La percezione che potesse essere il giorno del Milan tricolore era molto radicata sia nei tifosi rossoneri che, probabilmente, anche in molti nerazzurri. I primi avevano fatto festa grande a San Siro dopo la vittoria contro l’Atalanta e si erano successivamente riuniti in Piazza Duomo, armati di telefoni e tablet per ricevere notizie positive dalla Sardegna. I secondi, invece, erano ben consci del fatto che coesistessero diverse circostanze sfavorevoli. Il Milan che vince e va a +5, superando probabilmente lo scoglio riconosciuto come più difficile in questo finale di stagione, poteva sfociare nella rassegnazione in casa Inter. I nerazzurri, infatti, erano reduci dalle fatiche di Coppa Italia e dunque dai 120 minuti di battaglia contro la Juventus che hanno condotto la squadra di Inzaghi al suo secondo trofeo stagionale; affrontavano, inoltre, un Cagliari quasi all’ultima spiaggia sostenuto di fronte al suo pubblico e ringalluzzito dal pareggio siglato in extremis a Salerno.

Insomma, l’Inter depone le armi? Macché. La prova dei nerazzurri alla Sardegna Arena è di quelle autoritarie, affrontata col piglio giusto e controllata dal primo all’ultimo minuto. I campioni d’Italia concedono pochissimo agli avversari, trovando una rete da quinto a quinto, di quelle che agli allenatori amanti del 3-5-2 fanno sempre piacere: Perisic to Darmian, gran cross del primo (l’ennesimo), poderoso stacco di testa del secondo. L’Inter, per non smentire il fastidioso trend stagionale, va vicina nel primo tempo al raddoppio ma qualche errore individuale, il palo, il miracolo di Cragno consentono al Cagliari di restare in partita. Poi Lautaro, che aveva scaldato i motori nei primi 45 minuti, sale in cattedra e firma una doppietta: il primo gol è fatto di forza, tecnica, senso della posizione; il secondo è un dolce pallonetto che chiude i giochi e spegne le velleità del Cagliari, riaccese dal gran gol di Lykogiannis. Il Toro tocca quota 25 gol stagionali, 13 nelle ultime 13 partite: numeri importantissimi, che lo consacrano fra i grandi bomber nerazzurri.

Credere in un miracolo

Inzaghi, d’altronde, lo aveva chiesto ai suoi dopo la vittoria contro la Juventus: fare il proprio dovere a prescindere dal risultato del Milan. Che lo vincano in autonomia, insomma, non comodi sul divano o in piazza, bensì giocando la loro ultima partita. I rossoneri hanno già goduto in abbondanza dei regali nerazzurri: gli ultimi 15 minuti del derby che con tutta probabilità decideranno il campionato, il recupero di Bologna con il fantozziano gol che ha spalancato le porte del primato agli uomini di Pioli. In quanto a regali, l’Inter ha già dato fin troppo e li pagherà – con tutta probabilità – in termini di secondo posto finale. In ogni caso, la festa viene rimandata, Piazza Duomo si svuota, la certezza è che sarà teatro di una festa Scudetto domenica prossima. Quale? Quasi tutto dice Milan. Due risultati su tre a disposizione contro una squadra che non ha più nulla da chiedere al suo campionato e la cui tifoseria non è certo riconosciuta per numerosità e calorosità sono già fattori pesanti. Poi, se ci aggiungiamo lo stato di forma milanista, una difesa che non prende più gol e una squadra si affida sistematicamente agli strappi di Leao e Theo quando il gioco si fa duro, servirebbe un miracolo. Forse qualcosa di più.

L’Inter, in ogni caso, può fare soltanto ciò che è in suo controllo, ovvero battere la Sampdoria già salva e salutare lo splendido pubblico di San Siro che ha accompagnato la stagione nerazzurra. Inzaghi sa bene che nelle ultime giornate tutto può succedere, anche se i due risultati su tre a disposizione del Milan pesano come un macigno. Lo sa bene perché – come ha ricordato – con la sua Lazio da giocatore ha vinto uno Scudetto quando si trovava a -2 dalla Juventus all’ultima giornata, con i bianconeri sconfitti nel diluvio di Perugia. Lo sa bene perché – nostro malgrado – era in campo quel 5 maggio 2002 e segnò il gol che affossò definitivamente ogni speranza nerazzurra. Tuttavia, l’esito quasi certo è che tutto vada come previsto e il Milan diventi campione. L’Inter sarà poi chiamata a trarre un bilancio di una stagione che la vedrà chiudere con due titoli, analizzando quanto di buono è stato fatto e cosa non è andato. Capire perché, eventualmente, uno Scudetto che sembrava alla portata è sfuggito e trarne una lezione per il prossimo anno, che vedrà sicuramente ancora Inzaghi in panchina e – speriamo – tutti i big al loro posto. Ma per tutti questi discorsi ci sarà tempo: adesso c’è solo da vivere l’ultima settimana, l’ultimo capitolo del libro 2021-22, quello che si intitola…”Credere in un miracolo“.

 

 

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.