E dopo l’esordio in Coppa Italia, arriva anche quello in Serie A. Cambia l’esito, con i nerazzurri che ritornano alla vittoria che mancava in campionato dal 9 febbraio – giorno del derby della rimonta – e chiudono i recuperi di una giornata cominciata in inverno e conclusa d’estate. Un unicum nella storia del calcio italiano. Dopo l’amarezza di Napoli per un pareggio che è costato ai nerazzurri l’obiettivo della Coppa Italia che poteva essere abbordabile – visto e considerato lo stato di forma della Juventus – era importante risollevarsi e riprendere i tre punti. Per farne nuovamente una dolce abitudine, com’è successo, appunto, fino al 9 febbraio. Tuttavia, le analogie con la partita di sabato scorso sono state più del previsto, sia in positivo che in negativo. Ma partiamo con la principale differenza, che ha un nome, un cognome e un soprannome: El Toro, Lautaro Martinez. Che insieme ai suoi due compagni offensivi potrebbe aver dato vita ad un trio potenzialmente devastante.

LuLaKsen

Il primo tempo della squadra di Conte è un piacere per gli occhi, ed ha la firma forte e chiara del terzetto Eriksen-Lautaro-Lukaku, una LuLa che diventa LuLaKsen e che fa sognare i tifosi nerazzurri. L’andazzo si capisce dal primo minuto di gioco, quando il danese segna ma il gol viene annullato per fuorigioco di partenza di Candreva. Poi il gol dell’1-0, che nasce da un lancio di Skriniar ma che viene confezionato dal terzetto: tacco di Lautaro per Lukaku, uno per l’altro, come ai “vecchi” tempi, quelli che tanto ci sono mancati. Poi il belga per Eriksen, che la restituisce a Big Rom che deve soltanto spingere la palla in porta. Da segnalare l’esultanza, dedicata al ricordo di George Floyd e al ripudio per il razzismo e per ogni forma di discriminazione sociale. Il 2-0, invece, nasce da una gran palla di Lukaku per Candreva, che stavolta – rispetto a Napoli – è molto più lucido nel servire Lautaro a porta sguarnita.

PAGELLE INTER-SAMPDORIA

È la grande risposta del Toro, dopo mesi di voci: la sua partita non è solo il gol, ma è un continuo contributo spalle alla porta e giocate di qualità. Rieccolo, il vero Lautaro. Eriksen, dal canto suo, appare sempre più dentro questa Inter: il mese di lavoro ad Appiano Gentile gli ha fatto bene, eccome. Lukaku è lontano dal top della condizione, ma è comunque utilissimo. E da qui alla fine può solo crescere. Le speranze dell’Inter per la grande rimonta passano da questo trio. Se continuerà ad alzare il livello delle performance, la squadra di Conte potrà chiudere a testa altissima questo campionato. Poi, sarà quel che sarà.

Mr. Hyde

Come detto, però, ci sono delle analogie con la partita di Napoli che segnano il punto, anzi i punti sui quali l’Inter dovrà lavorare per crescere ulteriormente e per diventare una grande squadra. Sicuramente il punto di contatto – in positivo – è rappresentato da un primo tempo di dominio. Tuttavia, l’Inter pecca ancora di cinismo e – come messo in evidenza da Conte nel post-partita – non uccide sportivamente l’avversario. Ancora una volta. E così, se questa mancanza sabato scorso era costata l’eliminazione dalla Coppa Italia, ieri ha causato l’estrema sofferenza nel finale di partita per squadra e tifosi. L’Inter chiude sul 2-0 ma potrebbe segnarne tre o quattro: non lo fa, vanificando delle limpide occasioni. Lukaku, in particolare, sbaglia due gol facili. E così arriva l’inopinato gol della Sampdoria, con Thorsby: basta una palla inattiva, una disattenzione di De Vrij e la frittata è fatta. E così è 2-1 ed il panico comincia ad assalire l’ambiente nerazzurro. La Samp prende coraggio, Ranieri perfeziona l’assetto dai suoi da vecchio volpone e così si soffre e si immagina con terrore una beffa. C’è da dire che gli uomini di Conte non rischiano particolarmente a livello di occasioni concesse ai blucerchiati, a parte un tiro a giro di Murru che provoca qualche brivido, ma è inaccettabile che dopo un primo tempo totalmente dominato si rischi di subire il gol del 2-2 solo per qualche fortuito episodio. O meglio, è accettabile per una buona squadra, non per una grande squadra. Quello che l’Inter può – e deve – diventare.

Rimonta: si può?

Una cosa è certa: Antonio Conte ci crede. E se Antonio Conte ci crede, i tifosi nerazzurri sono chiamati a fare lo stesso. È difficile, anzi è quasi impossibile, è vero. Ma che cosa costa provarci? Il destino in questo senso non è nelle nostre mani. Servirebbero errori in serie da parte di Juventus e Lazio. Ma l’Inter, dal canto suo, può rendersi protagonista di un finale di stagione memorabile. E memorabile significa vincerle praticamente tutte. E se un po’ di rammarico c’è, per alcuni punti persi in maniera sciocca fra dicembre e gennaio, oppure per i ripetuti infortuni che si sono verificati e che hanno condizionato la stagione, il rammarico da qui in avanti non dovrà trovare posto. Restare attaccati al treno fino alla fine sarebbe un segnale importante, per il presente e per il futuro.

Conclusioni

L’Inter dovrà continuare ad approcciare in maniera ottimale alla partita, come fatto contro Napoli e Sampdoria, per dare il proprio messaggio all’Italia intera: noi ci siamo, noi ci crediamo. Per farlo, dovrà nello stesso tempo correggere i propri difetti, che in alcuni casi ne hanno segnato l’intera stagione: primo tempo straordinario (basti pensare a Barcellona e Dortmund), secondo tempo segnato da un drastico calo. Vero che siamo alle battute iniziali della ripartenza, ed una flessione nella seconda parte di match è quasi fisiologica, ma i nerazzurri dovranno almeno fare in modo di poterselo permettere, concretizzando la propria iniziale superiorità. Perché l’Inter, nelle prossime partite, continuerà ad affrontare squadre sulla carta più deboli, e per questo non può permettersi di sbagliare. L’unico neo è rappresentato dalle poche alternative a centrocampo, dove Barella ed Eriksen in particolare saranno costretti agli straordinari, visto e considerato che si gioca ogni tre giorni e – in particolare – mercoledì alle 19.30 contro il Sassuolo. Un altro passo per crederci, un altro segnale per tutti. E se il trio davanti funziona, tutto può diventare più facile. Per continuare a sognare.

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24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.