Diciamo la verità: nel momento in cui Gagliardini ha colpito il palo e Politano non è riuscito a concretizzare il clamoroso errore di Matuidi, c’era il sentore di come sarebbe andata a finire. La Juventus non concede mai due occasioni così nitide nel proprio stadio, specie in partite del genere: se non le sfrutti, meriti anche di perdere. Una grande squadra, con mentalità vincente, riesce a concretizzare quelle poche occasioni che un avversario così forte ti concede. Ancora una volta non l’abbiamo fatto. Il primo tempo è stato condotto bene dall’Inter, che è andata vicinissima al vantaggio con il già citato Gagliardini e non ha concesso tantissimo alla Juventus. Da segnalare l’ottima prova della coppia difensiva Skriniar-Miranda e di un Brozovic chirurgico in fase di copertura (ricordiamo un grande salvataggio su Bentancur). Secondo tempo: pronti via, l’occasione per Politano, che aspetta troppo e si fa respingere il tiro da Bonucci. Poco più tardi, il vantaggio della Juventus con Mandzukic e un altro segnale non da grande squadra: la mancata reazione vera e propria alla ricerca del pareggio. Tanta confusione, poca qualità, poca convinzione di potercela fare veramente. L’esito, anche nei momenti in cui l’Inter spingeva maggiormente ed avanzava il proprio baricento, appariva comunque scontato. Ma veniamo a quella che a molti dei tifosi nerazzurri è apparsa una vera e propria follia.
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Spalletti, perchè?
Siamo tutti d’accordo sul fatto che nel secondo tempo la Juventus abbia sicuramente cominciato meglio e che l’Inter apparisse troppo schiacciata. Ci poteva stare voler cambiare qualcosa, sicuramente. Si può anche accettare l’idea di voler sostituire Politano, sì, ma per un altro giocatore offensivo, certamente. La freschezza di Keita o di Lautaro Martinez in quel momento avrebbe sicuramente potuto far bene all’Inter e migliorarne la prestazione globale. Appare invece assurdo, controproducente e portatore di un messaggio sbagliato l’ingresso di Borja Valero per lo stesso Politano. Se Spalletti lo scorso anno, contro la stessa Juventus, si era reso protagonista in negativo per il cambio Santon-Icardi, annichilendo quella che poteva essere una delle migliori partite nella storia dell’Inter, quest’anno fa lo stesso anche se in circostanze diverse. Il messaggio che manda alla squadra è totalmente sbagliato, privandola di un elemento pericoloso in fase offensiva ed imbottendo il centrocampo, quasi a dire “difendiamo il pareggio”. No, non va bene affatto. Trattasi di sostituzione accettabile in un’ipotetica situazione di vantaggio, sicuramente non quando il punteggio è in parità. E il tecnico di Certaldo inserisce ancora una volta gli uomini offensivi, Keita e Martinez, solo nel momento in cui l’Inter è sotto (un po’ come a Londra con il senegalese), quando diventa tutto più difficile e la difesa avversaria è chiusa. Avere uno dei due sul pareggio, quando magari i bianconeri avrebbero cercato la vittoria davanti al proprio pubblico scoprendosi un po’, sarebbe potuto rivelarsi fondamentale per cercare il gol del vantaggio. Ma Spalletti decide di farlo, ancora una volta, troppo tardi. E ancora una volta fallisce nettamente negli appuntamenti importanti.
Considerazioni finali e precisazione sulla mentalità
Non si registrano prove particolarmente negative nei singoli, se non per Handanovic e Asamoah che macchiano le loro prestazioni in occasione del gol di Mandzukic: l’errore più grave è sicuramente del primo, che conferma i suoi enormi limiti nelle uscite. Il ghanese si fa anticipare e sovrastare dal croato, che però è di circa 20 cm più alto. Ci può stare. Il centrocampo regge bene in fase di copertura, Gagliardini lo conosciamo: tecnicamente è mediocre, ma ci mette tutto quello che ha, risultando anche sfortunato in occasione del palo. Davanti, Perisic migliora il proprio rendimento rispetto agli ultimi mesi, anche se è ancora lontano dai suoi standard; Politano non è concreto ma dà sempre l’idea di poter creare pericoli; Icardi è a tratti commovente per il modo in cui lotta e per come serve a Gagliardini e Politano stesso i palloni del possibile vantaggio. La mentalità vincente in alcuni giocatori, come Icardi e Skriniar, si scorge lontano un miglio: basti pensare alla cavalcata finale dello slovacco, che non si arrende allo svantaggio e ne salta tre da solo, guadagnandosi un calcio di punizione. Da qui bisogna ripartire, questo è l’atteggiamento giusto. E che nessuno parli di “aver salvato la faccia”, che nessuno si senta sollevato perchè “almeno non abbiamo fatto una figuraccia”. Questo modo di intendere il calcio, questo modo di tifare Inter non ci appartiene, così come non deve appartenere al nostro futuro chi la vede come “una delle prime” e non “la prima”.