Dopo ventidue lunghi giorni di attesa, finalmente gioca anche l’Inter. Il solo fischio d’inizio ha rappresentato una liberazione per i tifosi nerazzurri e, siamo sicuri, ha dato sfogo anche alla voglia dei giocatori di riattaccare la spina. Perché tutti noi avremmo volentieri ricominciato nel giorno della Befana, ma non è stato possibile. E nel frattempo, la principale concorrente per lo scudetto ha vinto due partite su due, prendendosi il primo posto in classifica seppur con due partite in più.

Le preoccupazioni dei tifosi, però, andavano oltre la graduatoria. Quando tutto sta andando per il meglio, fermarsi per una lunga sosta può sempre rivelarsi un deterrente al percorso virtuoso, fisicamente e psicologicamente. Se al rientro in campo, poi, affronti una squadra ostica come la Lazio, unica compagine in grado di battere l’Inter in questo campionato, le incognite si moltiplicano e l’apprensione sale. Ma non per questi ragazzi, che hanno riannodato il filo dello splendido 2021 a tinte nerazzurre.

Le stesse certezze

Prima del gioco, sempre gradevole, l’Inter può dirsi soddisfatta di aver mostrato nuovamente lo stesso spirito vincente, fatto di sacrifici, corse, abnegazione assoluta per ottenere tre punti che riportano i nerazzurri in testa alla classifica.

Un esempio su tutti è quello di Roberto Gagliardini. Chiamato a sostituire un Calhanoglu che sconta una squalifica bizzarra targata Asl Bologna contro la Lazio, il centrocampista italiano ha fornito un’ottima prova contro uno degli avversari più ostici in mezzo al campo: quel Milinkovic-Savic che più di una volta lo ha messo in difficoltà nei precedenti contro i biancocelesti. Simone Inzaghi lo ha fatto notare: anche chi gioca poco, quando chiamato in causa, viene iscritto ai migliori in campo. La stessa cosa successa con Vidal nella sfida pre-natalizia al Torino, la stessa cosa accaduta a D’Ambrosio e Dimarco nei momenti di emergenza difensiva.

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Proprio la difesa si è resa protagonista nella sfida di ieri, nel bene e nel male. In primis con lo splendido mancino di Bastoni per l’1-0 (non segnava dalla stagione 2019-20), ma anche con l’insolito e per questo incredibile svarione che ha regalato a Immobile l’1-1: Skriniar preso di sorpresa, De Vrij che lascia passare una palla velenosa, Handanovic che sbaglia l’uscita. Il primo dei tre responsabili, però, ha reagito d’orgoglio, andando a firmare la rete del 2-1 con una rabbiosa capocciata favorita da un assist al bacio di Bastoni, migliore in campo fra gli uomini di Inzaghi. L’Inter non subiva gol da 587 minuti, record interrotto, ma i “colpevoli” ci hanno messo poco ad andare di là e farsi perdonare, in una sorta di camera di compensazione a tinte nerazzurre.

Il piede sull’acceleratore

La Beneamata ha dimostrato di sapere quando affondare e premere con convinzione. È successo sullo 0-0: il tempo di prendere le misure alla Lazio, poi è cominciato il valzer di occasioni fra un gol annullato a Lautaro, un miracolo di Strakosha sullo stesso Toro e la succitata rete di Bastoni. L’Inter non aveva concesso nulla agli avversari, fino al momento del sorprendente 1-1. Nel secondo tempo, i nerazzurri hanno ricominciato forte, concedendo anche qualche spazio di troppo alla Lazio (come nel caso del tiro al volo fallito da Milinkovic) ma mettendo alle strette gli uomini di Sarri, schiacciandoli nella propria area, creando tutti i presupposti per il gol del 2-1, puntualmente arrivato. Da quel momento in poi, pura gestione: sofferenza per i tifosi, vero, ma la Lazio non ha avuto occasioni. L’Inter ha gestito la palla anche negli ultimissimi minuti e, quando i biancocelesti ne erano in possesso, ha chiuso bene tutti gli spazi. Come solo i grandi sanno fare. Per riconquistare un primato in classifica che era stato perduto senza demerito alcuno: l’unica colpa era stata quella di non aver giocato.

Quando il gatto non c’è…

Le squadre e i signori coinvolti ci scusino per il riferimento sgradevole ai ratti, ma il proverbio dice proprio così e non può essere colpa nostra. L’Inter, però, si è trovata esattamente nella situazione del “gatto”: seduta sul divano, ha dovuto assistere al sorpasso avversario e al ghigno impettito dei suoi tifosi. E, come se non bastasse, ai giochetti dell’allenatore della squadra in questione: “L’Inter è nettamente la favorita, ha ragione Allegri”, ha detto Stefano Pioli facendosi serio dopo la vittoria di Venezia. Il tecnico del Milan e quello della Juventus, Massimiliano Allegri, si sono spalleggiati nel tentativo di caricare l’Inter di pressione ulteriore (d’altronde, uno contro i nerazzurri si giocherà il tricolore fino a maggio; l’altro li affronterà in Supercoppa fra due giorni). Perché nessuno può credere alla sincerità, dal momento che questi due signori a inizio stagione dichiaravano rispettivamente: “Non vedo squadre più forti del Milan” e “Dobbiamo mantenere la calma per arrivare primi a fine campionato”.

Insomma, questo ruolo di strafavoriti è arrivato in un secondo momento, chissà perché. Forse perché l’Inter è la stessa squadra che in estate ha fatto registrare il saldo attivo più alto di sempre sul mercato, forse perché il Milan è la squadra che – fra le cinque davanti – ha speso di più, forse perché la Juventus ha ingaggiato nuovamente il suo ex allenatore, non privandosi dei suoi big e rendendo Allegri il più pagato in Italia con uno stipendio da 9 milioni l’anno.

Simone Inzaghi, con l’ironia dei più grandi, ha fatto notare la cosa subito dopo la vittoria sofferta contro la Lazio: “Gli altri allenatori dicono Inter strafavorita? Il 22 ottobre eravamo a 7 punti da due squadre e lo sentivo dire molto meno. Ora lo dicono di nuovo, merito dei ragazzi. Dopo Lazio-Inter, però, non sentivo dire che potevamo buttarlo via solo noi”. Game, set, match. E adesso la Supercoppa.

 

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.