L’Inter vince, meritatamente il derby di Milano, impartendo una lezione tattica e di gioco al Milan e sti stabilizza al terzo posto in classifica a -6 dalla Juventus e, dato più importante, mette tra se ed il quinto posto ben 5 punti.

Icardi: gol da tre punti ed ora la Juventus non è lontana

L’urlo finale è stato di Mauro Icardi. Inaspettato e per questo per l’Inter ancora più bello. Al 92′ di un derby che sembrava destinato a finire 0-0 per la seconda volta di fila, il bomber di Rosario ha trovato la forza per andare a deviare in rete di testa un cross di Vecino. E’ stato lui, su colossale dormita di Donnarumma e Musacchio, a regalare la vittoria a Spalletti, di nuovo terzo e a -6 dalla capolista Juventus dopo la settima vittoria consecutiva, la quinta in campionato (non succedeva dal gennaio 2017). Il successo dei nerazzurri è stato giusto per quello che si è visto e il fatto che sia maturato per l’ennesima volta dopo il 75’ non può essere un caso: tra poco dovranno chiamarla zona Inter visto che nei 15’ finali sono già 7 le reti in 9 giornate più altre 2 in altrettanti incontri di Champions. E’ un segnale chiaro che Icardi e compagni stanno bene fisicamente, ma soprattutto che non mollano mai. Stavolta a fare le spese del carattere interista è stato il Milan che, pur tra molte sofferenze e rinunciando a tratti a fare la gara (primo tiro nello specchio, inoffensivo, di Suso all’80’), aveva resistito per oltre 90’, fino alla zampata di Maurito che ha vanificato il sogno rossonero di blindare la difesa (adesso sono 14 gli incontri di fila in A con almeno un gol al passivo) e ha allontanato la zona Champions a 6 punti, pur con una gara da recuperare. Per Ringhio un brutto colpo. Per l’Inter il gol di Icardi arrivato al 2’ minuto del recupero del secondo tempo è il settimo in campionato arrivato nell’ultimo quarto d’ora, così come sono 8 i punti guadagnati nello stesso lasso di tempo (che diventano 11 con i 3 ottenuti con il Tottenham).

Inter in ansia per Nainggolan

Unica nota dolente della serata, in casa nerazzurra, è stato l’infortunio di Nainggolan che è stato costretto a chiedere il cambio. Non tutti, dagli spalti, approvano la scelta di Spalletti di inserire Borja Valero al posto del Ninja. E in molti ritenevano che l’ingresso di Lautaro Martinez, in primis, ma anche Keita, avrebbe potuto dare il colpo di grazia ai rossoneri. Invece, lo spagnolo per tutto il primo tempo ha regalato ordine e disciplina, metronomo perfetto di un’Inter che si è fatta sempre più pericolosa con il passare dei minuti.i

Ora testa al Barcellona

E adesso Messi. Anzi no, Messi no, ma il Barcellona è dietro l’angolo. I festeggiamenti per il derby non potranno protrarsi a lungo, domani è già vigilia di una sfida che, nonostante i sei punti in classifica, resta decisiva per la Champions. Un punto puntella la qualificazione, una vittoria sparerebbe i nerazzurri nell’iperspazio, una sconfitta rischierebbe di riaprire tutto il girone. E quindi nella testa c’è già il Barça, anche se arrivarci dopo una vittoria nel derby, ottenuta in questo modo, è tutta un’altra cosa. Dal cross di Vecino alla testa di Icardi può arrivare la spinta per non far tremare la gambe al Camp Nou, scenario che può intimorire una squadra che in Champions non ha una lunga esperienza. Ma il derby non lascia solo regali. Ci sono anche fasciature, gente che zoppica, muscoli che “urlano”. Nainggolan non ci sarà, comunque vadano gli esami odierni. In casa nerazzurra si spera che sia solo una distorsione, e non qualcosa di peggio. Per sostituirlo, nel ruolo, c’è Borja Valero (da “disoccupato” a “fondamentale”) o Lautaro, se Spalletti vorrà rispolverare in emergenza un esperimento che aveva considerato da mettere in soffitta finché non fossero trovati i giusti equilibri. Ma il Ninja non è l’unico caduto: Perisic è uscito zoppicando dal campo, per una contusione alla coscia destra. Brozovic ha giocato tutta la ripresa con una fasciatura, sembrando condizionato per almeno i 15’ iniziali del secondo tempo. L’assenza di Gagliardini, non in lista, lo costringerà a stringere i denti. Poco tempo per festeggiare, poco anche per recuperare. Ma farlo dopo 7 vittorie consecutive è più facile.