203. Questi i giorni trascorsi dall’Inter senza la vetta della classifica, la compagna più bella per una squadra che ambisce a primeggiare. Non troppi, ma abbastanza per nutrire voglia e nostalgia di riprendersela. E, possibilmente, non mollarla più. L’ultima volta era il 23 maggio 2021: epilogo di una marcia trionfale, quella dell’ultimo scudetto. Antonio Conte in panchina, Achraf Hakimi sulla fascia, Christian Eriksen a centrocampo, Romelu Lukaku davanti. L’Inter ha cambiato. Per necessità, sfortuna o scelte individuali. Ma eccola, sette mesi dopo, di nuovo al suo posto: come ieri, più di ieri. Perché stavolta ci arriva con la consapevolezza di aver già vinto e con la voglia di riconfermare di essere la più forte. Ma soprattutto, di essere ritornata in quella posizione prestigiosa senza i sopracitati uomini cardine, in una situazione nella quale sembrava difficile mantenere la competitività. E invece ognuno ha dato qualcosa in più, ognuno ha alzato il livello.

Come non sottolineare i meriti di Simone Inzaghi? Per lui è la prima volta da solo in testa al campionato di Serie A. Ci era riuscito, infatti, solo tra febbraio e marzo 2020, ma in quell’occasione la Juventus aveva una partita in meno, che venne recuperata e vinta proprio contro l’Inter prima del lockdown. Stavolta, invece, niente asterischi, niente “se” o “ma”: solo la certezza di aver lavorato alla grande, da professionista vero, da allenatore di enorme spessore. Meritatissimo, Simone.

Un’orchestra. E quanto sarebbe piaciuta a Prisco…

Una serata all’insegna dell’orgoglio nerazzurro non poteva che aprirsi con l’omaggio a un simbolo dell’Interismo, Peppino Prisco, scomparso 20 anni fa ed omaggiato con uno splendido video e una suggestiva coreografia dalla Curva Nord. Quanto sarebbe stato felice di vedere la sua amata squadra prendersi il primo posto in classifica superando proprio il Milan, giocando alla grandissima, con un gol da fuori area di Calhanoglu? Gli avrebbe dato gran materiale a disposizione per le sue geniali, memorabili, taglienti citazioni.

Ma soprattutto, quanto sarebbe innamorato di questa squadra? Ogni partita che passa, i nerazzurri sembrano sempre più forti e convincenti. Creano tantissimo, segnano in grandi quantità: si confermano il miglior attacco del campionato con 43 gol fatti. Ed hanno definitivamente reso – di nuovo – la difesa un punto di forza: quarta partita consecutiva senza subire gol, seconda retroguardia meno battuta dopo il Napoli. Al pur modesto Cagliari ieri sono arrivati attacchi da ogni dove, Cragno è stato letteralmente bersagliato chiudendo con 11 parate e 4 gol subiti, migliore in campo dei suoi nonostante la goleada. Numeri che, da soli, raccontano una partita a senso unico.

È un’Inter che ritrova il suo granitico trio difensivo titolare, che con i suoi meccanismi di gioco oliati permette a Dumfries – partita dopo partita – di inserirsi sempre di più, che trova nei tre di centrocampo un abbinamento raro di qualità e quantità, che con la coppia Sanchez-Lautaro si permette combinazioni spettacolari senza sacrificare prolificità. Il Toro non si demoralizza neppure dopo il rigore sbagliato, così come tutta l’Inter: chiede scusa alla Curva Nord poco prima dell’inizio del secondo tempo, rientra in campo e fa un altro gol splendido. In questa squadra funziona tutto: il momento eccezionale va oltre le cinque vittorie consecutive centrate dopo la sosta novembrina. Bisogna concentrarsi sulla spavalderia legittimata dalla qualità di gioco, sul concentrato di bellezza della quale la squadra di Inzaghi è foriera, sulla capacità di vincere con regolarità dominando gli avversari per 90 minuti.

Natale in vetta?

L’Inter – come ha detto ieri proprio il tecnico – si era posta l’obiettivo di arrivare a Natale con la qualificazione agli ottavi di Champions in tasca. Probabilmente, neppure Inzaghi si aspettava di essere addirittura in vetta alla classifica di Serie A il 13 dicembre. Tre settimane fa, prima della sfida con il Napoli a San Siro, l’Inter era a -7 dalla squadra di Spalletti e dal Milan: era nella condizione di non poter permettersi alcun errore. Non lo ha fatto, anzi ha rilanciato con un filotto sfruttando gli stop delle avversarie. Sono addirittura 11 i punti recuperati al Napoli, 8 quelli mangiati al Milan per un primato meritatissimo. L’anno scorso il sorpasso sui rossoneri era avvenuto a San Valentino, quest’anno poco dopo l’Immacolata: era francamente difficile, il 21 novembre, immaginare uno scenario così idilliaco.

Adesso, prima di Natale, la squadra di Inzaghi è attesa dagli impegni con Salernitana Torino. Non si può fallire con i campani, specie se pensiamo che due giorni dopo si affronteranno Milan e Napoli nello scontro diretto: deve essere l’occasione per guadagnare punti su una delle due o, magari, su entrambe. Poi, prima della festività, a San Siro arriverà il sempre temibile e ostico Juric. Dopo un percorso così esaltante, però, Inzaghi non vuole sbagliare. Per accomodarsi al cenone col primo posto in tasca.

 

 

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.