Anche se la preparazione è iniziata da circa una settimana, la prima uscita dell’Inter 2019-20 ieri pomeriggio in casa del Lugano ha già dato delle indicazioni sullo stadio si avanzamento e sulla direzione del processo di trasformazione della squadra. Infatti, il nuovo allenatore Antonio Conte ha già richiesto ai giocatori di mettere in atto io suoi dettami, sia tattici che per quanto riguarda l’atteggiamento in campo. Il risultato sono stati 60 minuti (prima dei cambi che hanno stravolto la squadra) di ritmo e di controllo notevoli contro un avversario serio che giocherà l’Europa League, comincerà il campionato a breve ed è molto più avanti nella preparazione fisica. Alcuni giocatori, tra nuovi acquisti e nuovi ruoli, si sono distinti particolarmente.

La fase difensiva

L’aspetto che forse incuriosiva di più i tifosi prima del match era proprio la difesa. La rivoluzione della difesa a 3 contiana, alla sua prima uscita interista, avrebbe lasciato spunti interessanti sia sull’interpretazione del modulo da parte dei tre centrali (in questo caso D’Ambrosio, De Vrij e Skriniar), sia sull’adempimento dei compiti difensivi da parte degli esterni di centrocampo, due esterni offensivi riadattati come Perisic e Candreva. E infatti così e stato.

A grandi linee, l’amichevole di Lugano ha confermato le grandi qualità nell’uno contro uno dei difensori nerazzurri, principalmente di Skriniar e De Vrij, ma ha anche evidenziato come i movimenti e le posizioni richieste dal nuovo modulo, comprensibilmente, non siano ancora state interiorizzate da centrali ed esterni. In generale il primo aspetto ha supplito al secondo, assicurando comunque una buona solidità: l’Inter ha concesso un solo tiro in in porta al Lugano, quello del gol, con in campo le seconde linee.

Nello specifico, la posizione degli esterni di centrocampo era spesso molto avanzata, come richiesto dal pressing alto imbastito da Conte. Di conseguenza, o per la poca tempestività del rientro degli stessi esterni, o per la mancata copertura delle mezzeali, si creavano spesso spazi alle spalle degli esterni che il Lugano attaccava pericolosamente. Soprattutto sul lato destro dell’Inter, quello di Candreva, Francisco Rodriguez del Lugano è stato a lungo una spina nel fianco. In compenso, la presenza di tre difensori centrali permetteva a uno di loro di uscire sull’uno contro uno per coprire questi spazi, spesso con successo. Si tratta però di un rischio che forse non ci si potrà permettere di correre contro avversari più capaci nel dribbling e nel saltare l’uomo.

Costruzione e fase offensiva

Una delle differenze con l’Inter passata che più saltava all’occhio durante la partita è la minore sopportazione da parte di Conte della costruzione lenta e paziente, con continui scambi tra difensori centrali e regista basso, vista spesso con Spalletti. Contro il Lugano l’azione partiva comunque dal basso ma la progressione verticale veniva forzata molto prima, anche a costo di prendersi qualche rischio.

Oltre alla salita centrale orchestrata dai piedi e dalla visione di Brozovic, assistito da Sensi, si è vista spesso l’apertura verso gli esterni. Questi ultimi, per eludere il pressing, ritornavano il pallone in mezzo al campo di prima, o verso i centrocampisti in avanzamento, o per premiare l’arretramento delle due punte, le quali ricevevano spalle alla porta. Questo tipo di costruzione ha dato degli indizi sull’importanza degli attaccanti nel giropalla, e dunque sul perchè Conte abbia richiesto l’acquisto di Lukaku e non veda Icardi come sua punta ideale.

In alternativa, erano proprio gli esterni di centrocampo a finalizzare il gioco in prima persona, occupando posizioni particolarmente avanzate. L’azione simbolo di questo concetto è stata quella che ha generato la prima occasione da gol per l’Inter: Candreva suggerisce la verticalizzazione con un movimento alle spalle della difesa avversaria, Gagliardini lo serve e l’esterno guadagna il fondo, quindi mette in mezzo una palla alta che scavalca l’area piccola e raggiunge Perisic accorrente dalla parte opposta. Il croato, libero, manda alto di testa. Assist di un esterno per l’esterno opposto, massimo compimento del 3-5-2 in fase offensiva.

Ritmo e aggressività

Un concetto meno tattico e più generale evidenziato dall’amichevole è stato l’atteggiamento aggressivo, quasi martellante per gli standard degli incontri non ufficiali. Questo ritmo relativamente alto, anche se è stato mantenuto solo per un tempo e ha reso necessaria la sostituzione dell’intero 11 titolare, è già una dimostrazione del lavoro svolto da Conte e Pintus nell’ambito della preparazione atletica. L’impegno fisico richiesto da Conte durante la partita rispecchia la dinamica degli allentamenti, di cui hanno parlato molti giocatori, e si inserisce in un percorso di preparazione intenso ed accelerato, che potrebbe però subire un rallentamento con i lunghi trasferimenti asiatici. La conseguenza tattica di questo atteggiamento prende la forma di un pressing alto e insistito, con gli esterni di centrocampo molto alti.

Sensi: buona la prima

Buonissima prestazione di Stefano Sensi, condita da un gran gol da fuori area. Molti erano dubbiosi sull’acquisto del centrocampista del Sassuolo, ed effettivamente un’amichevole non è sufficiente ad eliminare qualsiasi perplessità, ma la partita di Sensi ha dimostrato quanto utile possa essere alla causa nerazzurra. Soprattutto perchè si tratta di un secondo centrocampista, oltre a Brozovic, capace di unire qualità nel passaggio a dinamismo e tiro. Naturalmente gli manca l’imponenza fisica, ma le sue caratteristiche lo rendono comunque prezioso

Nello specifico, Sensi ha occupato una posizione ibrida tra mezzala sinistra e trequartista, contribuendo sia alla costruzione che alla rifinitura dell’azione. Ha permesso a Brozovic di dialogare con un altro elemento di qualità e visione, formando una efficace catena di costruzione sulla sinistra con i due croati. In altre occasioni, come in quella del gol, l’ex-Sassuolo si è accentrato con pericolosità sia nell’andare al tiro che nel cercare il passaggio decisivo. Un difetto che è emerso dalla sua partità, però, potrebbe essere la tendenza a trattenere troppo il pallone: la statura minuta gli rende difficile la conduzione quando è affrontato da avversari più fisici, e in ogni caso dovrebbe affidarsi più rapidamente al passaggio, nel quale è comunque più efficace.