Un tempo (il primo) da grande squadra – con due gol e il 76,7% di possesso palla -, l’altro (il secondo) con qualche patimento di troppo dopo la rete di Cassata, peraltro arrivata in modo abbastanza casuale. Però stavolta la beffa – com’era accaduto a Verona con il gol di Pellissier al fotofinish – non si è materializzata. Anzi, sul gong è stato Vecino a spedire in porta il pallone del 3-1 facendo tirare un bel sospirone di sollievo a Luciano Spalletti. L’Inter a Frosinone doveva vincere e l’ha fatto. Tre punti che mantengono cristallizzate le distanze dalle inseguitrici e avvicinano i nerazzurri a quota 70 che dovrebbe essere il traguardo con cui si va in Champions. Unica brutta notizia della serata l’infortunio patito da Borja Valero (risentimento ai flessori alla coscia sinistra: «Ha sentito tirare il muscolo, penso che debba stare un po’ fermo», la diagnosi di Spalletti) che lascerà l’Inter senza fosforo con la Roma, considerato che Brozovic nella migliore delle ipotesi può sperare di recuperare per la Juve. Un problema per Spalletti, vista la penuria di gioco espressa dalla sua squadra con l’Atalanta dopo l’infortunio del croato e prima dell’ingresso in campo dello spagnolo. L’allenatore avrà tempo e modo di pensare a come affrontare la Roma nel sabato di Pasqua, intanto si gode il ritorno tra i protagonisti di Radja Nainggolan (che ha spaccato la partita con un bel colpo di testa su cross di D’Ambrosio) ma pure il fatto di aver chiuso l’ennesima partita senza che i tanti diffidati in campo macchiassero ulteriormente la fedina.

Icardi non è più il rigorista

Immagine forte della notte di Frosinone è però quanto accaduto sul rigore (sciocchezza di Chibsah su Skriniar) quando Perisic ha chiesto e ottenuto da Icardi di tirarlo: alla fine tutto è andato bene perché il croato ha segnato (e Maurito – tra l’altro – è stato pure il primo ad abbracciarlo), però l’episodio lascia un retrogusto amaro. Che senso aveva “degradare” l’argentino anche come rigorista (mai in questi anni nessuno gli aveva “scippato” un tiro dal dischetto)? Il contraccolpo, visti gli errori ammonticchiati nella ripresa da Maurito evidentemente si è sentito, il tutto anche se resta agli atti pure l’assist per Vecino per il 3-1 prima dei titoli di coda. Il caso comunque non sussiste per Spalletti: «Ci sono 3-4 giocatori abili a battere i rigori, quindi decidere tra di loro chi deve tirare è sinonimo della completezza e anche di amicizia»… Sarà, ma visto che all’orizzonte si stagliano i due big match con Roma e Juve non è il caso di alimentare polemiche.

Segnali di vero Nainggolan

Spalletti ha piuttosto giustamente evidenziato l’importanza di aver ritrovato un Nainggolan protagonista pure in zona gol: «Ha fatto bene come corsa, forza fisica, presenza sulle palle buttate addosso che è difficile perda. Oggi ha fatto il Nainggolan che conosciamo, poi ha fatto un gran gol e questo dà valore in più». Una rete arrivata al termine di una ragnatela di passaggi parsa il compendio del calcio spallettiano, questo anche se non tutto è stato luccicante in un’Inter a cui è mancato il killer instinct per evitare di trasformare il finale in un thrilling: «La partita andava chiusa prima e serviva più cattiveria. A tutti succede di essere leziosi, ma a noi di più perché abbassiamo l’intensità, diventiamo timidi e non abbiamo l’avvisaglia del pericolo. Dovevamo avere la maturità per mantenere un certo livello di gioco in tutta la partita e non ci siamo riusciti». Con Roma e Juve l’asticella andrà alzata. E non di poco.

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