Era uno dei big match di giornata. Non una sfida qualunque quella tra la Lazio e l’Inter, come non lo è mai stata. Corsi e ricorsi storici che sono sfociati nella partita di stasera condita, maggiormente, in estate dalla questione Inzaghi. Una vigilia caratterizzata dalla polemica “congiunta” di Sarri e Inzaghi sulla pausa nazionali e sul paragone con la Liga Spagnola

Bella e contiana per 60 minuti

La serata dell’Olimpico era iniziata bene. L’Inter, in vantaggio con il gol di Perisic al 12′, è stata padrona del campo per la prima frazione di gioco. La libertà di manovra di Brozovic rendeva fluida una manovra cristallizzata dal made in Italy: Di Marco a sinistra, la catena Darmian-Barella a destra e la Lazio ridotta alle sole folate offensive di Felipe Anderson con la difesa nerazzurra che per 60 minuti è apparsa quella granitica dell’epoca Contiana e con Edin Dzeko in versione di regista offensiva e creare gioco. Unica pecca di un’Inter bella 60 minuti? L’aver segnato solo un gol, quando era padrona del gioco, in una serata che sembrava girare come si deve per i colori nerazzurri e per il grande ex di giornata Simone Inzaghi, accolto dagli applausi di casa sua.

Nell’ora di gioco quasi perfetta degli uomini di Inzaghi c’è tutto. L’intelligenza di un giocatore come Brozovic, la voglia di prendersi la fascia sinistra di Di Marco, spina nel fianco, il moto perpetuo di Barella e la tremenda applicazione di Ivan Perisic prima in gol e poi protagonista con un tiro da fuori che ha costretto alla parata Pepe Reina. Ma c’è anche il contrario di tutto e l’essenza di questa giornata di campionato: la pausa per le nazionali lamentata dai due tecnici nelle conferenze delle vigilie.

Sosta nazionali maledetta, ma non ne facciamo un alibi

L’ultima mezz’ora di gioco si tinge di biancoceleste in mezzo alle polemiche dei nerazzurri e il piccolo alibi delle nazionali. Anche Inzaghi le sue colpe le ha (i cambi tardivi e non incisivi). Una squadra troppo passiva si è presentata, nell’ultima mezz’ora, di fronte agli attacchi della Lazio. Sosta maledetta ok, ma non ne facciamo un alibi perchè anche la Lazio aveva avuto pochi giorni per preparare la partita. Non aver potuto gestire a “proprio piacimento” un giocatore come Lautaro è sicuramente un handicap che finisce nel momento in cui un altro giocatore voluto dall’allenatore stesso e cercato per mari e monti, Correa, è stato mandato in campo prima ma senza veramente riuscire ad incidere in una sfida psicologicamente complicata. E poi Dumfries. Un giocatore che deve ancora trovare sé stesso nel campionato italiano facendo tremendamente rimpiangere ciò che è stato, Hakimi. Il non aver avuto la squadra al completo è sicuramente una scusante, ma una squadra forte deve andare oltre e deve saper gestire una situazione di vantaggio, al netto delle polemiche figlie della ragione e di poca lucidità.

Se sul rigore dato ai biancocelesti c’è da dire poco o (quasi) nulla, si potrebbe aprire un lungo dibattito sulla gestione della situazione del 2-1 della Lazio. Chi sbaglia? Tutti e nessuno. Sbaglia l’Inter a farsi trovare impreparata sperando nella cordialità della Lazio. Sbaglia la Lazio a non applicare il codice di sportività con Di Marco a terra. Sbaglia l’arbitro a non fermare il gioco, con palla in mano a Reina, visto che il numero 32 nerazzurro era ancora a terra. Non sbaglia nessuno perchè ogni parte in causa ha le sue ragioni da far valere e nessuno, se non la moviola, può contraddirle.

Non è crisi, ma occorre invertire la rotta

Tra il simbolo della Nike e lo stemma c’è un triangolino tricolore sulle casacche nerazzurre. Un triangolino da difendere con impegno e professionalità. Una difesa che inizia a scricchiolare alla voce big match, alla voce trasferte e alla voce post-nazionali. Andiamo con ordine. Due big match, (Lazio e Atalanta): due punti ottenuti con lo spettro bianconero che s’avvicina a passi veloci. La situazione trasferte legate alle difficoltà trovate dall’Inter lontano dal Meazza. Difficoltà diverse ma da sistemare. Se fino ad ora era stato l’approccio, ora è la gestione in mezzo alla bufera degli avversari e delle decisioni di chi arbitra. E poi il post-nazionali, con i giocatori in giro per il mondo: due partite, 1 punto. A novembre la pausa cadrà tra il Milan e il Napoli. Fare memoria degli errori per poter difendere al meglio quel triangolino.

Martedì c’è la Champions, a San Siro, contro la capolista del girone. Crearsi un futuro è la parola d’ordine in casa nerazzurra. Crearselo senza pensare a ciò che poteva essere e che non è stato. Crearselo per continuare a costruire qualcosa che vada oltre Conte e che assomigli ad Inzaghi, come il bel gioco espresso per 60 minuti nel big-match contro la Lazio.

COMMENTA SUL FORUM

Scrivere è bello. Farlo parlando della propria squadra del cuore credo sia la massima aspirazione per chiunque sogni di fare questa professione.