Cagliari si conferma campo di battaglia fin dal primo minuto. L’Inter, reduce dallo scintillante 4-0 al Lecce, sapeva – anche per bocca dello stesso Conte – che la trasferta in Sardegna avrebbe avuto contorni e sviluppi differenti. E infatti, se il match contro i pugliesi si era rivelato gradevole sin dalle prime battute, quello di ieri è teso e le due compagini si studiano per la prima mezzora in una Sardegna Arena tanto gremita quanto “agguerrita”. La partita non è bella, bisogna dirlo, non lo è mai stata per 90 minuti, ma l’Inter di Conte dimostra la sua predisposizione alla lotta e mostra tutto il suo carattere. Non esattamente dopo lo 0-1 firmato Lautaro Martinez, visto che i nerazzurri continuano a commettere errori veniali e imprecisioni, che possono costare cari se a commetterli è spesso Brozovic che dovrebbe essere il punto focale del centrocampo nerazzurro. L’Inter prova a gestire, ma nel secondo tempo parte peggio che nel primo e arriva il meritato pareggio del Cagliari con Joao Pedro.

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ll carattere, però, sta tutto nella reazione successiva: i nerazzurri, pur non essendo mai brillanti da un punto di vista fisico (siamo ancora a inizio settembre), che indubbiamente condiziona le trame di gioco, ci mettono tutta la voglia, il cuore ma anche il talento. Già, il talento, quello che permette a Sensi di prendersi un calcio di rigore che è un misto di classe ed astuzia. Lukaku si prende sulle spalle tutte la responsabilità e la pressione, che pesano come un macigno, soprattutto in un momento simile e con una buona fetta di tifo nerazzurro (e non) pronto a sbraitare: “Eh, se ci fosse stato l’ex capitano!…”. E invece no, Romelu è freddissimo e trasforma spiazzando Cragno. Da lì in poi l’Inter gestisce da grande squadra ed esce con tre preziosissimi punti dall’Isola, con i tifosi sardi che continuano misteriosamente a reclamare per non meglio precisati torti arbitrali.

INTRECCI 

Ma è stata anche la partita dei ritorni, dei rimpianti e delle (tentate) rivincite. Radja Nainggolan, nonostante gli affettuosi convenevoli scambiati con gli ex compagni dell’Inter negli spogliatoi, ha (giustamente) dato tutto se stesso per la propria squadra, aggiungendoci quel plus di motivazioni extra affinché potesse dimostrare a Marotta, Ausilio, Conte e l’Inter tutta di aver sbagliato a non puntare su di lui. Ci ha provato dopo 13 secondi con una conclusione alta, ma lottando come un leone fino a non averne più. E proprio il momento in cui il Ninja è calato è stato quello dell’ingresso in campo di Nicolò Barella che, dopo alcune prove non troppo convincenti, è entrato bene nella sua Cagliari (ingenerosi e insensati i fischi ad ogni suo tocco di palla) e ha servito con un filtrante Sensi, consentendogli di procurarsi il calcio di rigore che ha deciso il match. Barella ha lottato anche dopo l’1-2, mostrando un progressivo inserimento e miglioramento a livello personale ma soprattutto negli schemi di Conte, che tanto punta su di lui e che ieri, nell’intervista post-partita, ha affermato candidamente: “Mi ricorda me stesso da giocatore”.

FATTORE SENSI

La difesa si è confermata affidabile nei singoli: altra buona prova per Ranocchia, Skriniar si avvicina verso i suoi (altissimi) standard, D’Ambrosio è ormai una sicurezza. In attacco Lautaro Martinez, nonostante il gol, è ancora un po’ impreciso e non riesce, a parte alcuni sprazzi, a trovare l’intesa che si era potuta ammirare con Lukaku nel match contro il Lecce. Tutto sommato bene gli esterni (soprattutto Asamoah), nonostante si siano espressi su livelli inferiori rispetto alla prima giornata. A centrocampo Vecino si limita al compitino, mentre Brozovic cala vistosamente alla distanza e commette, come detto, alcuni errori potenzialmente sanguinosi.

Ma è sempre Stefano Sensi a decidere il match nel momento decisivo: è sempre lui il man of the match. Il giocatore umbro, nonostante cada in qualche errore di sufficienza, cambia ancora una volta il volto della partita con una rouleta da fuoriclasse, mandando fuori giri Pisacane e costringendolo al penalty. E’ sempre Sensi ad accendere la luce e a rendere la manovra nerazzurra frizzante e pericolosa. L’Inter, fin da luglio, gira intorno alle sue prestazioni. Un’altra bella storia in una serata di lotta e carattere puro. Quello di un’Inter che, se necessario, è pronta a indossare il vestito da battaglia.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.