Beppe Marotta e l’Inter non sono mai stati così vicini. Analizzeremo pro e contro di un possibile arrivo che, com’è normale che sia, ha spaccato in due la tifoseria nerazzurra: c’è chi si dice a favore e chi lo rifiuta categoricamente. Cominciamo però con la situazione attuale: qualche giorno fa il dirigente nato a Varese nel 1957 ha risposto così a chi gli chiedeva del suo futuro: “Vorrei ripartire dall’Italia e non dall’estero. Penso di poter dare ancora il mio contributo in un club italiano”. Dichiarazione che rappresenta un’ulteriore conferma alle voci che, ormai dal 29 settembre (data di Juventus-Napoli e conseguente dichiarazione d’addio), danno Marotta come prossimo innesto nello staff dirigenziale dell’Inter. Steven Zhang, in questi giorni a Nanchino, ha parlato a suo padre della possibilità ed ha ricevuto risposte affermative. Ci sono però ancora alcuni punti da chiarire prima che le cose vadano in porto: i compiti specifici all’interno del club, la divisione dei ruoli all’interno dell’Inter, la posizione nell’organigramma. Nel club nerazzurro, infatti, troviamo già Ausilio, Gardini e Antonello come dirigenti principali, oltre al vicepresidente Zanetti. Come inserire un uomo così forte? Probabilmente da amministratore delegato e con una divisione di ruoli fra lui e Antonello: il primo sul settore sportivo, il secondo sul settore finanziario.

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Cominciamo con la nostra analisi. Inutile prendersi in giro, meglio affrontare subito il problema: partiamo dai CONTRO e da quell’elemento oggettivo, quel “peccato originale” che conosciamo tutti.

1) Il legame con la Juventus

Se c’è una cosa che il tifoso dell’Inter vuole, anzi pretende, è di non essere mai accostato a niente che riguardi la Juventus. Mai. E giustamente. Marotta è l’uomo dei 7 scudetti bianconeri, è l’uomo che festeggiava facendosi fotografare con la bottiglia di champagne dove campeggiava la scritta “36 scudetti”. Il suo legame con la Juventus, anche a livello concettuale, è ancora fortissimo e freschissimo. Noi non dimentichiamo le dichiarazioni su un possibile arrivo di Berardi all’Inter (a posteriori, meglio che sia andata così) in cui Marotta parlava da dirigente del Sassuolo, non dimentichiamo il “comunque abbiamo fatto fare una minusvalenza all’Inter” dopo che la Juventus prese Hernanes (anche qui, meno male: fu un flop). Non dimentichiamo, insomma, quegli atteggiamenti arroganti ed intrisi di potere a tutti i livelli che Beppe Marotta mostrava nei suoi anni alla Juventus. E qui c’è tanta distanza dai valori dell’Inter. Inoltre, quel precedente che scotta e fa male nelle nostra memoria: Marcello Lippi. Un altro uomo simbolo della Juventus che passa all’Inter, ancora tantissime perplessità, e andò male, anzi malissimo. In quell’occasione, emerse un parere unanime: “Mai più uomini-Juve all’Inter”. E pure l’ipotesi Moggi all’Inter datata 2005 poi saltata che per fortuna, per nostra enorme fortuna, evitò all’Inter di macchiare indelebilmente la sua gloriosa storia. Adesso, a distanza di anni, ci chiediamo: perchè fare una scelta così rischiosa a livello ambientale?

2) Il lato tecnico: anche Marotta commette errori

Sì, anche lui ha preso delle topiche sul mercato. E non sono pochissime. Certamente il suo bilancio fra acquisti azzeccati e falliti ha valore più che positivo, ma alla Juventus ha commesso alcuni errori. Parliamo di gente come Krasic, Motta, Martinez, Elia, Isla, Lucio, Peluso, Ogbonna, Sturaro, il già citato Hernanes (dopo mesi di voci su Draxler, Eriksen, Oscar e Isco), oltre ad alcuni grossi errori di valutazione, come cedere Immobile per soli 8 milioni al Torino. Sì, è difficile saperlo in questo Paese, sembra quasi una follia quella di farlo notare: anche la Juventus prende dei bidoni. Ovvio che qualunque dirigente sportivo commetta degli errori, ma bisogna fare attenzione a non alimentare eccessivamente il mito di Marotta come infallibile. Per dovere di cronaca, aggiungiamo che le operazioni portate a termine alla Juventus sono state quasi sempre condotte insieme a Fabio Paratici.

3) Approccio con un mondo nuovo e rischio appagamento

L’ambiente Juventus, come detto, è totalmente opposto a quello che circonda l’Inter. Marotta finora ha lavorato circondato dalla serenità e da un momento storico molto favorevole. Dal 2011 in poi, infatti, le cose hanno cominciato a girare perfettamente per la sua ex squadra: Inter e Milan hanno cominciato una lunga fase di ricostruzione passata da vari momenti di transizione che sembrano volgere al termine per i nerazzurri e che in parte continuano per i rossoneri. Napoli e Roma, nel frattempo, hanno recitato il ruolo di sparring partner della Juventus, dando sempre l’impressione di non poter mai riuscire a fare il salto di qualità decisivo per vincere uno scudetto lottando contro i bianconeri, anche a causa della mentalità dei due ambienti che non hanno mai avuto la vittoria di titoli nel DNA. Marotta e la Juventus tutta hanno potuto lavorare, tolto il primo anno di lotta serrata contro il Milan, con la serenità di chi sa di essere di un livello nettamente superiore rispetto alle rivali. D’altra parte, parliamo di un ambiente, quello italiano, che a livello giornalistico tende a sminuire o nascondere totalmente ogni aspetto che possa intaccare o influire negativamente sull’immagine della Juventus: una sorta di centrale del potere. Lavorare in queste condizioni sicuramente avvantaggia. Marotta è pronto a calarsi nella realtà Interista che fa del “noi contro tutti” e dell’unicità del club il suo cavallo di battaglia? Chissà. Altro rischio è rappresentato da un possibile appagamento da parte sua. Riconosciuto da tutti come il miglior dirigente sportivo italiano, bacheca piena con 7 scudetti e svariate coppe nazionali, a settembre è stato anche premiato come “miglior dirigente sportivo d’Europa”. Marotta troverebbe le motivazioni per una sfida e un progetto così importante come quello nerazzurro? Sarebbe pronto a buttarsi nella mischia?

Terminata la (lunga) lista di aspetti che potrebbero rendere difficile il lavoro di Marotta nell’Inter, concentriamoci sui PRO. Se davvero Steven Zhang e gli altri dirigenti dell’Inter sono concordi nell’ingaggiarlo, i motivi esistono e siamo sicuri che saranno state fatte attente valutazioni a riguardo.

1) Marotta uomo forte, esperto ed estremamente competente

Parliamo di un dirigente che conosce il calcio italiano e tutte le sue sfaccettature come le sue tasche. Marotta ha saputo guadagnarsi il rispetto di tutti gli addetti ai lavori e dei colleghi, e non parliamo solo dell’esperienza alla Juventus. Il lavoro svolto in club come l’Atalanta e la Sampdoria testimoniano le grandi capacità di Marotta. Spesso, inoltre, all’Inter ci si è lamentati di non avere un uomo forte che possa spronare i giocatori nei momenti difficili e spronarli: potremmo aver trovato la soluzione. Il dirigente varesino è dotato del carisma necessario per riuscire a farsi rispettare anche all’Inter e di creare un ottimo rapporto con i calciatori. Soprattutto, però, Marotta in carriera ha portato a termine operazioni di mercato eccezionali in relazione alle spese sostenute. Citeremo i più celebri: Barzagli, Bonucci, Vidal, Tevez, Morata, Dybala e per finire il capolavoro Pogba preso a parametro zero e rivenduto a 100 milioni. Non è infallibile, certo, ma è difficile trovare di meglio sul mercato e per il mercato.

2) La rivincita sulla Juventus

Marotta ha trovato una Juventus disastrata ed ha avuto meriti enormi nel riportarla ad alti livelli, da molti è stato definito come l’uomo simbolo della rinascita. Risultato? Accompagnato alla porta senza nessuna cortesia e con nessuna riga di ringraziamento nel comunicato sul sito ufficiale in cui si annunciava la risoluzione del contratto. E qui ci riallacciamo al discorso precedente fatto sulle motivazioni: una ferita profonda nell’orgoglio vale più di ogni altro stimolo a fare bene il proprio lavoro, specialmente se sei uomo di forte personalità. E quale contesto migliore se non quello dell’Inter per porre fine al dominio della Juventus di cui lui stesso è stato artefice? Come a dire: “Io l’ho cominciato, io vi pongo fine”.

3) Il progetto Inter

L’Inter ha ormai sorpassato gli anni più difficili dal punto di vista sportivo ma soprattutto finanziario: da luglio, se la UEFA accetterà i conti e le operazioni di quest’anno, il club nerazzurro sarà finalmente libero dal Settlement Agreement. Maggiore libertà negli acquisti direttamente proporzionale ai costanti aumenti nei ricavi: un progetto importante che un dirigente come Marotta potrebbe far fruttare al meglio con le sue già citate ed appurate competenze. Piero Ausilio negli ultimi anni ha dovuto portare a termine delle sessioni di mercato fra mille peripezie e fastidiosissime limitazioni e, nonostante alcuni grossolani errori, negli ultimi anni sembra essere notevolmente migliorato. L’arrivo di Marotta potrebbe dar vita ad un tandem vincente. La situazione societaria si fa sempre più limpida, inoltre, come testimonia la presidenza affidata da poco a Steven Zhang e la futura acquisizione da parte di Suning del 30% detenuto ancora da Thohir. Si prospettano anni importanti e decisivi per l’Inter: mancano degli step, manca un salto di qualità in un processo di crescita costante in campo e fuori. Marotta, in questo contesto, potrebbe integrarsi perfettamente. E chissà, magari farsi anche apprezzare dal popolo Interista.

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