlo a Milano nel rapporto fra prezzo e rendimento. Arrivato, grazie al consueto fiuto di Roberto Mancini, per la “misera” cifra di 18 milioni, il croato è diventato (insieme a Candreva, stateci) l’esterno d’attacco più decisivo della storia recente dei nerazzurri. 40 gol e 37 assist in quattro stagioni, un’enormità rispetto ai numeri di altri nomi più altisonanti passati da queste parti e spesso con cartellini più cari (Shaqiri, Keita, Jovetic e gli altri). Fosse andata in porto la cessione al Manchester United per più di 50 milioni, la ghiotta plusvalenza (questi sono i tempi) che ne sarebbe derivata l’avrebbe fatta diventare l’operazione fiore all’occhiello del regno di Ausilio all’Inter.

C’ERAVAMO TANTO AMATI

Pagano entrambi, si è detto, i protagonisti delle liti e dei “comportamenti poco professionali”. Una storia, la loro, che se fra le mura dello spogliatoio sembrava caratterizzata da veleni ed antipatie, in campo mostrava un’alchimia senza pari. In quattro anni Perisic ha servito 16 assist ad Icardi: il 43% di tutti quelli fatti. Quasi una volta su due se il croato faceva segnare un compagno, quel compagno era Maurito. Degli 88 gol dell’argentino negli ultimi 4 campionati il 18% è venuto da un assist di Perisic. Ed i favori erano ricambiati visto che l’ex capitano nello stesso periodo gli ha servito 9 assist. Praticamente 1 gol su quattro di Ivan il terribile è nato grazie al piede del bomber di Rosario. L’ultimo, in ordine cronologico, quello molto bello di Genova al rientro dopo la diserzione. Poi un abbraccio a sancire una tregua, probabilmente apparente o comunque arrivata irrimediabilmente con colpevole ritardo.

INCOMPIUTO?

Momenti di bellezza come questo gol alla Spal sono alla base di uno degli equivoci su Perisic: la sensazione che potesse fare un salto di qualità in termini di qualità offensiva che probabilmente il croato non aveva nelle sue corde. Un’idea condivisa anche da Spalletti che tante energie spese per convincere il croato ad uscire dal seminato (doppio passo e corsa sul fondo) per entrare dentro al campo e reinventarsi come giocatore capace di incidere negli spazi di mezzo. Un futuro che gli avrebbe allungato la carriera e che avrebbe trovato le sue fondamenta nell’ottimo destro di Perisic. In realtà Ivan è rimasto un calciatore dalla fisicità sconfinata che pur garantendo un discreto score in termini offensivi era capace di assicurare un grado di copertura ed una quantità di ripieghi tali da renderlo preziosissimo in un calcio che sempre più premia la collettività e meno l’individualità.

L’AMORE CHE RICEVI E’ EGUALE ALL’AMORE CHE DAI

C’è un’immagine che risulta particolarmente significativa per raccontare il rapporto di Perisic con l’Inter. In una storia su Instagram di Cancelo durante i festeggiamenti per la Champions, si può vederlo in un angolo, testa sul telefono staccato dal resto del gruppo intento a festeggiare. Se c’è qualcosa in cui Perisic è mancato è stata l’empatia nei confronti del mondo Inter. Non è mai sembrato completamente calato nella causa nerazzurra. Per certi versi aveva la faccia di chi pensava che l’Inter (perlomeno nelle ultime versioni) fosse troppo piccola per lui e non lo meritasse. Il che, a guardare la carriera di Ivan, è abbastanza sorprendente: l’esperienza nerazzurra è la più prestigiosa, quella in cui è stato più centrale da un punto di vista tecnico e dove ha giocato, probabilmente, il suo calcio migliore. L’incostanza ha fatto il resto. Un’incostanza non temporale ma scientifica nel suo andamento. Perisic è sembrato esaltarsi nel vento in poppa dei momenti di grande entusiasmo, ma il primo a scomparire nei periodici blackout di questi anni. Nonostante i chilometri (tanti) percorsi, non si è mai avuta la sensazione del Perisic in trincea, sporco di fango a trainare i compagni fuori dal pantano. Una colpa troppo grave per i valori del popolo nerazzurro. Ma noi, per salutarlo, piace comunque ricordarlo in una delle sue partite più belle ed in uno dei pochi casi in cui l’abbiamo visto indiscutibilmente combattere per la Milano nerazzurra.